Il racconto dell’ancella – Margaret Atwood

 

Quanto mi piace scrivere recensioni di libri che mi sono piaciuti tanto… ebbene, oggi è il caso.

IL RACCONTO DELL’ANCELLA

Margaret Atwood

Ponte alle Grazie

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Trama

In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Le poche donne in grado di avere figli, le “ancelle”, sono costrette alla procreazione coatta, mentre le altre sono ridotte in schiavitù. Della donna che non ha più nome e ora si chiama Difred, cioè “di Fred”, il suo padrone, sappiamo che vive nella Repubblica di Gilead, e che può allontanarsi dalla casa del padrone solo una volta al mese, per andare al mercato. Le merci non sono contrassegnate dai nomi, ma solo da figure, perché alle donne non è più permesso leggere. Apparentemente rassegnata al suo destino, Difred prega di restare incinta, unica speranza di salvezza; ma non ha del tutto perso i ricordi di “prima”…

L’autrice

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Margaret Eleanor Atwood (Ottawa, 18 novembre 1939) è una poetessa, scrittrice e ambientalista canadese. Prolifica critica letteraria, femminista e attivista, è stata vincitrice del premio Arthur C. Clarke e del Premio Principe delle Asturie per la Letteratura, e soprattutto del prestigioso Booker Prize (finalista per cinque volte, vincitrice con L’assassino cieco nel 2000); è stata inoltre sette volte finalista del Governor General’s Award (Premio del Governatore Generale, un riconoscimento offerto dal Primo Ministro del Canada) vincendolo per due volte (con The Circle Game e Il racconto dell’ancella). La Atwood è considerata la scrittrice vivente di narrativa e di fantascienza (o narrativa speculativa) più premiata. Molte delle sue poesie sono ispirate a miti e fiabe, che costituiscono uno dei suoi particolari interessi fin dalla più tenera età. Ha inoltre pubblicato racconti nella rivista Playboy.
I suoi lavori hanno visto una continua e profonda preoccupazione per la civiltà occidentale e per la politica, da lei considerati ad un crescente stadio di degrado. Da La donna da mangiare a Tornare a galla fino a Il racconto dell’ancella, Vera spazzatura e altri racconti, L’ultimo degli uomini e il più recente L’anno del Diluvio, la narrativa di Margaret Atwood si presenta in una veste tormentata e visionaria, non priva però di spiragli ottimistici. La vasta cultura e l’ironia di Margaret Atwood sono due componenti fondamentali della sua opera, accompagnate quali sono da sensibili cambiamenti di stile da opera ad opera e continui rimandi sia ad episodi della vita contemporanea, sia a scrittori di epoche precedenti.

Recensione

Premessa: la quarta di copertina, su trascritta, non fa giustizia al contenuto del libro.

Mi è piaciuto. Mi è piaciuto molto. Si tratta di un romanzo distopico, ma particolare perché il punto di vista è quello femminile. Nel nuovo regime instaurato negli Stati Uniti sono infatti le donne quelle che subiscono di più. Il tema è attualissimo: la violenza sulle donne. È difatti a causa di questa violenza che il regime, una monoteocrazia estrema, trova terreno fertile per impiantarsi. L’abolizione delle libertà sessuali e la conseguente schiavitù delle donne ai fini di procreazione per impedire l’estinzione della razza bianca vengono descritte in maniera vivida. La narrazione, pur serbando un alto livello di realtà – anzi, forse proprio a ragion di quella – si presenta composta, dimessa, in prima persona. La protagonista non è un’eroina ma una donna come tante cui sono stati strappati gli affetti più cari, e che cerca, nel “nuovo” mondo, di sopravvivere in qualche modo, preservare se stessa più di qualunque altra cosa; è rassegnata, realista. Alcuni fatti quotidiani sembrano estremi, quasi impossibili da porre in essere in una società civile, eppure la storia ci insegna che anche ciò che è inumano e orribile è realmente e sistematicamente accaduto – vedi la Shoah durante la seconda guerra mondiale. Il punto di vista di Difred è limitato ai fatti che vive in prima persona, ignora le ragioni politiche e gli accadimenti bellici e, proprio per questo, risulta ancor più credibile. Credo che un grande punto di forza di questo libro siano le metafore: non poetiche, metafore delle piccole cose, della quotidianità e per questo crude, inaspettatamente vere, improvvise come uno schiaffo. Infine trovo geniale il capitolo finale, di cui non vi dico nulla per non rovinarvi la sorpresa, che spiega cosa è veramente Il racconto dell’ancella. Lettura consigliatissima.

Valutazione:

5