Via col vento – Margaret Mitchell

Rossella: Voi non siete un gentiluomo!

Rhett: E voi non siete una signora; non è un titolo di demerito, le signore non mi hanno mai interessato.

Più volte in passato mi è capitato di sentir parlare del romanzo Via col vento; ho sempre ascoltato distrattamente e non mi è mai venuto in mente di leggerlo. E probabilmente se l’avessi letto da adolescente non l’avrei apprezzato molto. Ora invece finalmente l’ho letto e l’ho amato.

 

 

VIA COL VENTO

Margaret Mitchell

Mondadori

 

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L’autrice

 

 

MARGMITCHELL

Margaret Munnerlyn Mitchell (Atlanta, 8 novembre 1900 – 16 agosto 1949) fu una scrittrice e giornalista statunitense, che assurse alla notorietà nel 1936 con il suo romanzo Via col vento, che le valse il premio Pulitzer l’anno seguente e la trasposizione cinematografica nel celebre, omonimo film del 1939.

All’eta di 14 anni entra nel Washington Seminar, un collegio femminile, dove studia rivelando il suo talento. Compiuti i 18 anni si iscrive al corso superiore di medicina allo Smith College di Northampton, nel Massachusetts, ma gli studi vengono interrotti da un evento triste. Sua madre muore e lei ritorna a casa, ad Atlanta, dove nel 1922 sposa Berrien Kinnard Upshaw. Il matrimonio si rivela un fallimento e lui esce dalla sua vita lasciandole la libertà necessaria per ricominciare da capo.
Negli anni Venti, Margaret diventa una collaboratrice dell’Atlanta Journal Sunday Magazine: memorabile fu la sua intervista a Rodolfo Valentino – di cui ho parlato in questo articolo. Nel 1926 Margaret sposa John Marsh, un agente pubblicitario, e lascia il lavoro per poter dedicarsi alla letteratura. Nello stesso anno comincia a scrivere un romanzo, la cui lavorazione la terrà impegnata per dieci anni. Il libro viene stampato e distribuito nel giugno del 1936 col titolo Via col vento, prendendo a prestito il verso suggestivo di una poesia di Ernest Dowson. Ed è subito un successo strepitoso: in sole quattro settimane vengono vendute ben 180.000 copie.
Nel 1937, grazie al suo romanzo, la Mitchell vince il Premio Pulitzer e l’anno seguente è candidata al Premio Nobel per la letteratura. Visto il grande successo, quasi immediatamente partono le trattative col produttore cinematografico David O. Selznick, che dal libro vuole trarre un film. Margaret fa molta resistenza e non vorrebbe partecipare né alla stesura della sceneggiatura, né alla scelta del cast. Nel 1939, dal romanzo è stato tratto il film Via col vento con Vivien Leigh, Clark Gable, Olivia de Havilland e Leslie Howard – vedi approfondimento in fondo all’articolo.
Quando scoppia la seconda guerra mondiale, la Mitchell entra a far parte della Croce Rossa e diventa istruttrice di primo soccorso. Nel 1943 crea una Recreation Room a favore dei soldati di stanza nel Piedmont Park. Dopo la guerra, Margaret ritorna a casa con il proposito di riprendere a scrivere. La sera dell’11 agosto 1949, mentre attraversa una strada della sua città, un taxista ubriaco non si accorge di lei e la investe: Margaret Mitchell muore il 16 agosto 1949 dopo cinque giorni di coma. Sulla vita della scrittrice è stato realizzato un film tv: La travolgente storia d’amore di Margaret Mitchell (1994), interpretato da Shannen Doherty.

Fonte: Wikipedia

 

Via col vento – Trama

 

Rossella O’Hara è la viziata e capricciosa ereditiera della grande piantagione di Tara, in Georgia. Ma l’illusione di una vita facile e agiata si infrangerà in brevissimo tempo, quando i venti della Guerra Civile cominceranno a spirare sul Sud degli Stati Uniti, spazzando via in pochi anni la società schiavista. Il più grande e famoso romanzo popolare americano narra così, in un colossale e vivissimo affresco storico, le vicende di una donna impreparata ai sacrifici: la tragedia della guerra, la decimazione della sua famiglia, la necessità di dover farsi carico della piantagione di famiglia e di doversi adattare a una nuova società. E soprattutto la sua lunga, travagliata ricerca dell’amore e la storia impossibile con l’affascinante e spregiudicato Rhett Butler, avventuriero che lei comprenderà di amare solo troppo tardi.

Curiosità

 

 

Il romanzo Via col vento è destinato a essere immortale. Perché?

La cripta della civiltà, presso l’Università Oglethorpe ad Atlanta, Georgia, è considerata da tutti (in primo luogo dal celebre libro del Guinness dei Primati, che l’ha inserita in elenco nel 1990) la prima “capsula del tempo”, destinata ad essere aperta in una data precisa del futuro, il 28 maggio 8113.
Creata nel 1936, la cripta vanta dimensioni della cripta sono ragguardevoli, simili a quelle di uno spazioso loft. La camera è sigillata da una porta in acciaio inossidabile e chiusa ermeticamente. Il suo contenuto include un manuale per imparare l’inglese, la documentazione relativa a tutti gli sport, i divertimenti e i passatempi in uso durante il secolo scorso, filmati dei grandi della Terra, un uccello di plastica, il modellino di un treno, i manichini di un uomo e di una donna, due pipe, un gioco in scatola, 800 libri significativi su ogni argomento importante per il genere umano e 200 romanzi considerati rappresentativi della cultura umana tra cui anche Via col vento.

 

La mia recensione

 

Questo libro è un autentico capolavoro. Di primo acchito pare un romanzo d’amore ambientato durante la guerra di secessione americana – vedi approfondimento in fondo all’articolo, ma poi si rivela anche la struggente storia di un’amicizia tra due donne, il ritratto delle sofferenze cagionate dalla guerra. L’ambientazione è affascinante – soprattutto per ciò che riguarda Tara nei giorni d’oro e Atlanta durante l’assedio – e i personaggi sono analizzati con cura tramite punti di vista diversi, particolari e particolareggiati. L’autrice guida il lettore alla scoperta dell’anima degli uomini e delle donne della Confederazione degli Stati Uniti – quando ancora non erano tutti “Stati Uniti”; del rapporto di essi con gli schiavi neri – qui qualche osservazione mi ha dato un po’ fastidio ma capisco che non si tratta di discriminazione fine a se stessa quanto alla descrizione del rapporto che c’era all’epoca tra padroni e schiavi; delle intenzioni originarie del primo Ku Klux Klan; di un periodo importantissimo per la storia americana che la maggior parte degli europei conosce solo superficialmente. Si tratta di un romanzo pieno di dolore, di struggente malinconia per un passato spensierato che non può tornare.

La protagonista, Rossella O’Hara, possiede una personalità volitiva e audace che la rende una vera pioniera nella società in cui vive. Il suo iniziale egoismo, fine a se stesso, le darà la forza di affrontare e vincere sfide impossibili da superare per una donna di buona famiglia come tutte le altre; la sua franchezza cruda spinge il lettore a fare i conti con il proprio io, con la verità di ciò che è, senza barriere di sorta imposte dalla società. Temprata dalla vita e sostenuta dalla sua ardente personalità, Rossella subisce più trasformazioni fino a diventare fredda di fronte al pericolo, instancabile di fronte alle avversità, e soltanto alla fine una donna matura.

I personaggi che ho amato di più, oltre alla protagonista, sono stati: Geraldo O’Hara, padre di Rossella e uomo saggio nonostante lo spirito giovane e allegro; Melania Wilkes, cognata di Rossella e donna il cui aspetto minuto non ne pregiudica la forza d’animo, stabile punto di riferimento per tutti e rifugio sicuro da ogni sofferenza; Rhett Butler, incorreggibile mascalzone che non è soltanto un uomo bello e coraggioso, ma un grande pensatore che non ha problemi a esporre con cruda sincerità il proprio pensiero.

Un romanzo epico, malinconico e struggente, indimenticabile.

Per quanto riguarda il film la mia opinione è abbastanza positiva anche se, come è risaputo, i film non sono quasi mai all’altezza dei libri. Questo perché in un film non è facile riportare il tormento interiore dei protagonisti che invece un romanzo trasmette in maniera più vivida. E questo è anche il caso del film Via col vento. Suggerisco la visione del film solo dopo la lettura del romanzo, cosicché si possano comprendere appieno gli stati d’animo e le scelte di Rossella O’Hara. Devo dire che Clark Gable è assolutamente perfetto nel ruolo di Rhett Butler – anche se forse leggermente rabbonito rispetto al personaggio letterario – e Vivien Leigh è una superba Rossella, perfettamente capace delle espressioni crudeli o disperate che il ruolo richiede. Nel film la storia risulta leggermente mutilata, difatti mancano alcuni personaggi come Dilcey, Wade, Ella, Baldo, Will – quest’ultimo ha un ruolo portante nel momento in cui Rossella si trasferisce in maniera permanente ad Atlanta, lasciando Tara nelle sue mani – o alcuni fatti secondari che rendono più ricca la storia.

Valutazione:

5+

Approfondimenti

 

Via col vento – Il film

 

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Via col vento (Gone with the Wind) è un film drammatico diretto da Victor Fleming nel 1939.
Universalmente riconosciuto come uno dei film più famosi della storia del cinema, ha stabilito dei record che rimangono tuttora insuperati. Il film venne prodotto da David O. Selznick e distribuito dalla Metro-Goldwyn-Mayer; la sceneggiatura, in buona parte dovuta a Sidney Howard, è tratta dal romanzo omonimo di Margaret Mitchell, vincitore del premio Pulitzer nel 1937.
La lavorazione del film fu molto complessa e travagliata, come per molti film di quel periodo storico: complessivamente richiese circa due anni per poter essere realizzato e il suo completamento è dovuto principalmente al grande sforzo economico e lavorativo di Selznick, la cui intenzione era di farne un grande affresco storico, oltre che una semplice storia d’amore; per raggiungere il suo scopo Selznick vi dedicò quasi tutte le sue energie nel periodo della produzione. Proprio la grandiosità produttiva e il grande successo di pubblico rendono questo film una pietra miliare indiscutibile nella storia del cinema; si è trattato, infatti, del primo caso di successo planetario nella storia del cinema.
Ufficialmente la regia è attribuita a Victor Fleming, ma durante la produzione si sono succeduti George Cukor e Sam Wood. Lo stesso Selznick (considerato da molti il vero autore del film) ha avuto una forte presenza nella direzione così come su molti aspetti del film, tra cui anche la sceneggiatura, il montaggio e la scelta degli attori, a dimostrazione che questo più degli altri è il “suo” film.

 

I protagonisti

 

Cattura

Clark Gable e Vivien Leigh in una celebre scena di Via col vento (1939).

Quando Selznick propose il film alla Warner Bros., i due principali candidati ad interpretare le parti di Rossella e Rhett erano Bette Davis ed Errol Flynn. I due, tuttavia erano poco tempo prima venuti a lite e mal si sopportavano: Selznick avrebbe dovuto cambiare almeno uno dei due, ma poi gli accordi con la WB saltarono e Selznick fu costretto a ripiegare altrove. Una volta accordatosi con la MGM Selznick rimase indeciso se contattare Clark Gable o Gary Cooper, ma quando quest’ultimo rispose affermando:

Via col vento sta per diventare il più grande flop della storia del cinema, e sarà Clark Gable a perderci la faccia e non Gary Cooper.

 

il produttore non ebbe più dubbi e assegnò la parte a Clark Gable senza indugiare e con l’approvazione di tutto il pubblico americano; la MGM fu d’accordo fin dall’inizio e Gable venne scritturato. In quel periodo Gable stava divorziando da Ria Langham e la moglie voleva 400.000 dollari per concedere il divorzio al marito; questi, tuttavia, non era in grado di pagare una somma così alta tutta insieme, ma alla fine ricevette come compenso 400.000 per il divorzio, più 120.000 dollari per sé.

 

Clark Gable mentre legge Via col vento.

Clark Gable mentre legge Via col vento.

 

Molto più complicata e travagliata è stata la scelta per l’attrice che doveva interpretare Rossella. Furono provinate circa 1400 attrici, tra cui Paulette Goddard, Susan Hayward, Katharine Hepburn, Carole Lombard, Jean Arthur, Tallulah Bankhead, Norma Shearer, Barbara Stanwyck, Joan Crawford, Lana Turner, Joan Fontaine, Bette Davis, Alicia Rhett (alla quale poi andò il ruolo di Lydia Wilkes) e Loretta Young; al momento dell’inizio delle riprese nel dicembre 1938 non si aveva ancora un nome definitivo e si dovette cominciare senza la protagonista.

Vivien Leigh.

Vivien Leigh.

In mezzo a questo elenco di star hollywoodiane la parte venne assegnata alla poco conosciuta Vivien Leigh; questa ottenne un provino quando venne presentata quasi per caso al fratello del produttore, Myron Selznick, mentre si girava la scena dell’incendio di Atlanta. Alla fine rimasero in lizza due attrici: Paulette Goddard e appunto Vivien Leigh. Una leggenda vuole che la Goddard perse il ruolo perché non riuscì a dimostrare di essere realmente sposata a Charlie Chaplin, con cui conviveva, e questo per il moralista e capo della MGM Louis B. Mayer era del tutto inaccettabile. Nemmeno Vivien Leigh era sposata e conviveva con Laurence Olivier, ma a differenza della Goddard la storia non era nota al grande pubblico e per questo ottenne la parte e 25.000 dollari. I due si sposarono comunque poco tempo dopo, il 31 agosto 1940 come promesso a Mayer.

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Fonte: Wikipedia

Alcune scene del film

 

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Guerra di secessione

 

Guerra civile che oppose tra il 1861 e il 1865 gli Stati Uniti d’America (l’Unione) a undici stati secessionisti del Sud, organizzati nella Confederazione degli Stati Uniti d’America.

LE ORIGINI DEL CONFLITTO

Nella prima metà del XIX secolo gli stati del Nord e quelli del Sud erano portatori di tradizioni e interessi economici, sociali e politici profondamente diversi. La principale causa di contrasto tra le regioni agricole meridionali e quelle industriali del Nord era l’istituto della schiavitù. Perno del sistema socio-economico sudista, che annoverava al suo interno oltre quattro milioni di schiavi neri impiegati nelle piantagioni di cotone, tabacco e canna da zucchero, la schiavitù non rispondeva invece alle esigenze produttive delle regioni settentrionali, interessate alla meccanizzazione del lavoro, ed era dunque avversata per ragioni tanto ideali quanto di interesse economico.

Sulla questione, il compromesso del Missouri del 1820 stabilì che all’interno dei territori a ovest del Mississippi, da poco acquisiti dagli Stati Uniti, il parallelo dei 36° 30′ avrebbe costituito il confine tra stati schiavisti e stati liberi.

Il mutamento degli equilibri

Alla metà del secolo, tuttavia, nel Sud si guardava con sospetto all’azione del Congresso, dove i rappresentanti degli stati schiavisti costituivano ormai una minoranza. Lo scontento sudista era accresciuto dall’introduzione, in molti stati settentrionali, di leggi a tutela della libertà personale, che minavano l’efficacia delle norme varate per arginare il fenomeno della fuga degli schiavi (vedi Fugitive Slave Laws).

Non meno apprensione generavano i crescenti successi elettorali del Free-Soil Party, partito che si opponeva all’estensione della schiavitù nei territori acquisiti dopo la guerra con il Messico e contrastava l’ammissione nell’Unione di stati schiavisti di nuova costituzione. Tuttavia, nel 1857 la Corte Suprema decretò l’incostituzionalità di qualsiasi pretesa federale di proibire la schiavitù. Il 16 ottobre del 1859 John Brown, un ardente abolizionista, attaccò l’arsenale federale di Harpers Ferry, in Virginia, con l’intento di provocare una sollevazione degli schiavi. L’azione fu il pretesto per i sudisti di rivedere la propria posizione all’interno dell’Unione.

La secessione del Sud

In occasione delle elezioni presidenziali del 1860, il candidato repubblicano Abraham Lincoln si dichiarò contrario all’estensione della schiavitù. L’elezione di Lincoln alla presidenza dell’Unione rafforzò nel Sud l’opinione che per tutelare i propri interessi non esistesse altra via se non quella dell’indipendenza: nel marzo del 1861 sette stati (South Carolina, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana, Texas) adottarono ordinanze di secessione dando vita agli Stati Confederati d’America ed eleggendo Jefferson Davis quale presidente.

Nel suo discorso inaugurale Lincoln dichiarò illegale la secessione, esprimendo l’intenzione di mantenere l’autorità e i possedimenti federali nel Sud. Quando, il 12 aprile 1861, l’artiglieria sudista aprì il fuoco per impedire i rifornimenti alla base militare federale di Fort Sumter (South Carolina), Lincoln ordinò l’invio di truppe per sedare la rivolta. Per tutta risposta, Virginia, Arkansas, North Carolina e Tennessee aderirono alla Confederazione.

LE OSTILITÀ

Le prime fasi del conflitto

Il 21 luglio del 1861 la vittoria dei sudisti nella battaglia di Bull Run (48 km a sud-ovest di Washington) costrinse i vertici politico-militari dell’Unione ad abbandonare ogni speranza di una guerra-lampo e a impegnarsi nella costituzione di un solido esercito. Di ciò Lincoln dette incarico al generale George Brinton McClellan.

Nella primavera del 1862 McClellan lanciò l’offensiva: occupata la penisola a sud-est di Richmond, fermò la marcia in attesa di rinforzi. Ciò permise al generale sudista Thomas J. “Stonewell” Jackson di passare il Potomac e di minacciare Washington. Gli uomini di Jackson e quelli dell’Armata confederata della Virginia settentrionale, comandati dal generale Robert E. Lee, attaccarono le truppe di McClellan, sconfiggendole nella battaglia dei Sette Giorni (25 giugno – 1° luglio).

Nei primi sei mesi del 1862 il generale dell’Unione Ulysses Grant riuscì prima a ottenere il controllo delle vie d’accesso alla valle del Mississippi in Tennessee e nell’Arkansas, poi a spingersi sino a Memphis. Nel corso del secondo semestre dell’anno Grant decise l’assalto di Vicksburg, l’ultima roccaforte lungo il corso del Mississippi rimasta ai confederati: in dicembre, la vittoriosa difesa della fortezza da parte dei suoi occupanti costituì la pagina finale delle vicende militari del 1862.

Le campagne del 1863

Assumendo il comando dell’Armata del Potomac, il generale Joseph Hooker mosse, nell’aprile del 1863, contro le forze del generale Lee in Virginia: nella battaglia di Chancellorsville (1-4 maggio) i confederati costrinsero Hooker alla ritirata. Intendendo indurre l’Unione a negoziare la pace, Lee mosse all’attacco verso nord.

In giugno Lee raggiunse le regioni meridionali della Pennsylvania, dove, nei pressi di Gettysburg, si combatté la battaglia considerata il punto di svolta dell’intera guerra. Il 1° luglio ebbero inizio le operazioni: il 3 luglio Lee decise di caricare al centro le linee nemiche, ma l’attacco fallì completamente. Ordinata la ritirata, Lee riuscì a riparare in Virginia. Il 1863 si chiudeva decisamente in favore delle forze dell’Unione.

Il piano d’attacco finale

Nominato comandante in capo di tutte le forze unioniste, Ulysses Grant si accinse a chiudere la morsa attorno alla Confederazione: l’Armata del Potomac, guidata dallo stesso Grant con la collaborazione del generale George Gordon Meade, avrebbe dato battaglia a Lee ancora una volta puntando su Richmond; il generale William Sherman si sarebbe invece mosso alla conquista di Atlanta (Georgia) partendo da Chattanooga; una terza armata, al comando del generale Philip Sheridan, avrebbe infine occupato la valle del fiume Shenandoah per tagliare i rifornimenti a Lee. La campagna finale ebbe inizio alla fine di marzo. Grant, bloccato poco a nord di Richmond, assediò Petersburg per oltre nove mesi.

Miglior corso per la causa dell’Unione ebbero gli avvenimenti nella valle dello Shenandoah e in Georgia, dove Sheridan e Sherman raggiunsero entro l’estate gli obiettivi loro assegnati. La marcia di Sherman verso il mare partì il 15 novembre da Atlanta in fiamme. Le truppe nordiste avanzarono distruggendo sistematicamente ogni cosa potesse sostenere lo sforzo bellico dei sudisti: nella primavera del 1865 furono invase le due Caroline.

All’inizio di aprile del 1865 Petersburg fu espugnata dagli unionisti (battaglia di Five Forks); con i rifornimenti tagliati, anche Richmond dovette capitolare. Lee si diresse allora a occidente; Grant però gli bloccò la strada e il 9 aprile lo costrinse alla resa.

L’ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITÙ

Nel settembre del 1862 Lincoln annunciò che a partire dal 1° gennaio 1863 negli stati o parti di stati ancora coinvolti nella ribellione secessionista, gli schiavi sarebbero stati “liberi per sempre”. Il proclama di emancipazione fu giustificato come misura utile a indebolire la capacità produttiva del nemico e anticipare così la fine della guerra. Ma solo il 13° emendamento della Costituzione, ratificato nel dicembre 1865, avrebbe abolito la schiavitù in tutto il territorio degli USA.

IL DOPOGUERRA

L’8 dicembre 1863 Lincoln emanò il Proclamation of Amnesty and Reconstruction: in esso si stabiliva che, a eccezione degli alti ufficiali e dei funzionari governativi, a ogni sudista che avesse giurato lealtà alla Costituzione federale e obbedienza alla legislazione di guerra (compreso il proclama sulla schiavitù) fosse garantita l’amnistia.

Le dottrine secessioniste uscirono definitivamente screditate, mentre l’autorità del governo federale risultò enormemente accresciuta. Il Congresso poté varare le misure alle quali il Sud si era strenuamente opposto prima della guerra, comprese le concessioni di terre nei nuovi territori, l’assegnazione di contributi federali per il loro sviluppo, nonché la definizione dei più elevati dazi doganali mai stabiliti dal governo americano.

Dal punto di vista economico, la guerra incentivò la meccanizzazione della produzione e la concentrazione del capitale al Nord; inoltre, significò libertà per quasi quattro milioni di neri. Le radici culturali di tre secoli di schiavismo non poterono però essere estirpate definitivamente con le armi, e continuarono a generare tensioni e problemi nella società americana sino a tutto il XX secolo. Vedi Afroamericani.

Fonte: Wikipedia