Il kimono rosso – Lesley Downer

Ho presentato Lesley Downer quando ho recensito L’ultima concubina, potete leggere l’articolo qui. Dato che ho amato quel libro, ho comprato a scatola chiusa Il kimono rosso, senza nemmeno leggere la trama.

 

IL KIMONO ROSSO

Lesley Downer

Piemme

Il kimono rosso

Trama

Mentre saluta il comandante Yamaguchi, suo marito, in partenza per combattere contro i ribelli allo shogun, Hana indossa il suo kimono da cerimonia; i capelli lunghi sono spalmati d’olio e raccolti in un’acconciatura ordinata come vuole la tradizione. A lei il compito di difendere e custodire la loro casa, ma quando la guerra, sempre più sanguinosa e violenta, si avvicina, Hana è in pericolo di vita e deve fuggire a Tokyo. Ad accoglierla sono i colori, i suoni e i profumi di Yoshiwara, il quartiere del piacere, e una casa per cortigiane diventa in modo imprevisto il suo rifugio. Inizialmente intenzionata a raggiungere il marito, la giovane viene in realtà a poco a poco attratta dall’atmosfera vitale del quartiere. Scoprendo dentro di sé una sensualità fino a quel momento ignorata, si trasforma in una perfetta cortigiana e assapora per la prima volta il gusto della libertà e il sottile piacere della seduzione. Ma è Yozo, un coraggioso soldato, a cambiarle definitivamente la vita. Sfuggito alla cattura dei suoi nemici, si dirige nell’unico posto in cui un uomo sa di essere al sicuro: Yoshiwara. Tra Yozo e Hana nascerà un amore appassionato su cui incomberà una minaccia, legata a un segreto nascosto dal giovane e che, una volta rivelato, rischierà di oscurare la loro felicità.

Recensione

Partiamo da una cosa fondamentale: il titolo. Perché nella versione italiana esso è stato così barbaramente modificato? Il titolo originale era The courtesan and the samurai (La cortigiana e il samurai), come vedete nella bella copertina dell’edizione inglese.

courtesan and samurai

La cortigiana e il samurai è senz’altro un titolo azzeccato per la storia. Ma Il kimono rosso? Nel libro appare un kimono rosso ma non ha rilevanza tale da giustificare il titolo del romanzo. Ma va be’, problemi della Piemme.

Come ne L’ultima concubina anche in questo libro la condizione della donna in Giappone è uno dei temi centrali. Assistiamo alla guerra civile che segue la scomparsa dello shogun. Le donne sono in una posizione ancor più svantaggiata degli uomini che combattono al fronte: rimaste sole, devono sfuggire all’esercito nemico e al contempo guadagnarsi da vivere. Molte diventano prostitute e finiscono nel Mondo fluttuante, la città dei piaceri di Yoshiwara. Un luogo che risplende di vestiti pregiati, sfavillanti accessori per capelli, quadri e pipe d’oppio. Un mondo ricco, vivace e sovraffollato, in totale contrapposizione all’oscurità del mondo vero, e che nasconde segreti e violenze.

L’autrice decide stavolta di alternare il racconto tra il vissuto dei due protagonisti, Hana e Yozo, che si conoscono solo a metà libro. Hana, nel tentativo di salvarsi, viene ingannata e venduta; Yozo, soldato al servizio della causa del nord, combatte una guerra persa in partenza.

Trovo sempre divertente, interessante, leggere nei libri di Lesley Downer le descrizioni degli stranieri da parte dei giapponesi, che vedono gli europei come barbari: alti, con i capelli di colori strani (es. biondi), nasi troppo sporgenti e modi di fare troppo gentili con le signore. Ne è un esempio in questo libro Jean Marlin, un sergente francese che combatte al fianco di Yozo, che non passa mai inosservato tra la gente del posto. Considerate che probabilmente all’epoca la statura media della popolazione giapponese era minore di quella attuale (così come per molte altre culture, come gli italiani del sud Italia, per esempio).

Il libro è denso di descrizioni evocative, apprezzabili ma che a volte prevalgono sui sentimenti; è ricco d’avventura, intrigante. Ho trovato poi affascinante il fatto che da qualche parte in quello stesso Giappone in cui Hana e Yozo sfidano il destino, vivano anche Sachi e Shinzaemon, protagonisti de L’ultima concubina.

Avrei preferito leggere la sorte di Enamoto romanzata, inclusa nel libro, invece essa ci viene spiegata dall’autrice in maniera esauriente e documentaristica nella postfazione.

Ho amato di più L’ultima concubina, sarà il fascino del primo amore? In ogni caso anche questo è un buon libro.

Valutazione:

4

Approfondimenti

Yoshiwara

Yoshiwara è stato un famoso yūkaku (quartiere a luci rosse) di Edo, l’odierna Tōkyō.

Nei primi anni del 17 ° secolo, c’era una diffusa prostituzione nelle città di Kyoto, Edo e Osaka. Per contrastare questo fenomeno, un ordine di Tokugawa Hidetada del shogunato Tokugawa limitò la prostituzione a quartieri designati. Questi distretti sono stati Shimabara di Kyōto (1640), Shinmachi per Ōsaka (1624) e Yoshiwara di Edo (1617).

Le classi sociali non sono state rigorosamente divise a Yoshiwara. Un cittadino comune con abbastanza denaro sarebbe passato come pari a un samurai. L’unico requisito per i clienti era il deposito delle armi al cancello d’ingresso della città.

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Yoshiwara divenne una forte zona commerciale. Tradizionalmente le prostitute dovevano solo indossare semplici abiti blu, ma questo è stato raramente applicato. Le cortigiane di alto rango erano spesso vestite con brillanti kimono di seta colorati e costosi ed elaborate decorazioni nei capelli. La moda era così importante in Yoshiwara che spesso ha dettato le tendenze nel resto del Giappone.

La zona fu danneggiata da un vasto incendio nel 1913, poi fu quasi spazzato via da un terremoto nel 1923. Rimase nel mondo degli affari, però, fino a quando la prostituzione fu bandita dal governo giapponese nel 1958.

Ora in Giappone la prostituzione è tecnicamente illegale. La zona conosciuta come Yoshiwara, vicino alla stazione Minowa sulla linea Hibiya , è ora conosciuta come Senzoku Yon-Cho-me e mantiene un gran numero di soaplands e altri locali di facciata per i servizi sessuali.

L’ultima concubina – Lesley Downer

Ah, che bello. Mi sento sempre così dopo aver terminato la lettura di un bel libro. Appagata e un po’ malinconica, come se fossi ritornata a casa dopo un lungo viaggio. E, nel caso di questo libro, si tratta davvero di un lungo viaggio.

L’ULTIMA CONCUBINA

Lesley Downer

Piemme

 

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Trama

Giappone, 1861. Il giorno in cui il corteo reale era passato attraverso il villaggio per scortare la futura sposa dello shogun verso il castello di Edo, la strada, di solito affollata di carri e viaggiatori, era deserta. Nella vallata non si udiva un solo rumore e tutti erano immobili, in attesa. Solo la piccola Sachi aveva infranto le regole e aveva alzato la testa verso la portantina che avanzava lungo la via. L’aveva fissata solo per un attimo, ma era stato abbastanza perché quel gesto cambiasse il corso della sua vita. Quattro anni dopo, Sachi vive ormai stabilmente a Edo. Ha seguito la principessa Kazu fin dal giorno in cui è passata nel suo villaggio e i loro occhi si sono incrociati, scambiandosi una muta promessa. Da allora è stata educata secondo le ferree regole di palazzo e adesso, compiuti i quindici anni, è pronta per essere introdotta al cospetto dello shogun. Così impone la tradizione e così deve essere: la principessa deve offrire in dono al marito una concubina, e Sachi è la prescelta.

L’autrice

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Lesley Downer nata a Londra, da madre cinese e padre canadese. Ma è il Giappone, non la Cina, il paese che ha conquistato il suo cuore: dopo averlo visitato per la prima volta nel 1978, vi si è fermata per quindici anni.Scrive regolarmente recensioni per The New York Times Book Review.Per Piemme ha già pubblicato Geisha: storia di un mondo segreto (2002), considerato uno dei libri più autorevoli sull’argomento, L’ultima concubina (2008) e Il kimono rosso (2011). Attualmente vive tra Londra e New York con il marito Arthur I. Miller.Torna spesso in Giappone.

La mia recensione

La trama del libro è, già a una prima occhiata, affascinante. Ebbene, il libro contiene molto di più . È una storia di guerra, di indipendenza, di morte, di riscatto, di onore e sopportazione. Ma più di tutto è l’ammaliante e vivido ritratto di una società antica prima dell’apertura all’Occidente. Gli usi e i costumi sono particolari per noi che siamo abituati a leggere dell’Ottocento europeo, e per certi versi sorprendenti e quasi incomprensibili. Il libro focalizza l’attenzione sull’importanza del dovere, difatti le persone agivano in base a ciò che si doveva fare, senza pensare se fosse giusto o sbagliato, senza cercare un’alternativa; e sulla condizione delle donne, costrette a essere sottomesse agli uomini e non avere opinioni, a tenere segrete le proprie emozioni quando queste non fossero state del tutto piegate alla rigida imperturbabilità imposta dall’etichetta. Le donne rappresentavano sovente merce di scambio, un modo per gli uomini di famiglia di giungere a particolari privilegi – e questo l’ho trovato anche in Ritratto di donna in cremisi, che ho recensito qui, forse unico elemento di collegamento tra le due lontanissime società. A quei tempi il Giappone era un mondo chiuso, a sé stante, tant’è che la popolazione non aveva neanche idea dell’esistenza dei barbari – europei – e, quando ne vedeva uno, data l’alta statura e i tratti del viso più marcati rispetto agli orientali, lo scambiava per demone. Basti pensare che la protagonista, avendo a che fare con un inglese, rimane sbigottita dalle maniere cortesi di lui che secondo lei si comporta con le donne come un servo, privo della caratteristica indifferenza o durezza dei samurai. Da non dimenticare che le donne qui sono esperte di combattimento, non certo le delicate gentildonne vittoriane.

Le intricate vicende che riguardano i natali di Sachi, ci rivelano con accuratezza la vita della povera gente di montagna ma anche quella, rigida e per certi versi tiranna, delle dame di alto rango. Gli straordinari scenari in cui la storia si esplica mostrano un mondo magico, incontaminato, con il sapore vero della natura popolata tra l’altro da piante e alberi cui non siamo abituati per esempio nelle zone con clima mediterraneo. In un romanzo dal sapore esotico si avvicendano personaggi diversi abilmente tratteggiati in poche pennellate, tra i quali inevitabilmente spiccano l’indipendente Sachi e lo sfuggente Shinzaemon. Il loro legame è ben lontano da quello fisico e vissuto di cui siamo abituati a leggere nei romanzi con ambientazione occidentale: si tratta di un rapporto innocente che non ha bisogno di essere espresso a parole, che conta solo sulla memoria di qualche stretta di mano e forse per questo più vero, legato profondamente all’anima. Un romanzo epico, avventuroso, dall’ambientazione grandiosa. Una lettura che non può mancare nella libreria degli amanti della storia o delle culture orientali.

Valutazione:

5+