Suite francese – Irène Némirovsky

Salve amici,

in occasione dell’uscita del film Suite francese, vi propongo la lettura del romanzo a cui è ispirato.

SUITE FRANCESE

Irène Némirovsky

Cattura

Trama

“Suite francese”, pubblicato postumo nel 2004, è l’ultimo romanzo di Irene Némirovsky, nata a Kiev nel 1903, emigrata a Parigi nel 1919, morta ad Auschwitz nel 1942. È un affresco spietato, in diretta, della disfatta francese nel giugno 1940 e dell’occupazione tedesca, in cui le tragedie della Storia si intrecciano alla vita quotidiana e ai destini individuali. È un caleidoscopio inesauribile di comportamenti condizionati dalla paura, dal sordido egoismo, dalla viltà, dall’indifferenza, dagli istinti di sopravvivenza e di sopraffazione, dall’ordinaria crudeltà, dall’ansia di amore. Con lucida indignazione ma anche con passione, Némirovsky mette a nudo le dinamiche profonde dell’esistenza umana di fronte alla prova della guerra. Perché è nei momenti di crisi che si arriva davvero, a conoscere gli altri, specchio di noi stessi. Prefazione e traduzione di Lanfranco Binni.

Recensione

Come sapete la Némirovsky è un’autrice che apprezzo molto (l’ho presentata qui) e mi fa sempre piacere leggere uno dei suoi libri.

In Suite francese non c’è solo una storia. In realtà si tratta dei primi due movimenti di quello che avrebbe dovuto essere un poema composto da cinque parti (Tempesta di giugno, Dolce, Prigionia, Battaglie, La Pace). L’autrice infatti dopo aver terminato Tempesta di giugno e Dolce viene arrestata e internata ad Auschwitz, dove muore.

Nel primo movimento, Tempesta di giugno, la Némirovsky descrive il momento del grande esodo da Parigi poco prima dell’invasione tedesca: è il caos.

Il modo in cui l’autrice intreccia vite e storie, esperienze e tragedie, è una delle sue più grandi abilità. La descrizione di dettagli e scene è così vivida e abbondante (ma non pesante) che le pagine fanno vivere al lettore l’atmosfera delle vicende, fanno letteralmente respirare l’aria che respirano i personaggi, sentire sulla pelle le stesse sensazioni. La Némirovsky è maestra nella descrizione della propria epoca attraverso un occhio critico e pungente, che mostra in maniera cruda ma non crudele le contrapposizioni di classe e le battaglie interne di ogni individuo. Storie di coraggio, dolore, passione e lotta, che trascende gli standard di genere e offre il ritratto reale di un’epoca e più generazioni, in maniera individuale ma anche collettiva.

Nel secondo movimento, Dolce, l’autrice pone l’accento su un aspetto più intimo della vita umana sebbene non tralasci mai il contesto: l’amore, la passione tra uomo e donna. Non lascia stupiti il fatto che, nel momento in cui inizia la storia d’amore che ci aspettavamo (quella tanto pubblicizzata dalla quarta e dal trailer del film) non ci si rende nemmeno conto di essere stati trasportati fin lì, perché ormai si era un tutt’uno con l’universo di personaggi creati dall’autrice, con ogni piccolo e grande dramma di ciascuno di essi. Le emozioni e le attenzioni tra i due protagonisti hanno i toni lievi, come pastelli, delle storie d’amore d’altri tempi senza perdere nulla in romanticismo e passione.

È un vero peccato che le altre parti del poema non siano state scritte, difatti non sapremo mai l’epilogo di alcune vicende presentate in Tempesta di giugno e Dolce. In ogni caso gli scritti della Némirovsky meritano sempre.

Valutazione:

4

Per quanto riguarda il film non l’ho ancora visto, ma lo farò sicuramente. Ecco il trailer:

Accadde oggi: nel 1828 nasce Lev Tolstoj

Oggi ricordiamo l’anniversario della nascita di uno dei grandi della letteratura: Lev Tolstoj.

 

Lev Tolstoj

 

La caratteristica che distingue la vera arte da quella contraffatta è una sola e indubitabile: il contagio dell’arte. […] non sarà un’opera d’arte se non suscita nell’uomo quel sentimento, completamente differente dagli altri, di gioia nell’unione spirituale con un altro (l’autore) e con altri ancora (gli ascoltatori o spettatori) che contemplano la stessa opera d’arte.

Lev-Tolstoj-

Lev Nikolaevič Tolstoj (Jasnaja Poljana, Tula 1828 – Astapovo, Rjazan 1910) fu un romanziere russo, uno dei maggiori autori della letteratura mondiale. Orfano a due anni della madre e a nove del padre, fu allevato dalla zia, che affidò la sua educazione a precettori tedeschi e francesi. Nel 1844 si iscrisse all’Università di Kazan, dove frequentò prima i corsi di lingue orientali e poi di giurisprudenza, senza tuttavia concludere gli studi. Dopo un breve quanto inefficace tentativo di migliorare le condizioni dei contadini che, in stato di servitù, lavoravano nella proprietà familiare di Jasnaja Poljana, Tolstoj si trasferì a Mosca dove prese a frequentare l’alta società, con l’ingenuo proposito, come annotava nel diario, di migliorarne i costumi.

 

Poiché i piaceri sono pochi e tutti alla fine annoiano e i desideri sono infiniti, ciò significa che per quanto un uomo sia ricco e in buona salute non sarà mai soddisfatto, anzi al contrario, più diverrà ricco più sarà annoiato, perché più numerosi sono i godimenti che uno ha e meno essi lo rallegrano.

 

Nel 1851 si unì al reggimento del fratello, di stanza nel Caucaso, esperienza che in seguito gli avrebbe dato lo spunto per il romanzo breve I cosacchi (1863), in cui il languore sofisticato di un giovane moscovita viene contrapposto al semplice vigore di chi vive in armonia con la natura. Fece tuttavia il suo esordio letterario con una trilogia autobiografica (Infanzia, 1852; Adolescenza, 1854; Giovinezza, 1856) in cui tracciava senza retorica o sentimentalismi il processo di crescita comune a ogni giovane. Il favore della critica si rinnovò con i successivi Racconti di Sebastopoli (1855-56), ritratto amaro del falso eroismo degli alti ranghi militari e dell’abnegazione coraggiosa dei soldati semplici sullo sfondo della guerra di Crimea, nella quale egli stesso combatté.

Nel 1856 Tolstoj cominciò a interessarsi di pedagogia e, durante alcuni viaggi all’estero (1857 e 1861), visitò le scuole elementari in Francia e in Germania per documentarsi e avviare un progetto educativo rivolto ai figli dei contadini di Jasnaja Poljana. Negli anni successivi al 1862 scrisse i suoi due maggiori romanzi, Guerra e pace (1865-1869) e Anna Karenina (1875-1877).

 

L’uomo ama, non perché sia suo interesse amar questo o quello, ma perché l’amore è l’essenza dell’anima sua; perché non può non amare.

 

 

Le opere

 

1852 Infanzia Racconto
1853 L’incursione Racconto
1854 Adolescenza Racconto
1855-56 Racconti di Sebastopoli Racconti
1856 Giovinezza Racconto
1859 La felicità domestica Racconto
1863 I cosacchi Romanzo
1865-69 Guerra e pace Romanzo
1875-77 Anna Karenina Romanzo
1880-82 Confessione Saggio sulla religione
1886 La morte di Ivan Il’ic Racconto
1888 La potenza delle tenebre Dramma
1887-89 La sonata a Kreutzer Racconto
1894 Il regno di Dio è in voi Saggio sulla religione
1895 Padrone e servitore Racconto
1898 Che cos’è l’arte? Saggio sull’estetica
1899 Resurrezione Romanzo

 

 

I capolavori

 

Ritenuto uno dei maggiori romanzi mai scritti, Guerra e pace è una grandiosa descrizione epica della società russa fra il 1805 e il 1815, negli anni cioè che di poco precedettero e seguirono l’invasione napoleonica. Capolavoro del realismo, fa agire centinaia di personaggi, alcuni dei quali storici, e descrive le battaglie di quegli anni, ma è soprattutto la cronaca della vita di cinque famiglie aristocratiche. I personaggi sono tratteggiati con grande concretezza e analizzati con acuta introspezione. La figura di Nataša Rostova, ad esempio, che alla vita chiede amore, matrimonio e figli, esprime la visione ottimistica dell’autore sullo scorrere della vita umana, ed esemplifica in termini narrativi la sua concezione del processo storico, secondo la quale la storia è soprattutto il risultato di forze anonime e accadimenti individuali, non il succedersi di eventi grandiosi determinati da figure carismatiche. La consapevolezza degli orrori della guerra e delle manchevolezze umane non soffoca il fondamentale ottimismo che pervade il romanzo né il suo messaggio, ispirato dalla felicità personale di Tolstoj in quegli anni creativi, che è quello di appassionato amore per la vita in tutte le sue manifestazioni.

Anna Karenina è uno dei capolavori psicologici moderni, in cui venne raggiunta una nuova compattezza narrativa. La visione esuberante di Guerra e pace cede qui a toni pessimistici e il conflitto interiore dei protagonisti rimane irrisolto. La passione adultera di Anna per il giovane ufficiale Vronskij, entro la cornice dell’alta società di San Pietroburgo, è in netto contrasto con l’amore, consacrato dal matrimonio, di Kitty e Constantin Levin, i quali impersonano la radicata convinzione di Tolstoj della superiorità della vita rurale, a contatto con la natura, rispetto al mondo urbano, fatuo e superficiale. Ciò non impedisce all’autore di manifestare profonda pietà per la sua eroina, condannata alla sofferenza e infine al suicidio per aver violato le regole sociali e morali.

 

Per quanto riguarda le trasposizioni cinematografiche dei libri di Tolstoj, ho apprezzato molto l’ultimo film su Anna Karenina (2013). L’impostazione delle scene infatti è particolare e tutti i personaggi sembrano muoversi su un palcoscenico, in un omaggio alle metafore di Tolstoj.

 

 

 

Fonte: Encarta