“Tutto quello che devi sapere per pubblicare (e vendere) il tuo e-book” di Alberto Forni

Cari followers, come sapete l’attenzione mia e di questo blog si sta spostando sempre più verso le pubblicazioni degli autori “sconosciuti”. Spesso questi autori, demoralizzati dalle politiche dell’editoria tradizionale, si affidano a forme di pubblicazione nuove, alternative, come il self-publishing e la distribuzione digitale. Internet è senz’altro un potente mezzo di comunicazione e divulgazione, tuttavia bisogna anche “imparare” come usarlo, come ottimizzare le sue risorse per raggiungere i propri obiettivi. A questo proposito oggi vi presento la guida Tutto quello che devi sapere per pubblicare (e vendere) il tuo e-book scritta da Alberto Forni, scrittore e giornalista.

Tutto quello che devi sapere (White-Low)

I contenuti

Che cos’è il self-publishing? È solo un campo giochi per scrittori incompresi o l’ultimo passo di una rivoluzione dell’editoria iniziata vent’anni fa con il desktop publishing? 
Oggi, chiunque può pubblicare un e-book e andare alla ricerca di potenziali lettori. E per quanto il successo non sia alla portata di tutti, le potenzialità rimangono. 
Questa guida affronta molti degli aspetti legati all’autopubblicazione, a partire dalla realizzazione tecnica di un libro elettronico fino alla sua promozione. Perché se a uno scrittore tradizionale è richiesto solo di saper scrivere (o al limite, in qualche occasione, di saper anche parlare di ciò che scrive), uno scrittore “indipendente” deve essere in grado di correggere e formattare il proprio testo, creare una copertina, scegliere il “giusto” prezzo da applicare al libro o i canali attraverso cui distribuirlo, deve conoscere bene il funzionamento degli store digitali e magari avere anche qualche nozione di base sui principali aspetti fiscali o i meccanismi dei motori di ricerca. Senza contare l’impegno richiesto per la promozione, che rischia di diventare un’attività parallela. 
Insomma, diventare editori di se stessi può anche sembrare un’idea entusiasmante, ma richiede senza dubbio molta applicazione. La strada del self-publishing può essere ricca di soddisfazioni, ma è necessario comprendere a fondo i meccanismi di un ecosistema che si trova ancora in una fase pionieristica e le cui regole vengono ridefinite di continuo. Chi pensa che basti rendere disponibile il proprio e-book su qualche sito per venderne migliaia di copie, non si comporta diversamente da chi invia un dattiloscritto a un editore e si aspetta che a stretto giro di posta gli arrivi un contratto di pubblicazione. 
È vero, come insegnano le storie di successo degli autori self-published d’oltreoceano, che la ricetta è molto semplice: basta scrivere un buon libro e saperlo promuovere. Ma come ogni buon cuoco sa, a volte sono proprio le ricette più semplici a rivelarsi le più difficili.

Alcuni degli argomenti trattati:

    • La formattazione del testo
    • Indice del libro e indice di navigazione
    • Creare una copertina
    • Scegliere il “giusto” prezzo
    • DRM e diritto d’autore
    • Come ottenere un codice ISBN
    • Presentare al meglio il proprio libro
    • Conoscere Amazon: il programma KDP Select, le recensioni, il codice segreto della formattazione
    • Smashwords e altri store digitali
    • Aspetti fiscali nazionali e internazionali
    • Print on demand
    • Promuovere un libro nell’era digitale
    • Storie di successo

L’autore

Alberto Forni è nato a Bologna di venerdì 17 ma non è scaramantico. Per Stampa Alternativa ha curato il millelire Scrittrice precoce a pochi mesi scriveva il suo nome e il volume Mondo Hacker 1.0. Ha pubblicato la raccolta di racconti Avanti Veloce – Cronache da un mondo pop (Fernandel, Baldini&Castoldi). È stato uno degli autori della trasmissione radiofonica Dispenser di Radio 2 e di quella televisiva Viva la crisi di Rai 3. Scrive su Wired, T3 e Flair. È autore di Fascetta Nera, il blog dedicato alle fascette dei libri, una selezione delle quali viene anche ospitata settimanalmente dalla rivista online di letteratura Satisfiction e del sito iltuoebook.it che si occupa di editoria digitale e self-publishing.

Facciamo quattro chiacchiere direttamente con lui.

  • Ciao Alberto, benvenuto. Dalla tua ricca biografia notiamo come tu sia da tempo nel campo dell’editoria. È lecito e assolutamente appropriato sentirsi rasserenati dal fatto che la tua guida Tutto quello che devi sapere per pubblicare (e vendere) il tuo e-book si basa sulle solide fondamenta dell’esperienza. Rompiamo il ghiaccio e facciamoci un po’ i fatti tuoi: vuoi raccontarci un aneddoto particolare della tua carriera o l’esperienza che più ti ha segnato, insegnato, cambiato o fatto arrabbiare?

Grazie a te per ospitarmi (lo scambio di convenevoli, come inizio, non è male: manca solo il tè con i pasticcini). Ovviamente come per tutti (come per tutti quelli “vecchi” intendo), ci sono molte esperienze che nel corso del tempo si rivelano importanti o comunque formative. Di sicuro non posso dimenticare le prime cose che ho fatto in ambito editoriale. Ad esempio collaborare con Stampa Alternativa e con il suo editore, Marcello Baraghini, dopo che per tutta l’adolescenza i suoi libri erano stati un punto di riferimento era qualcosa capace di darmi le vertigini. Poi sono molto orgoglioso di essere stato per dieci anni fra gli autori del programma radiofonico di Radio 2, Dispenser. È stata una cosa davvero molto importante per me, che è andata al di là del semplice aspetto professionale, perché è stata in grado di gettare una luce diversa su tutto quello che avevo fatto prima, è riuscita a dargli un senso molto concreto.

  • Parliamo adesso dei tuoi scritti. A parte Tutto quello che devi sapere per pubblicare (e vendere) il tuo e-book hai pubblicato altri lavori dai titoli curiosi e mai scontati. Questo mi fa pensare che sei uno scrittore “giovane” dal punto di vista letterario, ironico ma anche profondamente riflessivo, caratteristiche che insieme danno una spinta in più. Accennaci qualcosa sulle tue opere: di cosa ti piace scrivere e come? Il modo in cui lo fai secondo te fa in modo che gli scritti vengano percepiti in maniera diversa dai lettori?

Io so scrivere. E non lo dico nel senso che sono capace di scrivere o sono bravo a scrivere, ma nel senso che io so fare quella cosa lì. Comunque la faccia, bene o male o così e così, io principalmente nella mia vita so fare quella cosa lì. Anche qualcos’altro, è vero, smanetto coi computer e sono bravo nei lavoretti manuali tipo quelli di casa, ma fondamentalmente so fare quello. E non è niente di speciale; è bello, a volte mi piace da impazzire, ma non è meglio né peggio di tante altre cose, e qualche volta tirare lo stucco perfettissimo e liscissimo sui muri mi ha dato tante soddisfazioni anche lui. Io, quindi, so scrivere. Ho scritto per la radio, tanto. Ho scritto per la televisione, poco. Ho scritto per i giornali, abbastanza. E ho scritto anche narrativa. Ma quello con la narrativa è un rapporto strano, neanche di odio e amore, ma proprio di una cosa che c’è sempre stata, anche quando non c’era ancora stata, e che a volte se ne va ma poi ritorna. Nel 1998 ho pubblicato il mio primo libro di narrativa, una raccolta di racconti, con un piccolo ma significativo editore di Ravenna: Fernandel. Nel 2001 la Baldini&Castoldi ha acquistato il libro e l’ha ripubblicato. Io, dal 2002 al 2012, non ho scritto una sola riga di narrativa. E non è un modo di dire per dire che ho scritto due racconti o uno. Non una riga. Non una. Non un “Gianni si alzò alle sette del mattino”. Neanche quello. Facevo altro, mi bastava, non avevo niente da dire, comunque scrivevo, altro ma scrivevo. Poi nel 2012 mi è ritornata la voglia di scrivere narrativa. Perché dovevo sfidarmi, perché volevo vedere a che punto stavo, perché sentivo la necessità di raccontare una storia che avevo in testa da anni, perché volevo potermi dire che alla fine quel romanzo che da anni, decenni ormai, mi dicevo che avrei scritto, alla fine, quel romanzo, l’avevo scritto. L’ho chiamato Seguirà buffet e dopo un paio di rifiuti editoriali e qualche silenzio ho deciso di pubblicarmelo da solo. Non ho più cuore per la questua, mischiarmi non m’interessa, o non ne ho voglia, o comunque non ne sono capace. E in ogni caso non cambia niente. A questo punto non cambia davvero. Io quello so fare. Io so scrivere. Dopo vediamo.

  • Il tuo blog non è uno dei soliti blog. L’inserimento delle “fascette” è assolutamente originale e, quando ti ci metti, persino irriverente. Ma ben sappiamo che un po’ di sana “sfida” può solo far bene. Come ti è venuta l’idea delle fascette? Cosa c’è dietro questa scelta? Quale messaggio?

L’idea è nata circa un anno fa in maniera estemporanea di fronte all’ennesima “sparata” in copertina. Ho deciso quindi di mettere in piedi un blog giocando un po’ sull’effetto “accumulazione”. Il nome, Fascetta Nera, ha fatto storcere la bocca a più di una persona ma ovviamente l’aspetto politico non c’entra niente, è solo un gioco di parole, è la prima idea che mi è venuta in mente. Il blog ha avuto subito un certo successo, tanto che diversi quotidiani, da Repubblica a Il Giornale, ne hanno parlato. Oltre alle fascette, il blog si occupa anche di marketing editoriale, sempre con un occhio cinico però, perché essendo io persona precisa e puntigliosa e il mondo dell’editoria pieno di cialtronate, le due cose, come puoi ben immaginare, finiscono per scontrarsi.

  • Cosa puoi dirci del sito iltuoebook.it che hai lanciato da poco? È un luogo virtuale dove condividere i propri libri in versione digitale, dove scrivere recensioni, chiedere consigli oppure ha le funzioni di un editore digitale?

Il sito, il cui motto è “Idee per scrittori indipendenti”, aspira a diventare un punto di riferimento per gli autori self-published e offre una serie di servizi e strumenti che al momento mi sembra che manchino, almeno in Italia. C’è un blog dedicato a tutto quello che riguarda il self-publishing e l’editoria digitale, dove traduco soprattutto articoli e interviste straniere; una sezione dedicata agli e-book gratuiti nella quale gli autori possono segnalare le loro promozioni; una sezione chiamata Incipit con alcuni consigli per neofiti e una parte, diciamo così, “commerciale” nella quale offro servizi tecnici come correzione di bozze, creazione di e-book, realizzazione di copertine e via dicendo. In generale però non mi interessa fare l’editore digitale, giudicare qualità e commerciabilità dei testi altrui, perché mi sembra che la grande lezione del self-publishing sia proprio quella che alla fine è il mercato, cioè i lettori, il vero giudice. Io sono da sempre un sostenitore dell’autoproduzione, fin dai primi anni Novanta quando sull’onda del desktop publishing acquistai un computer, uno scanner e una stampante laser per farmi una rivistina musicale in casa. Adesso, il fatto che uno il proprio prodotto lo possa non solo realizzare, ma anche distribuire e vendere mi sembra un fatto straordinario, una rivoluzione epocale. Il livello delle autoproduzioni deve però crescere. Ti faccio un esempio personale: anche io ho provato a realizzare da solo le copertine degli e-book (alcune novità e alcune ristampe) che ho pubblicato di recente su Amazon. Eppure, nonostante non partissi proprio da zero, quello che è venuto fuori era chiaramente dilettantesco. Magari non un disastro, ma comunque una cosa che si capisce che ti sei messo lì con Photoshop e hai fatto due scritte su una foto. Alla fine mi sono rivolto a un professionista (che ho poi coinvolto nel progetto del sito) e mi sembra che i risultati siano piuttosto apprezzabili. Giudicate voi cliccando qui.

  • Veniamo ora alla tua guida Tutto quello che devi sapere per pubblicare (e vendere) il tuo e-book. Essendomi anch’io avventurata nella pubblicazione e distribuzione di un libro in formato digitale, l’argomento mi incuriosisce particolarmente. Lo stesso vale inoltre per centinaia di scrittori che amano ora definirsi self-publishers. Sappiamo però che non è tutto oro quello che luccica: il web ha aperto a tutti le porte della pubblicazione, ma bisogna tenere gli occhi aperti e diventare oltre che autori anche editori di se stessi, grafici e promotori. Certamente compiti non facili, soprattutto per i “profani”. Nel tuo libro affronti tutti gli aspetti dell’autopubblicazione. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro? L’altruismo – in senso lato -, nel tentativo di consigliare e aiutare coloro che dovrebbero essere il futuro della letteratura? O forse ragioni più personali, basate magari su esperienze pregresse positive o meno? Quali sono le tue fonti per le caratteristiche che non dipendono dal singolo, quali gli aspetti fiscali?

Mi sono avvicinato al self-publishing più o meno un anno fa.  Curiosamente però non ho pensato di pubblicare (o ripubblicare) qualche mio testo di narrativa. Non so il motivo, un po’ ho pensato che non gliene fregasse niente a nessuno (il che è probabilmente vero), un po’ che il mercato italiano non fosse ancora maturo (cosa, anche questa, vera). Ho deciso invece di confrontarmi direttamente col mercato anglosassone e ho pubblicato in inglese un libro di aforismi e uno di ricette di pasta. I libri sono andati benino, ho venduto delle copie, ho avuto qualche soddisfazione – anche qualche frustrazione a essere sinceri – ma soprattutto ho avuto modo di confrontarmi con quella realtà, di farmi promozione su quel mercato, di affrontare una serie di aspetti pratici come ad esempio quello della fiscalità e del problema della doppia tassazione per i redditi che provengono dagli Stati Uniti. In più mi sono documentato leggendo diversi manuali sull’argomento, alcuni dei quali fatti molto bene. Alla fine mi sono reso conto che in Italia, una guida del genere, ancora non esisteva. Così ho deciso di farla io. Mi sembrava un progetto interessante, in cui impegnarmi per qualche tempo. Adesso, ovviamente, spero che possa essere utile a tutti quelli che si avvicinano a questa realtà, che possa aiutarli a capire quali sono i passi da fare, le cose da evitare. Io credo di aver fatto un buon lavoro, ma sono i lettori a dover giudicare. Posso solo dire che credo così tanto in questa guida, che se qualcuno dovesse rimanere insoddisfatto sono disposto a restituirgli quello che ha speso. Oppure a offrirgli una pizza. Più di così…

  • Se dovessi pubblicare un romanzo in e-book nell’odierno panorama italiano – indipendentemente dalle tue preferenze personali e stilistiche – quale genere sceglieresti? Quale secondo te potrebbe avere successo? Di quale invece – di contro, forse – avrebbe bisogno la letteratura?

Mi spiace molto di non essere portato per la narrativa di genere, più di una volta ho pensato di fare qualche tentativo ma alla fine non credo davvero di essere in grado. Mi spiace perché l’unica narrativa che ha successo nel mondo del self-publishing è ovviamente quella di genere. Quindi thriller, gialli, fantasy, tantissimo romance, adesso anche erotica (che però è molto osteggiato sul puritano mercato statunitense, al punto che molti siti si rifiutano di segnalare libri di quel genere), un po’ di fantascienza, insomma i genere letterari classici. Personalmente mi piacerebbe scrivere una storia ambientata in un futuro distopico, non è particolarmente originale ma niente sulla carta lo è, l’originalità alla fine bisogna mettercela in proprio. Se invece dovessi puntare su un genere punterei sul romance, le donne sono grandi lettrici e le storie d’amore funzionano sempre e sempre si possono reinventare. Per fare un paragone mi viene in mente un film come Il lato positivo-Silver Linings Playbook, che da un certo punto di vista non ha niente di particolarmente nuovo ma alla fine, per merito della qualità: della recitazione, dei dialoghi, di tutto, si rivela un ottimo film. Penso che la letteratura di genere sia un po’ la stessa cosa: la storia è importante, ma è la qualità della scrittura a fare la differenza.

  • Secondo te, al giorno d’oggi, le politiche editoriali seguono logiche dettate solo dal denaro? O esistono editori medio-grandi che perseguono ancora il fine più nobile dell’editoria ossia diffondere la letteratura autentica?

Penso che la stragrande maggioranza delle persone che lavora nell’editoria ami i libri e la lettura e speri sempre di riuscire a estrarre dalla pila dei manoscritti un testo sorprendente. Però l’industria editoriale è l’industria editoriale. Ed è un’industria che va sempre peggio e ha davanti anni molto difficili. Alla fine, purtroppo, il suo fine è fare profitti e non difendere la letteratura. Mi sembra che le case editrici siano arrivate a un punto in cui, per ragioni economiche, fanno sempre più fatica persino a difendere quegli autori in cui credono e che purtroppo non ottengono grossi riscontri commerciali. Certo, per uno scrittore poi c’è l’indotto – almeno finché continuerà a esserci – i pezzi sui giornali, le collaborazione, i gettoni di presenza, le consulenze, i corsi di scrittura; in fondo la cosa positiva è che pubblicare un libro in maniera tradizionale dà ancora una certa visibilità, altrimenti visto che siamo arrivati al punto in cui vendere 5000 copie è considerato un successo, e la normalità è 1000 o forse meno, mi dici coi diritti di 1000 copie (ma anche di 5000) cosa ci fai? Non ti guadagni neanche il tempo materiale di scrivere un altro libro. Non voglio fare l’uccello del malaugurio ma credo che andando avanti così nel giro di qualche anno sopravvivrà solo la letteratura di genere, cioè il concetto di libro come passatempo, come entertainment, e forse bisognerà pure ritenersi fortunati. Ho paura che l’attività di scrittore, diciamo così, “generalista”, stia diventando sempre più un patrimonio di chi può permetterselo economicamente, o comunque svolge un altro lavoro per mantenersi, ed è un peccato perché col tempo potrebbero venire a mancare gli scrittori che raccontano la società. Ma forse la gente non vuole più farsi raccontare la società dagli scrittori, la vuole desumere per impressioni fugaci e a largo raggio da Facebook o da Twitter o da Call of Duty, e non dico questo in senso spregiativo o snob, mi limito a sottolineare un dato di fatto. Poi anche gli scrittori e l’industria editoriale hanno la loro parte di colpa, ma quello è un altro discorso.

  • Uno o più consigli che senti di dare ai giovani scrittori che si affidano al self-publishing.

Sinceramente non mi sento nella posizione di dare consigli. Dico solo di non pensare che la strada del self-publishing sia più semplice di quella tradizionale. E di offrire libri che non solo abbiano storie interessanti ma siano anche scritti e presentati in maniera impeccabile. Per quanto mi riguarda non vedo l’ora di conoscere il primo scrittore italiano autopubblicato che venderà 10mila copie. Andrò a stringergli la mano. Andrò a chiederli a lui, i consigli.

Grazie Alberto per essere stato con noi.

Vi lascio i links utili augurandovi, se scrittori alle prime armi, di fare le scelte giuste e raggiungere i vostri obiettivi.