Un’opera d’arte al mese #9 – Fienagione a Éragny

Buongiorno a tutti,

eccoci con il nuovo appuntamento della rubrica Un’opera d’arte al mese. Con il dipinto di oggi, che ho scelto perché rievoca i lavori estivi nei campi, torniamo all’Impressionismo, la mia corrente artistica preferita.

Titolo del dipinto

Fienagione a Éragny

Artista

Camille Pissarro

Anno di realizzazione

1901

Dimensioni

53 x 64 cm

Tecnica

Olio su tela

Dove si trova

The National Gallery of Canada

Curiosità

Pissarro fu l’unico artista a esporre i suoi dipinti in tutte le mostre impressioniste.

Il dipinto

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Nel 1884 Pissarro e la sua famiglia si trasferirono nei luoghi raffigurati in Fienagione a Éragny, sulle rive dell’Epte, un affluente della Senna. Quella zona si rivelò perfetta per catturare le bellissime scene di vita idilliaca campestre. Fu qui che il pittore visse fino alla fine dei suoi giorni.

L’artista

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Camille Pissarro (Saint-Thomas, Isole Vergini 1830 – Parigi 1903) fu un pittore impressionista francese originario delle Antille. A Parigi, dove studiò, entrò in contatto con il paesaggista Camille Corot e strinse amicizia con Monet, Renoir e Cézanne. Nel 1863, in rottura con l’accademismo ufficiale, espose al Salon des refusées a fianco di Jongkind, Manet e Whistler. Durante la guerra franco-prussiana (1870-71) si rifugiò in Inghilterra, dove si dedicò allo studio dell’arte, in particolare dei paesaggi di J.M.W. Turner.

Tra il 1874 e il 1896, dopo il ritorno in Francia, partecipò a tutte le mostre degli impressionisti, diventando il difensore dei giovani artisti, come Gauguin, Signac, Seurat. Tra le composizioni di questi anni, luminose e ben costruite, figurano Pontoise (1872, Louvre, Parigi) e I tetti rossi (1877, Musée d’Orsay, Parigi). Verso il 1885 sperimentò brevemente la tecnica del puntinismo, per poi tornare a uno stile impressionista più libero. Dedicò gli ultimi anni alle vedute di Parigi e di Rouen, tra cui si ricorda Place du Théâtre français (1898, Musée de Reims).

 

 

La corrente artistica

 

L’Impressionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, nata dal rifiuto delle tradizioni pittoriche e scultorie contemporanee, a soggetto classico o sentimentale, e dello stile promosso dall’Accademia di belle arti di Parigi, tecnicamente meticoloso e incentrato sul lavoro in studio. Per estensione, il termine “impressionismo” è stato applicato anche a certa produzione musicale dell’inizio del XX secolo. Tra i principali pittori impressionisti si ricordano Edgar Degas, Claude Monet, Berthe Morisot, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley e Jean-Frédéric Bazille.

I FONDAMENTI DELL’IMPRESSIONISMO

Tradizionalmente l’Accademia imponeva le direttive alle quali tutta l’arte francese avrebbe dovuto uniformarsi e allestiva le esposizioni del Salon di Parigi, organo ufficiale della promozione artistica e della formazione del gusto. Gli impressionisti rifiutarono questi dettami e queste costrizioni, preferendo ispirarsi alla natura e alla vita quotidiana piuttosto che alla classicità o alla storia aulica, e rigettando d’altra parte anche il sentimentalismo tardoromantico (vedi Romanticismo) allora in voga. Scelsero di lavorare all’aperto anziché in studio, interessandosi principalmente agli effetti della luce naturale.

Se la pratica accademica si fondava sull’accuratezza del disegno, la precisa descrizione dei dettagli, la perfetta definizione delle forme attraverso sfumature di colore e chiaroscuro, gli impressionisti, invece, elaborarono una tecnica pittorica in grado di riprodurre la percezione visiva del reale, nella quale i contorni non sono mai netti e i colori, colpiti dalla luce, appaiono vivi, spesso cangianti.

Il procedimento si fondava sulla stesura di brevi pennellate di pigmento puro, che giustapponevano perlopiù colori primari (rosso, giallo e blu), mettendoli in contrasto con i complementari (verde, viola, arancio ecc.): ne risultava un’immagine rozza e frammentaria se analizzata da vicino, ma straordinariamente efficace dalla consueta distanza d’osservazione, caratterizzata da una luminosità più accesa di quella solitamente prodotta mescolando i colori prima di applicarli alla tela.

FONTI: ENCARTA, CAPOLAVORI DELLA PITTURA

Un’opera d’arte al mese #8 – L’unione della terra con l’acqua

Ciao a tutti!

Eccoci qui con un nuovo appuntamento della rubrica Un’opera d’arte al mese (visto che se mi impegno riesco a non far scadere il mese? XD).

 

Titolo del dipinto

L’unione della terra con l’acqua

Artista

Peter Paul Rubens

Anno di realizzazione

1618

Dimensioni

222x 180 cm

Tecnica

Olio su tela

Dove si trova

Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo, Russia

Curiosità

Nel dipinto la languida posa di Cibele, la dea della terra, si ispira a una statua dello scultore greco Prassitele, intitolata Satiro in riposo. Di sicuro Rubens vide una copia romana di quest’opera mentre si trovava in Italia. Lo scultore era famoso per le sue pose a S in cui il corpo si curva e la contempo di inclina, donando alla figura linee aggraziate, effetto difficile da rendere sul marmo.

Il dipinto

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In passato era normale ricorrere alla mitologia classica per rappresentare allegorie politiche o religiose. In questo caso si tratta di una sorta di storia d’amore, con Netturno e Cibele che si tengono per mano, a voler significare un’unione tra la città e il mare. I corpi delle due divinità, perfettamente simmetrici, rivolti l’uno verso l’altro in armonia, quasi attorcigliati tra loro, danno al dipinto un movimento a spirale. Si tratta di una scena felice e il messaggio è chiaro: la pace porta prosperità. Nella fattispecie Cibele rappresentava Antwerp, la città più importante delle Fiandre, e Nettuno rappresentava lo Sheldt, il fiume da cui Antwerp dipendeva per l’accesso al mare. Gli olandesi all’epoca avevano bloccato la strada: senza questo accesso, le fiandre non potevano commerciare e senza commercio la loro economia sarebbe andata in rovina.

L’opera venne venduta all’asta a Parigi nel 1775 a un prezzo relativamente basso a causa di controversie sulla sua autenticità. Il Museo dell’Hermitage, fondato nel 1746, acquistò l’opera sotto l’autorità di Paolo I, successore della madre Caterina la Grande nel 1796.

L’artista

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Peter Paul Rubens (Siegen, Vestfalia 1577 – Anversa 1640) fu un pittore fiammingo. Il suo stile contribuì a determinare gli aspetti più esuberanti, voluttuosi e vivaci della pittura barocca. Combinando la pennellata vigorosa, i colori luminosi e la luce della scuola veneziana con il vigore dell’arte di Michelangelo e il dinamismo formale della scultura ellenistica, Rubens creò uno stile vibrante, la cui forza emana dalla tensione tra lo spirito razionale e quello emozionale, tra il classico e il romantico. La sua opera influenzò artisti come Jean-Antoine Watteau, Eugène Delacroix e Pierre-Auguste Renoir.

Svolse l’apprendistato ad Anversa, presso Tobias Verhaecht, Adam van Noort e Otto van Veen, tre pittori fiamminghi minori, influenzati dal manierismo della scuola fiorentina e romana del XVI secolo. Nel 1598, all’età di ventuno anni, ottenne il rango di maestro pittore presso la gilda di San Luca di Anversa. In seguito, com’era costume per gli artisti nordeuropei del tempo, Rubens viaggiò in Italia, centro dell’arte europea nei due secoli precedenti. Giunto a Venezia nel 1600, fu particolarmente suggestionato dai dipinti di Tiziano, Paolo Veronese e Tintoretto; successivamente, nel periodo in cui visse a Roma, trasse ispirazione dalle opere di Michelangelo e di Raffaello, nonché dalle sculture greco-romane.

Rubens fu per circa nove anni presso Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova, per il quale, oltre a eseguire opere originali (Adorazione dei pastori, 1608, San Filippo, Fermo), copiò alcuni dipinti rinascimentali della collezione privata e svolse funzioni diplomatiche presso Filippo III di Spagna. Durante il periodo italiano risentì dell’influenza delle prime opere barocche di Annibale Carracci e di Caravaggio, ed entrò in contatto con i principali intellettuali del tempo.

Nel 1609, tornato nelle Fiandre, Rubens, che in Italia aveva dato vita a una delle prime espressioni del barocco, divenne pittore di corte dell’arciduca Alberto, viceré dei Paesi Bassi. Per far fronte alle numerose commissioni creò una grande bottega, che svolse un ruolo fondamentale per la sua produzione e fu frequentata dai più insigni artisti dell’epoca. Rubens solitamente dipingeva lo schizzo iniziale ed eseguiva la parte finale dell’opera, lasciando ai collaboratori l’esecuzione delle fasi intermedie. Molte opere gli vennero commissionate dalla Chiesa fiamminga proprio per le emozionanti interpretazioni che sapeva dare degli eventi religiosi; gli esempi più significativi sono il Trittico dell’Erezione della Croce (1610-1611) e la Discesa dalla Croce (1611-1614), entrambi nella Cattedrale di Anversa. Tra il 1622 e il 1630 Rubens svolse numerose missioni diplomatiche. Durante una visita alla corte di Francia nel 1622, la regina Maria de’ Medici gli commissionò, per il Palazzo del Lussemburgo, una serie di 21 grandi dipinti allegorici ispirati alla propria vita, completati nel 1625: Storie di Maria de’ Medici (Louvre, Parigi).

Inviato a Madrid dal viceré dei Paesi Bassi tra il 1628 e il 1629, ricevette dal re di Spagna Filippo IV incarichi di corte e diverse commissioni, esercitando, con le sue opere, una forte influenza sul giovane Diego Velázquez. In occasione di una successiva missione a Londra fu nominato cavaliere da Carlo I, per il quale eseguì diversi dipinti e compose gli schizzi preparatori per il soffitto della Banqueting House a Whitehall Palace.

Nell’ultimo decennio della sua vita, trascorso nelle Fiandre, lavorò intensamente per gli Asburgo, oltre a ritrarre la famiglia e la campagna fiamminga. Di questo periodo sono i dipinti Giardino d’amore (1635, Prado, Madrid), Paesaggio con arcobaleno (1636, Alte Pinakothek, Monaco) e Ritratto di Hélène Fourment e di due suoi figli (1635-1638, Louvre).

Una delle sue ultime opere è il famoso Giudizio di Paride (1635-1637 ca., National Gallery, Londra). In quest’opera, dove Paride deve scegliere la più bella tra Era, Atena e Afrodite, la ricchezza della creazione è simboleggiata dalla sensualità delle tre dee e dal verdeggiante paesaggio dello sfondo. I colori lussureggianti, lo scintillio di luci e ombre, la pennellata sensuale e l’elegante composizione contribuiscono al significato della narrazione.

Curiosità

Rubens fu un artista incredibilmente prolifico in molti ambiti, tanto che si è rivelato molto difficile fare un elenco di tutte le sue opere. Il tentativo più recente di pubblicarle è iniziato nel 1968 ed è ancora in corso.

La corrente artistica

BAROCCO

Il barocco è stato lo stile dominante nell’arte e nell’architettura dei paesi europei e di alcune colonie delle Americhe nel periodo approssimativamente compreso tra il 1600 e il 1750. Manifestazioni del barocco sono presenti nell’arte di quasi tutte le nazioni europee, e particolarmente in Italia e in Spagna, così come negli insediamenti spagnoli e portoghesi delle Americhe. Il termine si riferisce anche a molta parte della letteratura, alla musica e alla danza prodotte nello stesso periodo.

Educazione di Giove, Jacob Jordaens.

Educazione di Giove.

IL CONTESTO E LE RAGIONI DI UNO STILE

Il XVII secolo segnò la nascita della scienza moderna e vide la progressiva espansione degli imperi coloniali europei. Questi cambiamenti influenzarono non poco lo sviluppo delle arti, al pari di altri grandi eventi storici, quali la Controriforma e il consolidamento degli stati nazionali a opera di grandi monarchi come Luigi XIV. Gli studi e la divulgazione degli scritti di Galileo spiegano la precisione quasi ‘matematica’ riscontrabile in molte opere figurative dell’epoca, così come l’affermazione del sistema copernicano, che priva l’uomo della centralità nell’universo riservatagli dal sistema tolemaico fino ad allora invalso, si tradusse nel trionfo della pittura di paesaggio, nella quale le presenze umane si riducono fino a scomparire. La fondazione delle colonie e il conseguente sviluppo di nuovi commerci indusse inoltre a descrivere numerosi luoghi e culture esotici fino ad allora sconosciuti.

Le controversie e i movimenti religiosi influenzarono profondamente l’arte barocca. La Chiesa cattolica divenne uno dei più convinti mecenati e la Controriforma contribuì alla nascita di un’arte emozionale, drammatica e naturalistica, dalla quale traspare una chiara volontà di divulgazione della fede.

Lo sfarzo, la volontà di stupire, il gusto per la sottigliezza e il paradosso portarono spesso nell’arte a una drammatizzazione delle situazioni e degli episodi e a un’esasperazione dei caratteri psicologici; quando tali tendenze non furono energicamente contrastate dall’opposta e altrettanto forte esigenza di ordine e solidità. Il mondo fu percepito come un teatro nel quale l’individuo, spinto ad agire secondo logica e razionalità tra evidenze sensibili, vive tuttavia con la consapevolezza che il proprio destino è riposto nella imperscrutabile grazia divina.

Martirio di San Lorenzo, Valentine de Boulogne.

Martirio di San Lorenzo, Valentine de Boulogne.

LE CARATTERISTICHE DELLO STILE BAROCCO

Movimento, energia e tensione sono fra le caratteristiche principali dell’arte barocca; forti contrasti di luce e ombra accentuano l’effetto drammatico di dipinti, sculture e opere architettoniche. Nei quadri, negli affreschi, nei rilievi e nelle statue barocche vi sono inoltre spesso elementi che suggeriscono una proiezione verso lo spazio circostante, indistinto e infinito, grazie anche a un’attenta resa volumetrica e prospettica. La tendenzanaturalistica è un’altra componente fondamentale dell’arte barocca; le figure umane ritratte non sono stereotipi, bensì individui, ognuno ben caratterizzato. Gli artisti di questo periodo erano affascinati dagli intimi meccanismi della mente e dalle convulse passioni dell’anima, che vollero ritrarre attraverso le caratteristiche fisiognomiche dei loro soggetti. Un senso di intensa spiritualità è presente in molte opere, in particolare nelle rappresentazioni di estasi, martiri o apparizioni miracolose, soprattutto a opera di artisti di paesi cattolici come l’Italia, la Spagna e la Francia. L’intensità, l’immediatezza, la cura per il dettaglio dell’arte barocca ne fanno tuttora uno degli stili più coinvolgenti per lo spettatore in tutto l’arco dell’arte occidentale.

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Abramo e i tre angeli, Domenico Guidobono

 

Fonti: Encarta, Wikipedia, Capolavori della pittura

Un’opera d’arte al mese #7 – Il carro da fieno

Salve amici,

eccoci al nuovo appuntamento della rubrica Un’opera d’arte al mese. Vista l’estate imminente ho scelto un quadro capace di catapultare l’osservatore nell’atmosfera verdeggiante di un paesaggio campagnolo.

Titolo del dipinto

Il carro da fieno

Artista

John Constable

Anno di realizzazione

1821

Dimensioni

130 x 185 cm

Tecnica

Olio su tela

Dove si trova

National Gallery, Londra, Inghilterra

Curiosità

Sebbene Il carro da fieno evochi una scena pastorale del Suffolk, in realtà fu creato nello studio londinese di Constable. L’artista realizzò una serie di schizzi all’aperto di alcuni elementi della scena, che poi utilizzò nel suo studio per realizzare il dipinto finale.

Il dipinto

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Il carro da fieno rappresenta una scena agreste di grande calma, in cui è raffigurato un carro agricolo che attraversa un fiumiciattolo vicino al mulino di Flatford, nell’Inghilterra rurale; sulla sinistra vediamo il cottage di Willy Lott, che apparteneva al padre di Constable e dove l’artista è cresciuto. Dall’altra parte del fiume, in lontananza, sulla destra, si può notare un gruppo di falciatori di fieno. L’autore fece degli studi scientifici sulla formazione delle nuvole, per poterle rappresentare al meglio, ben consapevole che esse potevano esprimere in maniera precisa lo stato d’animo di un paesaggio.

Qualche curiosità

  • Il cane, il pescatore e la barca raffigurati nel dipinto Il carro da fieno esistono come schizzi separtati e appaiono spesso nelle altre opere di Constable.
  • La rappresentazione del paesaggio straordinariamente fresca spinse lo scrittore francese Stendhal a definirla lo specchio della natura.

L’artista

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John Constable (East Bergholt, Suffolk 1776 – Londra 1837) fu un pittore britannico, maestro della pittura paesaggistica di stile romantico. Dal 1799 frequentò la Royal Academy di Londra, dove apprese a dipingere copiando opere di Jacob van Ruisdael, Claude Lorrain e altri maestri. Nel 1802 espose i primi quadri di paesaggi; in seguito, studiando autonomamente la pittura e la vita rurale inglese, elaborò uno stile inconfondibilmente personale.

Si staccò dalla tradizione pittorica dell’arte inglese e olandese e cercò effetti di luce più naturali e brillanti attraverso l’uso del colore a macchie. Era affascinato dai riflessi dell’acqua e dai colori delle nuvole, e su questi soggetti realizzò molti studi. La maggior parte delle sue opere ritrae i luoghi in cui amava dipingere all’aria aperta, anche se solitamente terminava le tele in studio.

In Inghilterra l’opera di Constable cominciò a essere apprezzata solo molti anni dopo la sua morte, mentre in Francia, dove il suo famoso Carro di fieno (1821, National Gallery, Londra) era stato esposto a Parigi nel 1824, era molto stimata, in particolare dal pittore romantico Eugène Delacroix, dai pittori della scuola di Barbizon, che seguendo il suo esempio cominciarono a dipingere all’aria aperta, e dagli impressionisti, che come lui cercavano di catturare gli effetti della luce e che furono indirettamente influenzati dai suoi schizzi ad acquerello.

Tra le opere di Constable vanno ricordate Costruzione di barche presso il mulino di Flatford (1814-15, Victoria and Albert Museum, Londra), Il cavallo bianco (1819, Frick Collection, New York), Campo di grano (1826) e La cattedrale di Salisbury vista dai prati (1831), entrambe alla National Gallery di Londra. Alcuni dipinti precedentemente attribuiti a Constable sono in realtà opera del figlio Lionel.

La corrente artistica

Romanticismo (arte)

Movimento europeo e statunitense che coinvolse il mondo artistico e culturale in un periodo che spazia, molto approssimativamente, tra il 1800 e il 1850.

Per quanto non possa essere identificato con un singolo stile, con una tecnica particolare o un atteggiamento univoco da parte dei suoi esponenti, si può dire che il romanticismo fu in generale caratterizzato da un approccio soggettivo al fatto artistico, dall’intento di esprimere attraverso l’opera emozioni e sentimenti, attingendo a una vivida immaginazione o a una dimensione onirica e visionaria. Tanto l’arte classica e neoclassica, che dominò i decenni precedenti, appariva improntata a equilibrio e sobrietà, compiuta e lineare nelle forme e nelle composizioni, tanto quella romantica privilegiò rappresentazioni fortemente suggestive, in cui venivano trasposte sensazioni intense e inquietudini spirituali o mistiche.

Nella difficoltà di trovare una definizione univoca ed esaustiva, molti critici e artisti misero in luce di volta in volta gli aspetti che consideravano maggiormente caratterizzanti: lo scrittore tedesco E.T.A. Hoffmann, ad esempio, affermò che la vera essenza del romanticismo non era che “brama d’infinito”. Nella scelta dei soggetti, gli artisti romantici mostrarono una profonda attrazione per la natura, soprattutto per i suoi aspetti selvaggi e misteriosi; e in generale si rivolsero a soggetti esotici, malinconici o melodrammatici, atti a evocare terrore o emozioni violente, coinvolgenti.

Intorno alla metà del XIX secolo, la pittura romantica sembrò progressivamente abbandonare il fervore che l’aveva caratterizzata ai suoi esordi. Tra i risultati migliori del tardo romanticismo sono da ricordare i pacati paesaggi della francese scuola di Barbizon, della quale facevano parte, tra gli altri, Camille Corot e Théodore Rousseau. In Inghilterra, dopo il 1850 i preraffaelliti ripresero gli esperimenti figurativi dei Nazareni tedeschi, insieme ai loro stessi presupposti ideali: intento comune era riportare l’arte religiosa alla purezza e spontaneità medievale.

Fonti: Encarta, Wikipedia, Capolavori della lettura

Un’opera d’arte al mese #5: La stella

Buongiorno amici,

per la rubrica Un’opera d’arte al mese, questo mese parliamo del dipinto La stella di uno dei pittori che preferisco: Edgar Degas.

Titolo del dipinto

La stella

Artista

Edgar Degas

Anno di realizzazione

Tra il 1876 e il 1877

Dimensioni

60 x 43 cm

Tecnica

Pastello su carta

Dove si trova

Musée d’Orsay, Parigi, Francia

Curiosità

Esistono numerosi titoli per questo dipinto, anche se il più conosciuto è La stella. Gli altri sono: La danzatrice sul palco, Prima ballerina e, semplicemente, Balletto.

Il dipinto

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Sotto i riflettori di un palcoscenico, la prima ballerina esegue il pas seul. Edgar Degas osserva e coglie questo momento. La bellezza di questa immagine femminile risalta ancora di più per il modo in cui l’artista contrappone l’azione principale ai colori pesanti e vividi dello sfondo.

La ballerina fluttua con leggiadria, ancorata al suolo per mezzo della delicata gamba flessa. I suoi occhi sono messi nell’ombra dalle luci del palcoscenico. La scena è ripresa da un’angolazione obliqua e dall’alto, come se l’osservatore si trovasse a teatro. Il pesante sfondo, il quadrante vuoto del palco e l’angolazione particolare danno maggiore energia al movimento del soggetto.

Per quanto riguarda la tecnica, Degas utilizza i pastelli. Con essi egli era in grado di applicare il colore velocemente e con efficacia, aggiungendo contemporaneamente linee e toni. La leggerezza data dal bianco della ballerina contrasta con i tratti vibranti, le macchie e le ombre nei fondali del palco. Questa zona, che a prima vista appare confusa, a un’attenta osservazione mostra la figura di un gentiluomo che attende dietro le quinte e le punte bianche delle scarpette di altre ballerine che attendono di entrare in scena.

L’autore

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Edgar Degas (Parigi 1834-1917) fu un pittore e scultore francese. La sua formazione artistica si compì presso un allievo del pittore neoclassico Jean-Auguste-Dominique Ingres, dal quale apprese la tecnica del disegno, determinante poi per tutta la sua opera; frequentò inoltre l’Ecole des Beaux-Arts e compì un importante viaggio di studio in Italia.

Dopo i primi dipinti di soggetto storico approdò a una pittura nuova e personale con l’olio La famiglia Bellelli (1862, Louvre, Parigi), nel quale la compostezza e la monumentalità classica delle figure si accompagnano alla descrizione realistica di una situazione e di un ambiente familiare.

Sebbene sia di solito considerato un impressionista e abbia contribuito con le sue tele a ben sette mostre del gruppo (a partire dal 1874), Degas mantenne posizioni artistiche indipendenti: ad esempio, nella preferenza accordata al lavoro in studio rispetto al “plein air” e nel disinteresse per la luce naturale. Fatta eccezione per le opere ispirate al mondo dell’ippica (All’ippodromo, 1869-1872, Louvre, Parigi), i suoi quadri riproducono perlopiù interni: teatri, caffè (L’assenzio, 1876, Musée d’Orsay, Parigi), bordelli.

Attento osservatore dell’umanità (predilesse i soggetti femminili), nei suoi studi e ritratti di ballerine (La scuola di danza, 1874, Louvre, Parigi; L’étoile o La danzatrice in scena, 1878, Musée d’Orsay, Parigi), modiste, lavandaie, stiratrici (Due stiratrici, 1884, Louvre, Parigi), donne intente alla toilette quotidiana (Donna nella tinozza che si spugna la nuca, 1886, Musée d’Orsay, Parigi) cercò di rappresentare pose e atteggiamenti spontanei, quasi immagini fugacemente rubate alla realtà.

Lo studio delle stampe giapponesi, introdotte a Parigi dall’incisore Braquemond, gli suggerì visuali inconsuete e composizioni asimmetriche, con le figure raggruppate ai margini della tela: come in Donna con crisantemi (1865, Metropolitan Museum of Art, New York), quadro dominato dal grande mazzo di fiori al centro, che quasi fa dimenticare la figura femminile relegata in un angolo.

Negli anni Ottanta, in seguito all’indebolimento della vista, Degas si dedicò sempre più al pastello e alla scultura, tecniche che consentono stili espressivi non vincolati alla precisione rappresentativa, senza perdere in impatto emotivo. Nei pastelli ricorrono composizioni semplici, con poche figure, che si affidano, per eloquenza ed espressività, a colori e gesti (Dopo il bagno, donna che si asciuga la nuca, 1898 ca., Musée d’Orsay, Parigi).

Le sculture rendono il movimento e la fisicità dei soggetti nella loro immediatezza: nel bronzo Ballerina di quattordici anni (1880, Musée d’Orsay, Parigi), lo scrupolo di riproduzione realistica si traduce, oltre che nella resa “istantanea” di un atteggiamento e un’espressione naturali, nella presenza inedita di vero tulle per il tutù e di un vero nastro di raso annodato sulla treccia dei capelli.

La corrente artistica

L’Impressionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, nata dal rifiuto delle tradizioni pittoriche e scultorie contemporanee, a soggetto classico o sentimentale, e dello stile promosso dall’Accademia di belle arti di Parigi, tecnicamente meticoloso e incentrato sul lavoro in studio. Per estensione, il termine “impressionismo” è stato applicato anche a certa produzione musicale dell’inizio del XX secolo. Tra i principali pittori impressionisti si ricordano Edgar Degas, Claude Monet, Berthe Morisot, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley e Jean-Frédéric Bazille.

I FONDAMENTI DELL’IMPRESSIONISMO

Tradizionalmente l’Accademia imponeva le direttive alle quali tutta l’arte francese avrebbe dovuto uniformarsi e allestiva le esposizioni del Salon di Parigi, organo ufficiale della promozione artistica e della formazione del gusto. Gli impressionisti rifiutarono questi dettami e queste costrizioni, preferendo ispirarsi alla natura e alla vita quotidiana piuttosto che alla classicità o alla storia aulica, e rigettando d’altra parte anche il sentimentalismo tardoromantico (vedi Romanticismo) allora in voga. Scelsero di lavorare all’aperto anziché in studio, interessandosi principalmente agli effetti della luce naturale.

Se la pratica accademica si fondava sull’accuratezza del disegno, la precisa descrizione dei dettagli, la perfetta definizione delle forme attraverso sfumature di colore e chiaroscuro, gli impressionisti, invece, elaborarono una tecnica pittorica in grado di riprodurre la percezione visiva del reale, nella quale i contorni non sono mai netti e i colori, colpiti dalla luce, appaiono vivi, spesso cangianti.

Il procedimento si fondava sulla stesura di brevi pennellate di pigmento puro, che giustapponevano perlopiù colori primari (rosso, giallo e blu), mettendoli in contrasto con i complementari (verde, viola, arancio ecc.): ne risultava un’immagine rozza e frammentaria se analizzata da vicino, ma straordinariamente efficace dalla consueta distanza d’osservazione, caratterizzata da una luminosità più accesa di quella solitamente prodotta mescolando i colori prima di applicarli alla tela.

FONTI: ENCARTA, CAPOLAVORI DELLA PITTURA

Un’opera d’arte al mese #3: Il viandante sul mare di nebbia

Terzo appuntamento con la nostra rubrica artistica. Chi ha perso i primi due articoli, li trova rispettivamente qui (Lo stagno delle ninfee) e qui (La colazione dei canottieri).

Oggi parliamo di un dipinto che è stato scelto come copertina del romanzo Cime tempestose di Emily Brönte nell’edizione Einaudi (se siete interessati alla mia recensione del suddetto romanzo, la trovate qui).

 

Titolo del dipinto

Il viandante sul mare di nebbia

Artista

Caspar David Friedrich

Anno di realizzazione

1818

Dimensioni

98 x 74 cm

Tecnica

Olio su tela

Dove si trova

Hamburger Kunsthalle, Amburgo, Germania

Curiosità

Negli anni Quaranta alcuni registi di Hollywood, tra cui Walt Disney, trassero ispirazione dai dipinti drammatici di Friedrich per i propri film. Ritenevano che i paesaggi dell’artista evocassero molti dei sentimenti che cercavano di trasmettere: soggezione, stupore e spiritualità; il contrasto tra individuo e infinito; il ciclo della vita e del tempo.

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Il dipinto

Il viandante sul mare di nebbia  raffigura un paesaggio di estrema bellezza e drammaticità. Una figura solitaria è in piedi su un precipizio aggettante su montagne coperte di nebbia. La vista è mozzafiato grazie alla mescolanza luminescente di tenui blu, grigi, viola e gialli sopra un manto mutevole di nebbia. La sensazione di isolamento del viandante è accentuata dalla visuale posteriore della sua figura, sebbene essa sia il centro verso cui converge ogni elemento del dipinto.

L’anima dell’opera è, nonostante la maestosità, malinconica, come del resto molti dipinti di Friedrich. Numerosi critici hanno attribuito questo sentimento persistente nell’artista alle perdite subite da lui durante l’infanzia.

 

L’artista

The Painter Caspar David Friedrich (1774-1840) (oil on canvas)

Caspar David Friedrich (Greifswald 1774 – Dresda 1840) fu un pittore tedesco. Importante rappresentante del romanticismo, fu autore di grandiosi paesaggi e di marine che rivelano non solo un’attenta osservazione della natura, ma anche un’intenzione allegorica.

Dopo gli studi all’Accademia di Copenaghen, nel 1798 si stabilì a Dresda, dove aderì a un circolo artistico e letterario permeato di ideali romantici. I suoi disegni giovanili, a matita e seppia, dal tratto preciso, ritraggono scenari che diventeranno ricorrenti nella sua produzione: spiagge sassose, distese piatte e brulle, catene montuose che si susseguono a perdita d’occhio, alberi che si innalzano verso il cielo. Gradatamente tuttavia Friedrich abbandonò la precisione documentaristica delle prime opere a favore di una maggiore efficacia comunicativa, trasferendo nel paesaggio naturale emozioni e sensazioni.

Tra i dipinti a olio, La Croce sulle montagne (1807 ca., Gemäldegalerie, Dresda) è esempio significativo del suo stile maturo, e costituisce un’ardita innovazione rispetto alla pittura religiosa tradizionale. Secondo quanto rivela lo stesso Friedrich in alcuni scritti, tutti gli elementi di questa composizione hanno significati simbolici: i colori freddi e acidi, la luce chiara e i profili secchi, tutto concorre a suggerire la sensazione di malinconia, isolamento e impotenza che investe l’uomo di fronte alle forze minacciose della natura. Simili elementi si ritrovano in altri suoi dipinti, considerati tipici esempi del romanticismo tedesco figurativo, come Il viandante sul mare di nebbia (1818) e il Naufragio della ‘Speranza’ (1823-24). Docente all’Accademia di Dresda, Friedrich influenzò grandemente i giovani pittori romantici tedeschi.

 

La corrente artistica

Il Romanticismo fu un movimento europeo e statunitense che coinvolse il mondo artistico e culturale in un periodo che spazia, molto approssimativamente, tra il 1800 e il 1850.

Per quanto non possa essere identificato con un singolo stile, con una tecnica particolare o un atteggiamento univoco da parte dei suoi esponenti, si può dire che il romanticismo fu in generale caratterizzato da un approccio soggettivo al fatto artistico, dall’intento di esprimere attraverso l’opera emozioni e sentimenti, attingendo a una vivida immaginazione o a una dimensione onirica e visionaria. Tanto l’arte classica e neoclassica, che dominò i decenni precedenti, appariva improntata a equilibrio e sobrietà, compiuta e lineare nelle forme e nelle composizioni, tanto quella romantica privilegiò rappresentazioni fortemente suggestive, in cui venivano trasposte sensazioni intense e inquietudini spirituali o mistiche.

Nella difficoltà di trovare una definizione univoca ed esaustiva, molti critici e artisti misero in luce di volta in volta gli aspetti che consideravano maggiormente caratterizzanti: lo scrittore tedesco E.T.A. Hoffmann, ad esempio, affermò che la vera essenza del romanticismo non era che “brama d’infinito”. Nella scelta dei soggetti, gli artisti romantici mostrarono una profonda attrazione per la natura, soprattutto per i suoi aspetti selvaggi e misteriosi; e in generale si rivolsero a soggetti esotici, malinconici o melodrammatici, atti a evocare terrore o emozioni violente, coinvolgenti.

Fonti: Capolavori della pittura, Encarta

Un’opera d’arte al mese #2: La colazione dei canottieri

Salve amici,

oggi vi auguro buon Natale con il secondo appuntamento della rubrica Un’opera d’arte al mese. Ho scelto per l’occasione un quadro che trasmette l’allegria dei conviti e delle atmosfere di festa. Chi ha perso il primo appuntamento (Lo stagno delle ninfee di Monet) e l’introduzione alla rubrica, trova tutto qui.

 

Titolo del dipinto

La colazione dei canottieri

Artista

Pierre-Auguste Renoir

Anno di realizzazione

1881

Dimensioni

130 x 173 cm

Tecnica

Olio su tela

Dove si trova

Phillips Collection, Washington, D.C.

Curiosità

La ragazza che nel quadro è seduta al tavolo e gioca con il cane è Aline Charigot, conosciuta da Renoir nel 1880. Sebbene lui avesse vent’anni più di lei nel 1890 i due si sposarono e negli anni successivi ebbero tre figli. Uno di questi, Jean, divenne uno dei più grandi registi di tutti i tempi.

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Il dipinto

Il dipinto del movimento impressionista che meglio esprime la joie de vivre, è probabilmente La colazione dei canottieri. L’opera raffigura la gaia scena di un gruppo di amici che si godono il giorno libero in compagnia. Il dipinto accosta alcuni elementi del nuovo stile di vita parigino: l’allegria delle domeniche estive unita alla mescolanza di classi sociali diverse in armonia tra loro. Sono presenti infatti una cucitrice, un’attrice, un collezionista aristocratico, due canottieri e un uomo ricco che, così insieme, sembrano rappresentare l’ideale francese di libertà, uguaglianza e fraternità.

La colazione dei canottieri è l’opera successiva a un’altra, Ballo al Moulin de la Galette. Quest’ultima fu realizzata due anni prima secondo il vero stile impressionista: sul luogo, all’aria aperta e con pennellate molto veloci. La delusione per la pittura all’aria aperta e le pesanti critiche ricevute indussero Renoir a modificare leggermente il proprio stile. La colazione dei canottieri infatti è stata dipinta all’interno e le figure sono tracciate in maniera più decisa.

 

 

L’autore

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Pierre-Auguste Renoir (Limoges 1841 – Cagnes-sur-Mer 1919), pittore francese, tra le figure principali del movimento impressionista. Nato da padre sarto e madre operaia, si formò come decoratore a Parigi, dove la famiglia si era trasferita, occupandosi dapprima di porcellane, quindi di ventagli e tessuti.

Nel 1862 si iscrisse all’Ecole des Beaux-Arts, seguendo i corsi del pittore svizzero Charles Gleyre; presso lo studio di quest’ultimo conobbe Claude Monet, che insieme a Gustave Courbet esercitò una profonda influenza sui suoi esordi pittorici. Negli anni seguenti strinse amicizia con Alfred Sisley, Frédéric Bazille, Camille Pissarro, ed entrò in contatto con importanti esponenti del mondo culturale parigino quali Zola, Huysmans, Baudelaire, Nadar. Studiò con impegno e passione i maestri del passato, copiando le loro opere al Louvre (predilesse Fragonard, Boucher, Watteau, maestri della luce e dell’uso sensuale del colore), e guardò con interesse ai grandi contemporanei, in particolare a Eugène Delacroix e a Jean-Auguste-Dominique Ingres.

GLI ESORDI

Accolto per la prima volta al Salon nel 1864 con Esmeralda che danza, opera non lontana dai canoni accademici, passò presto a una più decisa sperimentazione pittorica, dipingendo en plein air nella foresta di Fontainebleau insieme agli amici che più tardi saranno riconosciuti come impressionisti. La prima testimonianza significativa di questa ricerca pittorica è La locanda di Mère Anthony, una scena d’interno, nella quale si ravvisa il modello di Courbet e Diaz de la Peña; seguirono i paesaggi e i soggetti all’aperto sui quali si cimentava insieme a Monet, come La Grenouillère (1869, in tre versioni: Nationalmuseum, Stoccolma; collezione Reinhart, Winterthur; Museo Puškin, Mosca) e Vele ad Argenteuil (1874, Museum of Art, Portland).

Nel 1874 Renoir partecipò alla prima mostra della neonata Société Anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveurs, allestita nello studio del fotografo Nadar, insieme a Monet, Degas, Sisley, Cézanne, Morisot, Boudin, Pissarro; mostra che passò alla storia come la prima esposizione degli impressionisti; tra le sue tele spiccava Il palco, conservato presso le Courtauld Institute Galleries di Londra. L’esposizione inaugurò il periodo delle sue opere più celebri, tra cui Le Moulin de la Galette (1876, Musée d’Orsay, Parigi), eseguita en plein air, straordinaria per i vibranti effetti di luce che definiscono il movimento del ballo e la vivacità della folla.

IMPRESSIONISMO E TRADIZIONE

Parallelamente alla sua produzione impressionista, Renoir continuò a praticare una pittura per molti versi più tradizionale, nella quale un ruolo fondamentale è ancora riservato alla linea e al disegno, pur non disgiunti da una sapiente sperimentazione sul colore. Grande successo riscosse il pittore presso la borghesia parigina con il genere del ritratto: tra le tele più celebri, vanno ricordate Madame Georges Charpentier con i figli (1878, Metropolitan Museum of Art, New York) e Jeanne Samary (1879, Musée d’Orsay), entrambe ammesse ai Salon ufficiali.

Gli anni Ottanta, inaugurati con la famosa Colazione dei canottieri (1880-81, Philips Collection, New York), furono per Renoir anni di viaggi, di scoperte e di conferme. Fu in Algeria e poi in Italia, dove rimase folgorato dall’eleganza e dall’equilibrio di Raffaello. Quindi nel 1887 terminò la tela Le grandi bagnanti (1884-1887, Museum of Art, Philadelphia), accolta all’esposizione internazionale di Georges Petit: eseguita in studio, l’opera segna la netta presa di distanza dalla tecnica impressionista, proponendo un deciso recupero della linea, del contorno preciso, della forma classicheggiante riletta in chiave decorativa. Nel 1892 la grande retrospettiva delle opere di Renoir organizzata da Durand-Ruel attestava l’enorme riconoscimento di cui ormai godeva l’artista.

Negli ultimi vent’anni della sua vita, Renoir, colpito dall’artrite, continuò comunque a dipingere facendosi legare il pennello alla mano. La sua ricerca stilistica proseguì instancabilmente, alternando una tendenza idealizzante, in cui si avverte il richiamo a Ingres (espressa soprattutto nei nudi), a un appassionato studio sul colore, nel quale un ruolo fondamentale ebbe la riflessione su Tiziano. Le ultime Bagnanti (1918-19, Musée d’Orsay, Parigi) sono considerate, per resa plastica e attenzione alla materia cromatica, un’anticipazione del filone “classico” del Novecento, di cui furono interpreti, tra gli altri, Pablo Picasso e Giorgio de Chirico.

La corrente artistica

L’Impressionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, nata dal rifiuto delle tradizioni pittoriche e scultorie contemporanee, a soggetto classico o sentimentale, e dello stile promosso dall’Accademia di belle arti di Parigi, tecnicamente meticoloso e incentrato sul lavoro in studio. Per estensione, il termine “impressionismo” è stato applicato anche a certa produzione musicale dell’inizio del XX secolo. Tra i principali pittori impressionisti si ricordano Edgar Degas, Claude Monet, Berthe Morisot, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley e Jean-Frédéric Bazille.

I FONDAMENTI DELL’IMPRESSIONISMO

Tradizionalmente l’Accademia imponeva le direttive alle quali tutta l’arte francese avrebbe dovuto uniformarsi e allestiva le esposizioni del Salon di Parigi, organo ufficiale della promozione artistica e della formazione del gusto. Gli impressionisti rifiutarono questi dettami e queste costrizioni, preferendo ispirarsi alla natura e alla vita quotidiana piuttosto che alla classicità o alla storia aulica, e rigettando d’altra parte anche il sentimentalismo tardoromantico (vedi Romanticismo) allora in voga. Scelsero di lavorare all’aperto anziché in studio, interessandosi principalmente agli effetti della luce naturale.

Se la pratica accademica si fondava sull’accuratezza del disegno, la precisa descrizione dei dettagli, la perfetta definizione delle forme attraverso sfumature di colore e chiaroscuro, gli impressionisti, invece, elaborarono una tecnica pittorica in grado di riprodurre la percezione visiva del reale, nella quale i contorni non sono mai netti e i colori, colpiti dalla luce, appaiono vivi, spesso cangianti.

Il procedimento si fondava sulla stesura di brevi pennellate di pigmento puro, che giustapponevano perlopiù colori primari (rosso, giallo e blu), mettendoli in contrasto con i complementari (verde, viola, arancio ecc.): ne risultava un’immagine rozza e frammentaria se analizzata da vicino, ma straordinariamente efficace dalla consueta distanza d’osservazione, caratterizzata da una luminosità più accesa di quella solitamente prodotta mescolando i colori prima di applicarli alla tela.

FONTI: ENCARTA, CAPOLAVORI DELLA PITTURA

Quarta edizione del Festival dell’Immagine: “Alla scoperta del centro storico”

Salve amici, oggi vi parlo di un festival artistico che si tiene nella mia città.

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L’Associazione Un’altra Martina presenta la quarta edizione del Festival dell’Immagine. Anno dopo anno essa raccoglie sempre più artisti e spettatori. Il tema di quest’anno mi è particolarmente caro: Alla scoperta del centro storico. Il centro storico di Martina Franca, a cui come ben sapete dedico un’intera rubrica qui sul blog – Pillole di arte martinese – è un’esplosione d’arte che merita di essere ammirata e valorizzata.

Partecipate in tanti. Per info cliccate qui.

Parliamo d’arte

Amici, oggi voglio parlarvi di un giovane e talentuoso artista: Davide Cristofaro.

Conoscevo Davide Cristofaro di “vista” praticamente da anni, giacché eravamo residenti nella stessa via.

È stato però all’esposizione del Festival internazionale delle emozioni 2012, organizzato dall’associazione culturale Artemozioni, che ho visto un quadro che mi ha profondamente colpita. Avete presente quando osservando un’opera d’arte, vi sembri che quella sia stata creata apposta per voi, per comunicare qualcosa proprio alla vostra anima? Ecco, questo è ciò che ha fatto esattamente il quadro che avevo davanti. Lessi il nome dell’artista, ma in un primo momento pensai di non conoscerlo. Poi però scoprii che si trattava proprio del ragazzo semplice e gentile che avevo incrociato tante volte per strada. L’opera in questione era questa:

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“LAURE” Ogni Giorno Felicità Mixed on Canvas cm. 80 X 80 Anno 2012 Davide Cristofaro © Copyright – All Rights Reserved.

Ma l’arte di Davide Cristofaro non si ferma alla pittura – che pur spazia tra sacro e profano – : egli infatti si destreggia con innata abilità con ogni creazione che riguarda il colore, pittura o creazione e colorazione di abiti e tessuti.

Come riportato sulla sua biografia: “Il colore mi possiede, non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento… Io e il Colore siamo tutt’uno…”

Personalmente ho sempre provato attrazione per ogni genere di forma d’arte, ne sono affascinata. Credo che ogni artista in sé abbia una sensibilità particolare, un modo “diverso” di vedere le cose, una prospettiva rispetto alla realtà di tutti giorni che gli fa cogliere il senso al di là dell’apparenza, portando in primo piano ciò che altrimenti sarebbe rimasto in un cantuccio, muto e quieto, ma che in realtà può profondamente emozionare. È questo che fa Davide Cristofaro: la sua personalità artistica, giustamente definita “poliedrica”, estrapola dal comune ciò che è incredibile, per regalarlo poi all’umanità attraverso creazioni originali e colorate, che di certo restano nella memoria.

Dunque una sorta di “missione” la sua, che vede partecipe in primo piano l’osservatore. Pure gli animi più seri e razionali proveranno un’emozione accostandosi alle opere di Davide Cristofaro.

Un talento così puro e reale, forte e palpitante, raro di questi tempi e così prezioso. Un artista poliedrico appunto, che tanto ha da dare, tanto da dimostrare, da regalare al mondo.

Sito di Davide Cristofaro: http://davidecristofaroartista.weebly.com/