Il coraggio di credere nella libertà. La liberazione.

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Oggi è una giornata importante e non posso non dedicare un post a ciò che essa rappresenta. La cosa spiacevole è che molta gente non ricorda nemmeno cosa è accaduto o non gli attribuisce la giusta importanza o, ancora peggio, rimpiange la dittatura fascista. Su Facebook ad esempio esistono svariate pagine inneggianti al Duce e al fascismo che contano su migliaia di fan. Alcune addirittura parlano del 25 aprile come giornata di lutto nazionale, assieme al 28 aprile, data in cui Mussolini fu giustiziato a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como. Premesso che secondo me Facebook e gli altri social network dovrebbero assolutamente impedire la costituzione di queste pagine o perlomeno eliminarle prima che si diffondano, direi che si tratta di un vero e proprio crimine contro la coscienza del nostro Paese, contro tutti coloro che hanno combattuto e pagato a caro prezzo per la liberazione.

Ma dove sta il problema? I social network costituiscono un potente mezzo di comunicazione, al punto che tramite poche frasi mirate e ad effetto si possono “reclutare” followers per questa o quell’altra ideologia.  In un periodo di crisi non solo economica ma anche morale come quello in cui ci troviamo queste azioni assumono pericolosa efficacia sfruttando appunto il bisogno della gente di un punto fermo, di qualcosa in cui credere. L’ignoranza in materia di certi argomenti può dare un’ulteriore spinta.

Come difendersi? Come reagire? Ognuno di noi dovrebbe – non solo in questi casi ma sempre – essere in grado di pensare da sé, valutare con la propria testa ed essere capace di decidere al meglio, sfuggendo le dottrine esecrabili. Dell’argomento in questione, ossia il fascismo, molti ricordano solo le nozioni scolastiche e non sanno nulla di come realmente è stata la vita della popolazione in quel periodo. Ancora una volta la memoria storica dimostra il suo valore. Ben vengano allora manifestazioni ed eventi che festeggiano la liberazione e l’attività partigiana. Leggere libri a riguardo, ascoltare testimonianze, parlarne con gli altri sono senz’altro le azioni alla base di una “lotta” alimentata da ognuno di noi. Non bisogna dare per scontato che certe cose non avverranno mai più, soprattutto come dicevo prima in periodi particolari come quello che stiamo vivendo. Alcuni infatti desiderano un governo che prenda con la forza le redini del Paese, illudendosi che una simile soluzione possa giovare all’Italia. Pensandoci bene negli ultimi anni ci sono state forme di “controllo” subdole e non apertamente dichiarate che sono riuscite a mantenere ai vertici del governo determinate persone. Le belle promesse sono soltanto specchi per allodole e, ahimè, spesso le allodole vanno in massa ad abbeverarsi a quegli specchi d’acqua marcia e putrida.

Eccovi un breve video a riguardo che, durante una discussione su Facebook, mi ha segnalato un amico.

Ora però parliamo del significato di questa festa nazionale. La liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista, nonché la caduta definitiva del fascismo. La Resistenza italiana è stata più diffusa di quanto si pensa, indipendentemente dalla fede politica. Non si dimentichi che un numero non indifferente di partigiani era apartitico, quindi lasciamo perdere critiche verso comunismo e socialismo. Attorno alle vere e proprie squadre d’azione, ruotavano altri gruppi attivi in maniera diversa ma ugualmente fondamentali, come ad esempio le SAP cittadine.

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Il popolo italiano, dapprima incantato dal personaggio del Duce, si rese gradualmente conto che le ammalianti dottrine fasciste non facevano altro che ridurre la libertà del singolo individuo e sottomettere la massa. La situazione peggiorò nel periodo della guerra. Migliaia di tragedie si consumarono in città ma anche nei piccoli centri, nelle campagne, e altrettante vite furono spezzate, in patria o ai fronti di guerra di un “impero” in realtà mai esistito.

imagesQuando i nazisti invasero l’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43, molti italiani scesero in campo. La maggior parte inesperti, ma arditi e convinti fermamente che fosse ora per la giustizia e la libertà di fare ritorno sul suolo italiano. Pensate a quanti si sono improvvisati soldati o genieri, armati di poche armi sottratte ai repubblichini o ai nazisti o recuperate dagli aviolanci alleati. Molti fuggirono sulle colline o in montagna, altri restarono in città in incognito, ma tutti rischiarono la vita ogni giorno, furono torturati e molti infine fucilati o impiccati. Sabotarono i tedeschi e i fascisti, le loro comunicazioni, armi o treni di armamenti e vettovaglie; offrirono protezione e sostentamento a ebrei.

Al giorno d’oggi, secondo voi, saremmo capaci di compiere nuovamente atti di simile coraggio e altruismo? O la vita comoda ha rammollito il corpo e surclassato lo spirito combattivo, spento la scintilla ribelle che dovrebbe brillare a ogni ingiustizia?

Oggi si festeggia la liberazione dell’Italia ma anche i nostri nonni, bisnonni che hanno offerto un grande sacrificio all’altare della libertà. Grazie soprattutto a loro.

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Un libro che racconta da vicino la Resistenza e la vita con gli occupanti nazisti è Al di là delle frontiere di Nini Wiedemann, tra l’altro una storia vera. Ma anche un saggio di Almerino Lunardon: La resistenza vadese.

Come film invece segnalo L’Agnese va a morire, Roma città aperta, La notte di San Lorenzo.

Ciò che si può e si deve fare è riflettere su ciò che è ora e su ciò che è stato e soprattutto non dimenticare.