La straniera – Diana Gabaldon

Il libro di cui vi parlo oggi, assieme a Il cavaliere d’inverno che ho recensito qui, è uno di quelli che più preferisco.

 

 

LA STRANIERA

Diana Gabaldon

TEA

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Trama

Nel 1945 Claire Randall, un’infermiera militare, si riunisce al marito alla fine della guerra in una sorta di seconda luna di miele nelle Highlands scozzesi. Durante una passeggiata la giovane donna attraversa uno dei cerchi di pietre antiche che si trovano in quelle zone. All’improvviso si trova proiettata indietro nel tempo, di colpo straniera in una Scozia dilaniata dalla guerra e dai conflitti tra i clan nell’anno del Signore 1743. Catapultata nel passato da forze che non capisce, Claire si trova coinvolta in intrighi e pericoli che mettono a rischio la sua stessa vita e il suo cuore.

L’autrice

Diana Gabaldon

Diana Gabaldon è una scrittrice statunitense, nata l’11 gennaio 1952, in Arizona. Suo padre, Tony Gabaldon (1931-1998), era un senatore dello Stato dell’Arizona originario di Flagstaff, dove la Gabaldon è cresciuta, mentre la famiglia di sua madre era originaria dello Yorkshire (Inghilterra).

Ha conseguito una laurea in Zoologia alla Northern Arizona University nel 1973, un master in Biologia Marina presso l’Università della California di San Diego, presso lo Scripps Institution of Oceanography, nel 1975, e un Ph.D. in Ecologia ancora alla Northern Arizona University nel 1978. Dalla stessa università, ha ricevuto inoltre una laurea honoris causa in Scienze Umanistiche nel 2007. Assistente professoressa a tempo pieno presso il Centro per gli studi ambientali dell’Università statale dell’Arizona nel 1980, si è dedicata alla ricerca, è stata un’esperta di analisi numerica e di database, e ha tenuto corsi universitari di anatomia e altre materie, e ha fondato la rivista scientifica Science Quarterly Software. Nella metà degli anni ’80, la Gabaldon ha scritto articoli e recensioni per riviste informatiche a livello nazionale, come Byte, PC Magazine e InfoWorld.

Vive a Scottsdale con il marito, Doug Watkins. La coppia ha tre figli adulti: Laura, Samuel e Jennifer. Dopo la pubblicazione del suo primo libro, si è dimessa dalla sua posizione all’Arizona State University per diventare scrittrice a tempo pieno.

Nel marzo 1988, la Gabaldon decise di scrivere un romanzo, senza lo scopo di farsi pubblicare. Un personaggio dell’episodio War Games di Doctor Who, uno scozzese diciassettenne del 1745 di nome Jamie MacCrimmon, le fornì l’ispirazione per il suo protagonista maschile, James Fraser, e per l’impostazione del romanzo a metà del XVIII secolo. La Gabaldon decise di creare una donna inglese per contrastare tutti quei kilt scozzesi, ma il suo personaggio femminile è subentrato nella storia e ha cominciato a raccontare in prima persona, esprimendo moderni commenti strafottenti su tutto: per spiegare il comportamento e gli atteggiamenti emancipati del personaggio, l’autrice scelse di farla viaggiare nel tempo. Più tardi, nel corso dell’anno, la Gabaldon scrisse un breve estratto del suo romanzo sul CompuServe Literary Forum, che la portò a fare la conoscenza dell’agente letterario Perry Knowlton. Knowlton si prese a carico la scrittrice sulla base di un’opera prima incompiuta, provvisoriamente intitolata Cross Stitch: il primo contratto letterario prevedeva una trilogia. Il titolo del primo libro venne cambiato in Outlander prima della pubblicazione negli Stati Uniti, ma rimase invariato in Gran Bretagna.

La serie Outlander (La saga di Claire Randall in Italia) fu in seguito espansa con altri romanzi, ed è stata pubblicata in 26 paesi e tradotta in 23 lingue, per un totale di nove milioni di copie stampate; include anche un saggio, The Outlandish Companion, che fornisce informazioni dettagliate su impostazioni, scenario, personaggi, ricerca e scrittura dei romanzi. Diana Gabaldon ha inoltre scritto una graphic novel intitolata The Exile, situata all’interno dell’universo Outlander e caratterizzata dai suoi personaggi principali, ma raccontata dal punto di vista di Jamie Fraser e del suo padrino, Murtagh. Dalla saga è stata tratta una serie spin-off incentrata su John Grey, un personaggio secondario della serie originale.

Recensione

«Non ero mai stato a letto con una donna prima d’ora, però ne ho avute alcune per le mani.» Sorrise timidamente e scosse la testa. «Non era la stessa cosa. Voglio dire, ne ho abbracciate alcune, le ho baciate, e poi… be’. Mi ha fatto battere forte il cuore e mi ha accorciato il respiro e cose del genere. Ma non è stato affatto come quando abbraccio e bacio te.»

I suoi occhi, pensai, erano dello stesso colore dei laghi e del cielo, e altrettanto insondabili.

Allungò la mano e mi toccò il labbro, sfiorandolo appena. «Da principio è la stessa cosa, ma poi», disse a bassa voce «è come se di colpo tenessi tra le braccia una fiamma viva.» Aumentò la pressione del tocco, disegnandomi la linea delle labbra e accarezzandomi la guancia. «E io non desidero altro che buttarmi lì in mezzo fino a farmi consumare.»

Il primo capitolo di una lunghissima saga.

1945, Scozia. Claire, ventisettenne ex infermiera di guerra, è in vacanza nelle Highlands con il marito Frank. Lei s’intende di medicina ed è appassionata di botanica, lui studia con ossessione la storia dei suoi antenati. Durante una passeggiata tra le colline, Claire s’imbatte in un misterioso cerchio di pietre e senza rendersene conto viene catapultata indietro nel tempo di duecento anni. Sarà difficile adattarsi alla nuova vita e Claire dovrà sfuggire a innumerevoli pericoli. Incontrerà persone che diverranno punti di riferimento importanti per lei, come il ventitreenne scozzese Jamie che cela numerosi segreti.

Innanzitutto un primo plauso all’autrice per l’incredibile spessore dei protagonisti. Non ho mai visto personaggi letterari tratteggiati in modo così profondo e vero, reale. Paiono davvero persone vive ed esistenti. Ella riesce a trasmettere le sensazioni dei suoi personaggi anche solo facendo compiere semplici gesti. E poi le loro azioni sono legittime e incontestabili. Mi spiego meglio: mi è capitato di leggere alcuni romanzi e domandarmi la ragione di certi comportamenti dei personaggi. Ma qui no. Claire, Jamie e gli altri agiscono in un certo modo che – forse per la presentazione degli eventi, forse per i loro caratteri così vivi – appare perfettamente naturale, l’unico modo sensato e possibile nonostante sia a volte estremo. Abilità di non poco conto direi. Inoltre la passione tra i due protagonisti che inizia costretta, a tratti tenera a tratti violenta, non è mai sbagliata. È una sensazione pulsante che accompagna il lettore in tutte le pagine e che lo fa sperare affinché sbocci l’amore.

Meravigliosa è anche l’ambientazione storica e geografica. L’autrice è in grado di far assaporare attraverso le parole i sapori e i profumi della Scozia; è capace di far vivere le ansie di un periodo storico così teso, gli sfiancanti viaggi in sella ad un cavallo, le notti trascorse nei boschi. Ancora, la scrittrice possiede un vocabolario talmente ricco che ogni frase ha un gusto prelibato. Il tutto sapientemente colorito da un pizzico di divertente ironia.

Sono ufficialmente fan di Diana Gabaldon.

Valutazione:

5+

Con grande gioia dei fan, la saga è diventata una serie televisiva della Starz che va in onda negli USA ogni sabato sera, a partire da agosto 2014.

Il trailer

La sigla

Memorie di una Geisha – Arthur Golden

Cari followers, sulla scia dell’entusiasmo scatenato in me dalla lettura de L’ultima concubina – che ho recensito qui – mi sono lanciata nelle atmosfere di Memorie di una geisha.

Memorie di una Geisha

Arthur Golden

TEA

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Trama

Circondate da un’aura di mistero, le geishe hanno sempre esercitato sugli occidentali un’attrazione quasi irresistibile. Ma chi sono in realtà queste donne? A tutte le domande che queste figure leggendarie suscitano, Arthur Golden ha risposto con un romanzo, profondamente documentato, che conserva tutta l’immediatezza e l’emozione di una storia vera. Che cosa significa essere una geisha lo apprendiamo così dalla voce di Sayuri che ci racconta la sua storia: l’infanzia, il rapimento, l’addestramento, la disciplina – tutte le vicende che, sullo sfondo del Giappone del ‘900, l’hanno condotta a diventare la geisha più famosa e ricercata. Un romanzo avvincente e toccante, coronato da uno straordinario ritratto femminile e dalla sua voce indimenticabile.

L’autore

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Arthur Golden (Chattanooga, 1956) è uno scrittore statunitense. È l’autore del romanzo Memorie di una geisha.

Biografia

Golden fu istruito alla Scuola Baylor (una scuola privata coeducazionale per studenti sia giornalieri sia collegiali), un membro della famiglia Sulzberger, proprietari del New York Times. Frequentò l’Università di Harvard e si laureò in storia dell’arte, specializzandosi nell’arte giapponese. Nel 1980 ottenne un master di arte in storia giapponese alla Columbia University ed imparò anche il cinese mandarino. Dopo un’estate all’università di Pechino, lavorò a Tokyo. Quando tornò negli Stati Uniti, prese un M.A. in inglese all’università di Boston. Vive ora a Brookline (Massachusetts), con la moglie Trudy Legee che ha sposato nel 1982 e i suoi due figli.

L’esordio letterario

Memorie di una geisha è largamente e liberamente basato sulla vita di Mineko Iwasaki (vedi approfondimento in fondo all’articolo), anche se Golden si prese qualche libertà letteraria con la sua storia, perpetuando il mito comune che le geisha sono prostitute d’élite. Nella realtà le geisha sono simili ad artiste altamente allenate, come ballerine o cantanti d’opera. Non sono in nessun modo obbligate ad allacciare relazioni sessuali con i loro clienti. Secondo Golden però sono necessarie delle relazioni sessuali con un cliente per diventare una geisha di successo. Iwasaki, comunque, fu forse la miglior geisha della sua generazione e non si dedicò a nessuna forma di prostituzione.

La denuncia

Dopo che il romanzo fu pubblicato, Arthur Golden fu denunciato dalla geisha Mineko Iwasaki con la quale lavorava, per diffamazione e violazione di contratto. Secondo la querelante, l’accordo prevedeva che Golden avrebbe dovuto mantenere l’anonimato totale su Mineko Iwasaki; invece, il suo nome ed il suo contributo sono chiaramente citati nei ringraziamenti a fondo libro. Tale condizione contrattuale era dovuta all’esistenza di un tacito accordo nella comunità delle geishe sulla riservatezza e la sua violazione è considerata un’offesa seria. Oltretutto, Iwasaki afferma che il romanzo di Golden ritraeva le geishe come prostitute d’élite. Ad esempio, nel romanzo la verginità di Sayuri viene venduta al miglior offerente, un concetto che ha particolarmente offeso Iwasaki. Lei affermò che non solo questo non le era mai successo, ma che non esisteva assolutamente una tale pratica a Gion. Basando il suo personaggio, Sayuri, su Iwasaki e implicando che lei stessa era una prostituta, Iwasaki afferma che Golden ha violato il suo accordo e causato grande disonore ed onta a lei e al mondo delle geishe. Dopo che il suo nome fu stampato sul libro, Iwasaki ha ricevuto numerose minacce di morte e richieste di censura per aver disonorato la sua professione. Nel 2003, la Iwasaki e la casa editrice di Golden sono giunti a un accordo extragiudiziale per una somma di denaro il cui ammontare non è stato reso pubblico.

Fonte: Wikipedia

La mia recensione

Un libro che si distingue subito per la bellissima ambientazione, descritta con eleganza e particolari che riportano in vita la magia di un Giappone che non c’è più. A differenza del libro L’ultima concubina – inevitabile che faccia il confronto in questo contesto, ambientato nel periodo in cui il Giappone inizia ad aprirsi all’Occidente, Memorie di una Geisha racconta una storia che si svolge negli anni Quaranta del Novecento: dunque ci troviamo in un Giappone già in parte occidentalizzato in cui il contrasto tra la cultura autoctona e quella importata dagli stranieri è palese. L’autore riesce, attraverso la descrizione dei riti e degli insegnamenti riservati alla protagonista, ad analizzare la figura delle geishe da una prospettiva diversa: sono artiste che seguono rigide regole di comportamento e sopportano sofferenze fisiche e morali. Tra il segreto mondo femminile che conosciamo ne L’ultima concubina e quello che invece incontriamo in Memorie di una Geisha ci sono solo poche differenze: in realtà concubine e geishe soffrono e sperano alla stessa maniera e vivono in un ambiente fatto di uguali segreti e tradimenti poiché ogni donna è in competizione con chi la circonda. L’intermezzo della seconda guerra mondiale è trattato marginalmente – il che mi è dispiaciuto, ma ciò probabilmente perché la protagonista si rifugia in un luogo sperduto. L’allegra isteria che accompagna l’arrivo degli americani svelle le radici del mondo segreto delle donne, solleva il velo che lo ricopriva e lo espone al mondo ai cui occhi esso appare solo come un insieme di riti stravaganti; ogni cosa perde il valore che aveva un tempo. Ma una geisha non può affondare in preda a vane speranze e deve rimanere sempre in piedi, bella e capace di conquistare un uomo con un solo sguardo.

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Dopo la lettura del libro ho visto il film e devo dire che è stato uno dei più bei film che abbia mai visto; non per niente è stato vincitore di tre premi Oscar, per la fotografia, la scenografia e i costumi. Qualche piccola differenza rispetto al libro è normale, ad ogni modo si tratta a mio parere di una delle più riuscite trasposizioni cinematografiche di un romanzo. Visione consigliata.

5

Approfondimenti

Mineko Iwasaki

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Mineko Iwasaki, all’anagrafe Masako Tanaka (Kyoto, 2 novembre 1949), è stata la più famosa geisha giapponese dei suoi tempi, fino al suo improvviso ritiro avvenuto all’età di 29 anni.
Il suo nome è diventato noto in occidente grazie al suo ruolo di informatrice del romanziere Arthur Golden per il suo Memorie di una geisha e per la controversia successivamente sorta tra i due.

Carriera come geisha

Mineko lasciò la sua casa natale a soli cinque anni per dedicarsi allo studio della danza giapponese tradizionale all’okiya (casa delle geishe) Iwasaki, nel quartiere Gion di Kyoto. Fu legalmente adottata dalla padrona dell’okiya, Madame Oima, e ne prese il cognome, Iwasaki, venendo inoltre scelta come erede della casa (atotori). All’età di quindici anni Iwasaki divenne maiko, ovvero apprendista geisha (o geiko, come vengono chiamate le geishe nel dialetto locale di Kyoto). A ventuno anni, dopo essersi fatta una reputazione come migliore danzatrice e maiko del Paese, divenne ufficialmente geisha.
Durante la sua carriera Iwasaki intrattenne numerose celebrità e esponenti politici di spicco, sia giapponesi che stranieri, come la Regina Elisabetta II e il Principe Carlo. La sua fama le procurò un vasto stuolo di ammiratori, ma anche invidie e pettegolezzi e addirittura un certo numero di aggressioni fisiche, di cui racconta ampiamente nel suo libro di memorie.
Iwasaki divenne progressivamente stanca del mondo rigidamente tradizionale delle geishe, specialmente a causa di quelle che lei vedeva come limitazioni nell’educazione, e si ritirò in giovane età, a soli 29 anni e all’apice della carriera. Iwasaki aveva sperato che questa mossa agisse come una provocazione, stimolando il mondo che ruotava attorno a Gion a scuotersi e ammodernarsi: tuttavia l’effetto più evidente causato dal suo ritiro fu il corrispondente ritiro di altre settanta geishe che desideravano emularla, tanto che nel suo libro Iwasaki si chiede se non sia anche lei stessa, involontariamente, una delle cause che hanno innescato il forte declino numerico delle geishe negli ultimi anni.
Attualmente è sposata, ha una figlia e vive nei sobborghi di Kyoto.

Mineko Iwasaki e Memorie di una geisha

Mineko Iwasaki fu una delle geishe che il romanziere Arthur Golden intervistò per il suo libro Memorie di una geisha. Secondo Iwasaki ella aveva acconsentito di fornire informazioni allo scrittore a patto che il suo coinvolgimento nel progetto rimanesse confidenziale. Tuttavia Golden rese pubblico il suo nome non solo citandolo apertamente nei ringraziamenti del suo libro, ma anche in varie interviste su giornali nazionali. Quando il romanzo fu pubblicato e riscosse un grande successo Iwasaki, si ritrovò al centro di pesanti critiche e ricevette addirittura minacce di morte per aver violato il codice di segretezza delle geishe.
Iwasaki si sentì tradita dall’uso fatto da Golden di informazioni da lei ritenute confidenziali così come dal modo in cui lo scrittore aveva rielaborato tali informazioni, e la donna dichiarò che Memorie di una geisha era un ritratto inaccurato della vera vita di una geiko. Iwasaki fu particolarmente offesa dal ritratto fornito dal libro, delle geishe come donne coinvolte in forme di prostituzione ritualizzata. Inoltre molti tratti della protagonista del romanzo sono evidentemente modellati sulla figura di Iwasaki, così come molti personaggi ed eventi risultano speculari alle loro controparti reali nella vita dell’ex-geisha, sebbene Golden abbia spesso attribuito valenze negative anche a quelle persone e avvenimenti che invece nella storia reale avevano connotazioni positive.
Iwasaki portò Golden in tribunale con l’accusa di violazione di contratto e diffamazione nel 2001. Nel 2003 un accordo stipulato privatamente tra Iwasaki e la casa editrice di Golden pose termine alla causa in cambio del versamento alla donna di una cifra di denaro non rivelata pubblicamente.

Geisha of Gion: la vera storia di Mineko Iwasaki

In seguito alla fortunata pubblicazione di Memorie di una geisha e alle meno felici vicende che ne seguirono, Iwasaki decise di scrivere lei stessa un proprio libro di memorie, in collaborazione con Rande Gail Brown.
Il libro è stato pubblicato come Geisha of Gion nel Regno Unito e come Geisha. A Life negli Stati Uniti, con un buon successo di pubblico, ed è stato in seguito pubblicato e tradotto in vari paesi. In Italia è stato pubblicato come Storia proibita di una Geisha. Una storia vera edito da Newton Compton Editori.

Fonte: Wikipedia