La mia anima è ovunque tu sia – Aldo Cazzullo

Oggi vi parlo di un romanzo della serie “Evviva il valore della grande editoria italiana”.

 

LA MIA ANIMA è OVUNQUE TU SIA

Aldo Cazzullo

Mondadori

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Trama

Alba, aprile 1945. In città è arrivato il tesoro della Quarta Armata. Il denaro, il frutto delle requisizioni, le ricchezze che una forza di occupazione accumula in guerra: tutto questo viene spartito tra la Curia e i partigiani. Il vescovo affida la propria parte a un giovane promettente, cresciuto in seminario: Antonio Tibaldi. Il capo dei partigiani rossi, Domenico Moresco, tiene la propria parte per sé, tradendo l’amicizia del compagno Alberto e la memoria della donna che entrambi hanno amato con l’assolutezza della gioventù e della battaglia: Virginia, occhi chiari, sorriso a forma di cuore e coraggio da combattente, torturata e uccisa dai fascisti. Alba, 25 aprile 2011. In un bosco sulla Langa viene ritrovato il cadavere di Moresco, divenuto industriale del vino, capostipite di una delle due grandi famiglie della città. Sul caso, oltre alla polizia, indaga Sylvie, detective tanto spregiudicata quanto seducente, ingaggiata dal capo dell’altra dinastia: Tibaldi. Alba, 1963. Un grande scrittore, outsider della letteratura italiana, impiegato della Tibaldi Vini, sente vicina la morte. E allora cerca di ricostruire la storia del tesoro, della guerra partigiana, di un amore perduto. E intuisce i fili di una vicenda destinata molti anni dopo a finire in un delitto, sulla cui scena si agitano fantasmi del passato, comunisti, sacerdoti, fascisti, mogli tradite e traditrici, figli forse illegittimi, passioni romantiche e sadiche.

L’autore

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Aldo Cazzullo (Alba, 1966) è un giornalista e scrittore italiano, editorialista del “Corriere della Sera”.
Debutta come giornalista nel 1988 per “La Stampa”, dove continua a lavorare fino al 2003, anno in cui inizia la collaborazione con il “Corriere della Sera”. Si è occupato di politica italiana ma anche internazionale, seguendo come inviato le elezioni di Bush, Obama, Erdogan, Zapatero e Sarkozy, le Olimpiadi di Atene e Pechino e i Mondiali di calcio in Giappone e Germania. È autore di numerosi saggi, dai primi Il mal francese. Rivolta sociale e istituzioni nella Francia di Chirac (Ediesse, 1996) e I ragazzi di Via Po (Mondadori, 1997) ai recenti successi di I grandi vecchi (premio Estense 2006) L’Italia de noantri. Come siamo diventati tutti meridionali (Mondadori, 2009) e Viva l’Italia (Mondadori, 2010).
Da Viva l’Italia è stato tratto uno spettacolo teatrale che ha avuto repliche e rappresentazioni in tutte le maggiori città italiane. Per lo stesso libro Cazzullo è stato insignito del Premio Nazionale ANPI “Renato Benedetto Fabrizi” 2011.
Aldo Cazzullo non aveva mai pensato di scrivere un romanzo. Fino a quando non si è imbattuto, nella sua città, in una storia che non poteva non essere narrata. Così è nato La mia anima è ovnque tu sia (Mondadori 2011), ora tradotto in Germania.

 

Recensione

Poche volte do giudizi pessimi sui libri. Sarà perché in fondo la maggior parte dei libri hanno qualcosa da dire, sarà perché scelgo sempre letture del genere che adoro. Stavolta non è stato così. O meglio il genere è uno di quelli che preferisco, ma il libro mi ha delusa profondamente. Sono stata ingannata dalla stupenda copertina che ritrae una giovane partigiana nonché dal sottotitolo “Un delitto, un tesoro, una guerra, un amore”. Ebbene, nel romanzo di Aldo Cazzullo “La mia anima è ovunque tu sia”, nessuno di questi quattro elementi è presente. Un delitto, introdotto e mal spiegato, un tesoro appena accennato, una guerra neppure sfiorata e un amore che non fa emozionare, che non c’è. Certo non dovevo aspettarmi di trovare un romanzo epico quale “Il cavaliere d’inverno” di Paullina Simons ma perlomeno qualcosa che valesse la pena di essere letto. La storia si dispiega in capitoli brevissimi tra passato e presente e pare quasi un continuo susseguirsi di informazioni, brevi dialoghi che non emozionano, non funzionano. Amici di vecchia data che celano segreti e amore per la stessa donna che ha fatto una brutta fine. Questa essenzialmente è la trama e non illudetevi di trovare qualcosa di più di poche righe sulla partigiana in copertina.

Ritornando alla frase di apertura “Evviva la grande editoria italiana”, desidero dare una spiegazione. Non disdegno i grandi editori del nostro Paese che pubblicano autori degni di nota italiani e stranieri, ma un libro come questo dimostra quanto il mercato editoriale dipenda non dal talento quanto dal nome dello scrittore. Il romanzo di Aldo Cazzullo secondo me non è di qualità, a differenza di molti altri scritti invece da scrittori alle prime armi che valgono dieci volte di più. Ma che ci volete fare? Avere un nome conosciuto e altre pubblicazioni alle spalle apre “portoni” irrimediabilmente chiusi a chi non conosce nessuno o non è nessuno. Eppure io sono convinta che valga molto di più chi scrive con passione e riesce a far emozionare chi lo legge, seppur poche decine di lettori, anziché chi vende copie solo per fama e poi delude. Conscia del fatto che sia un’utopia, affermo comunque che non sarebbe male che anche i grandi editori fossero più disponibili a valutare scrittori non famosi anziché basarsi su nomi che garantiscono vendite.

Valutazione:

1