Un’opera d’arte al mese #10 – Il Canal Grande verso il ponte di Rialto

Salve amici,

per l’appuntamento di agosto della rubrica Un’opera d’arte al mese ho scelto un paesaggio tutto italiano.

Titolo del dipinto

Il Canal Grande verso il ponte di Rialto

Artista

Canaletto

Anno di realizzazione

1730

Dimensioni

49 x 73 cm

Tecnica

Olio su tela

Dove si trova

Museum of Fine Arts, Houston, Texas.

Curiosità

Quando re Giorgio III acquistò la collezione di Joseph Smith, nel 1762, essa comprendeva molte delle maggiori opere del Canaletto che furono conservate nella Royal Collection. Oggi ancora molte appartengono alla famiglia reale.

Il dipinto

43 Canaletto - il Canal Grande dal ponte di Rialto versco ca' Foscari

La grande maggioranza delle opere del Canaletto era indirizzata al mercato dei turisti, e questo dipinto non fa eccezione. Molte vedute erano commissionate da ricchi turistiche volevano un ricordo della città.

Il Canal Grande è l’arteria principale di Venezia. Questo ampio corso d’acqua è una sorta di specchio per i magnifici edifici della città, e crea un panorama da favola. Canaletto cercava di catturare l’animazione della città per com’era veramente. In quest’opera possiamo vedere i biglietti della lotteria venduti da un bracchino sulla banchina, e i famosi gondolieri di Venezia alla ricerca di clienti. Sono vestiti con elaborati costumi, che in genere venivano indossati per una regata. Sul lato sinistro del dipinto di possono notare diversi palazzi: il Dolfin Manin, il Bembo e l’enorme Grimani, che è ora la sede della Corte d’Appello.

L’artista

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Canaletto era il soprannome di Giovanni Antonio Canal (Venezia 1697-1768), pittore italiano, famoso per le vedute di Venezia. La sua formazione artistica fu influenzata dall’attività del padre, scenografo di cultura barocca. Fu durante un viaggio a Roma compiuto al suo seguito (1719) che il giovane cominciò a dipingere paesaggi e vedute di rovine classiche, avvicinandosi a un genere pittorico che stava in quel momento conoscendo una crescente fortuna. Principali committenti erano i nobili inglesi impegnati nel Grand Tour, il lungo viaggio attraverso le principali città europee compiuto per perfezionare la propria istruzione: quadri dedicati a monumenti famosi e scorci caratteristici delle città italiane erano infatti richiesti come preziosi souvenir da riportare in patria.

LA PRIMA PRODUZIONE VENEZIANA

A Venezia il Canaletto perfezionò la sua arte e si affermò ben presto come uno dei più noti pittori di vedute: tra i soggetti più frequenti, il Canal Grande, San Marco, scene di regate e feste sull’acqua (come l’annuale Sposalizio del mare). La sua tecnica, innestata sulla tradizione coloristica e luministica veneziana (nella quale si distinguevano le figure di Marco Ricci e Luca Carlevarijs), si arricchì di una sicura conoscenza delle regole della prospettiva e di una cura per il particolare nitido e minuzioso, che egli derivò dai fiamminghi. L’evoluzione artistica del Canaletto è segnata da tappe abbastanza scandite. Nelle opere giovanili ricorrono colori scuri e saturi, con i quali vengono rese atmosfere umide, cieli bui, scene di imminente tempesta. La propensione per i contrasti chiaroscurali si nota del resto nella produzione di acqueforti, della quale famose furono la serie di 38 vedute eseguita nei primi anni Quaranta per il mercante d’arte Joseph Smith (ora a Windsor nelle Royal Collections) e le 24 vedute conservate nella collezione del duca di Bedford a Woburn Abbey. Le opere successive denotano invece uno stile pittorico più fluido e maturo, insieme a uno spostamento d’interesse verso la rappresentazione della piena luce solare e l’uso di colori brillanti. Ne sono splendidi esempi la Regata sul Canal Grande (1735-1741, National Gallery, Londra) e il Bacino di San Marco (1735-1740, Museum of Fine Arts, Boston).

LE OPERE LONDINESI

Nel 1746, quando la guerra di successione austriaca ridusse drasticamente l’afflusso di viaggiatori inglesi a Venezia, Canaletto si trasferì a Londra. In Inghilterra, dove rimase fino al 1755, dipinse vedute del Tamigi e della campagna, adattando felicemente la sua tecnica ai soggetti e alle atmosfere del paese. Appartengono al periodo inglese il Tamigi e la City dalla Richmond House e Whitehall e il Privy Garden (entrambi del 1746, Collezione Richmond e Gordon, Goodwood).

IL RITORNO A VENEZIA

Tornato a Venezia, Canaletto continuò a godere di un cospicuo successo e a ottenere importanti riconoscimenti (nel 1763 fu nominato membro dell’Accademia), anche se la produzione degli ultimi anni pare segnare una sorta di involuzione della sua arte, con toni approssimativi e una certa ripetitività di temi. La sua opera rimase comunque fondamentale sia per i contemporanei sia per le scuole pittoriche che seguirono: fu l’indiscusso capostipite del vedutismo veneto del Settecento e il suo influsso si risente fin nella pittura di paesaggio dell’Ottocento.

Curiosità

Nel dipinto Il ponte di Walton il Canaletto si è raffigurato nei panni dell’artista seduto sullo sgabello, intento a registrare fedelmente la scena e i personaggi di fronte a lui.

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Affresco veneziano – Francesco Grimandi

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Venezia. Chi di voi non ci è ancora stato? E quanti di quelli che l’hanno visitata se ne sono innamorati?

Io ci sono stata qualche anno fa. Cominciò a piovere e dovemmo presto utilizzare le passerelle, fu un’esperienza particolare. In ogni caso non c’è niente da fare: Venezia merita e incanta.

Il libro di cui vi parlo oggi ha come ambientazione la Venezia del XVI secolo.

 

 

 

AFFRESCO VENEZIANO

Francesco Grimandi

 

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Trama

Venezia, estate 1589. Angela Moro è giovane, affascinante e intelligente. Si offre a chi può permetterselo e il ruolo di cortigiana è solo un mezzo per decidere del suo destino. Matteo Braida è un uomo semplice, energico, che lavora in un piccolo cantiere navale e non nutre particolari ambizioni. Forse per questo si sente a un passo dall’abisso. Un incontro casuale ha il potere di accendere in loro la passione, trascinandoli nella trama di un vasto e oscuro complotto. Una vicenda torbida e densa di colpi di scena. Ma anche il racconto di un amore contrastato e coinvolgente. Uno spaccato ricco di notizie e fonti storiche che vi condurrà in un mondo ineguagliabile per libertà e bellezza. 

L’autore

Francesco Grimandi, nato a Modena, classe 1970, si occupa di informatica, ma le sue passioni sono la storia e i misteri. Ha partecipato alle antologie Delos Books “365 Racconti Horror Per Un Anno”, “365 Storie D’Amore”, “365 Storie Di Natale”, e un suo racconto è presente nella raccolta “Science Fiction 70” di Writers Magazine Italia. Ha pubblicato sulle riviste W.M.I., Action, Delos Science Fiction. Il suo primo romanzo di genere avventuroso, “Affresco Veneziano”, è disponibile in formato ebook su Amazon. Non ultimo, un suo breve noir storico è apparso nei Gialli Mondadori.

Recensione

Partiamo subito dal fatto che il titolo del romanzo è assolutamente azzeccato.

L’affresco è una delle più belle manifestazioni artistiche: unisce diverse tecniche e abilità ed è in grado di rappresentare egregiamente un concetto, un sentimento, un luogo, un avvenimento.

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Affreschi della Cappella Sistina.

Il libro di Francesco Grimandi è esattamente un affresco di Venezia. Nonostante le vicende vissute dai personaggi, Venezia è la vera protagonista del libro. L’autore ci fornisce un ritratto magico della città di quel periodo, le da vita come se fosse un’entità a sé e questo la rende ancora più affascinante. Anche la natura della laguna è trattata con particolare riguardo. Il lettore si ritrova così a navigare, come su una gondola, tra le meraviglie architettoniche di Venezia e la flora e la fauna del paesaggio.

gondola

La gondola è una barca lunga, piatta e sottile, tipica della laguna veneta, ornata di un pettine a prora e talvolta di copertura al centro.

La narrazione è ricca di informazioni storiche ben diluite nella prosa e nei dialoghi. Il registro linguistico utilizzato è adatto all’epoca e vanta un vocabolario vario, ricco. Le arti di ogni genere vivono tra le pagine, grazie anche alle menti brillanti che affollano la città.

Un ulteriore punto a favore deve essere attribuito al libro per la storia d’amore: non è scontata poiché la protagonista femminile, a causa del carattere e del lavoro che svolge, è un personaggio particolare.

Un bel libro, da non perdere per gli amanti della cultura italiana e della storia.

Valutazione:

4

Approfondimenti

 

Venezia: luoghi d’interesse

Canal Grande, Venezia.

Canal Grande, Venezia.

Classici spazi di autocelebrazione della città sono il Canal Grande e la monumentale area marciana: il primo, una sfilata ininterrotta di palazzi (tra i quali il rinascimentale Vendramin-Calergi, la barocca Ca’ Pesaro sede dei Musei d’arte moderna e d’arte orientale, la sfarzosa Ca’ d’Oro, del XV secolo ma rimaneggiata nel XIX, con la pregevole galleria Franchetti, la barocca Ca’ Rezzonico, sede del Museo del Settecento veneziano) che si conclude con la chiesa di Santa Maria della Salute, capolavoro secentesco diBaldassarre Longhena; la seconda, una zona storica vistosamente qualificata dallaBasilica di San Marco, dal Palazzo Ducale e dalla Libreria Sansoviniana, cosiddetta perché edificata (nel XVI secolo) daJacopo Sansovino.

Altro luogo di interesse, oltre al Museo Correr (di fronte alla Basilica), con opere perlopiù di scuola veneta, è nel sestiere di San Marco la gotica chiesa di Santo Stefano (tele di Tintoretto). Nell’adiacente sestiere di Castello sono da citare la vivace Riva degli Schiavoni e le chiese di San Zaccaria e Santa Maria Formosa, entrambe del XV-XVI secolo; ma soprattutto il campo dei Santi Giovanni e Paolo (San Zanipòlo per i veneziani), con l’omonima, grandiosa basilica gotica (XIII-XV secolo) e due bellissime opere rinascimentali del Quattrocento: il monumento equestre aBartolomeo Colleoni e la Scuola grande di San Marco, oggi ospedale civile. Vicina, ma nel sestiere di Cannaregio, è la splendida chiesa rinascimentale di Santa Maria dei Miracoli, mentre più a nord-ovest, in un suggestivo ambiente periferico, si trova quella tre-quattrocentesca della Madonna dell’Orto (dipinti di Tintoretto, che vi è sepolto).

Dall’altra parte del Canal Grande, nel sestiere di San Polo, sono smaglianti episodi della cultura artistica veneziana, tra il XIV e il XVI secolo, la gotica chiesa diSanta Maria Gloriosa dei Frari, con due capolavori diGiovanni Bellini e diTiziano, e la cinquecentescaScuola grande di San Rocco, interamente affrescata e dipinta da Jacopo Tintoretto (1564-1587). A sud, nel sestiere di Dorsoduro, a imporsi all’attenzione è invece la grande pittura: delVeronese a San Sebastiano; di Bellini,Giorgione, ancora del Veronese, Tiziano, Tintoretto e altri grandi maestri alleGallerie dell’Accademia; dei più qualificati esponenti dell’arte moderna e contemporanea nella raffinatacollezione Peggy Guggenheim (tra gli italiani,Giacomo Balla,Giorgio de Chirico,Marino Marini,Gino Severini,Emilio Vedova).

Infine, a chiusura di una rassegna comunque incompleta, vanno ricordati due classici monumenti di Andrea Palladio, la chiesa del Redentore (del 1577-1592) alla Giudecca e quella di San Giorgio Maggiore sull’isola omonima, nonché la bella chiesa dei Santi Maria e Donato (XII secolo) a Murano e l’affascinante complesso romanico di Santa Maria Assunta e Santa Fosca sulla solitaria isola di Torcello. Nel 1987 Venezia e la laguna sono state dichiarate dall’UNESCO patrimonio dell’umanità (WHS).

 

Fonte: Encarta

 

La struttura edilizia e urbanistica di Venezia

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Il primo elemento che appare con singolarità è la separazione dei percorsi pedonali da quelli dei mezzi: si tratta di un principio oggi attualissimo, ma che per Venezia è connaturato con la sua stessa origine. Il che ci riporta immediatamente al processo formativo della città; occorre ricordare infatti che da principio Venezia non è che un insieme di isole, ben distinte fra loro, e separate l’una dall’altra da canali e specchi d’acqua di dimensione molto maggiore di quella che hanno oggi. Fra le isole ci si muove per via d’acqua, e i ponti sono per lungo tempo assai pochi (lo stesso Canal Grande del resto non avrà fino all’800 che quello di Rialto). Questo processo è oggi meno evidente perché il tessuto dei percorsi pedonali si è notevolmente infittito, ed è a piedi che in definitiva ci si muove nella città. Oltre a ciò, la larghezza dei canali si è notevolmente ridotta, man mano che l’edificazione diventava più compatta, e il numero dei ponti è assai aumentato.
Il pozzo veneziano è un eccezionale espediente tecnologico inventato per risolvere il problema del rifornimento di acqua potabile in un ambiente urbano circondato dalla laguna. Si tratta di una grande struttura sotterranea, costituita da un’ampia cisterna ben costruita e resa impermeabile all’acqua salmastra, riempita di sabbia attraverso cui l’acqua piovana raccolta nel campo filtra prima di depositarsi nel fondo, e dentro la quale è annegata una canna cilindrica in mattoni, che pesca sul fondo e su cui appoggia la vera da cui si tira su l’acqua.
Come accade per i canali, gli spazi aperti si dispongono nella città secondo una loro logica gerarchica. E ci è d’aiuto la toponomastica, che li distingue in campi, campielli e corti, in rapporto diretto con la dimensione e le funzioni ospitate: che sono massimamente pubbliche nei campi, e di tipo semi-privato nelle corti, quasi come una sorta di prolungamento esterno dell’abitazione. Vi è qui un’integrazione profonda fra spazio pubblico e spazio privato, che non si ritrova in alcun altra città: l’abitazione si prolunga nella corte, nel campo e nella calle, spesso vi si apre direttamente, e qui si svolgono funzioni e operazioni che altrove sono ristrette all’interno dei muri domestici.

Oggi tutta Venezia è pavimentata con la trachite estratta dai vicini colli Euganei, ma per molti secoli non è stato così: solo alcuni percorsi – quelli più battuti dal pubblico, e quindi sottoposti a più rapida usura – venivano pavimentati in pietra: il rimanente o era rivestito di mattoni, o era in terra battuta. Del resto, la stessa piazza San Marco mantiene per lungo tempo la sua pavimentazione in cotto, e solo nel 1723 si provvederà a rivestirla in pietra.

Ma anche nei canali vi è una sorta di gerarchia interna, del resto ben rispettata dalla denominazione ancora corrente: ci sono canali e rii, e i primi sono solo i tre maggiori (Canal Grande, della Giudecca e di Cannaregio) e quelli della laguna (che si chiamano tutti canali), mentre i rii sono tutti gli altri, diffusi e ben distribuiti nel tessuto della città. Anche questi vanno visti tuttavia nella loro diversa importanza.

Ve ne sono almeno tre tipi: rii che scorrono semplicemente fra due cortine di case; rii fiancheggiati da un percorso pedonale, chiamato in questo caso fondamenta, e rii fiancheggiati da due fondamenta. E rii con andamento curviforme, organicamente corrispondente a quello dei canali naturali, e altri diritti e regolari, per lo più risultanti da scavi artificiali, o da urbanizzazioni realizzate successivamente attraverso l’imbonimento di velve e barene.
Pur nella loro sedimentazione continua, che dura da dieci secoli, riconosceremo abbastanza facilmente i caratteri e i tipi fondamentali dell’edilizia veneziana: case-fondaco, case d’affitto e popolari, palazzi, sono i tipi prevalenti dell’edilizia residenziale. Si noteranno quei singolari espedienti adottati per risolvere i problemi connessi con una edificazione così fitta e intricata: fra questi sono soprattutto frequenti i sottoportici nei casi in cui calli e fondamenta passan sotto a edifici, che si sono formati indipendentemente dalla trama viaria guadagnando spazio ai piani superiori; e assai diffuse le altane, terrazze pensili costruite in legno sui tetti, sulle quali le abitazioni riconquistano la luce e il sole spesso negati dalla fittezza dell’edilizia; mentre non di rado si incontrano edifici con barbacani, grossi mensoloni di legno e talvolta di pietra, che sostengono a sbalzo i piani superiori aggettanti su strade commerciali più larghe e botteghe ben protette ai piani terreni, e che vanno intesi come un espediente tecnico legato a quel processo di intensificazione edilizia cui si è accennato, consentendo lo sviluppo in estensione degli edifici ma salvaguardando la sezione dei percorsi pedonali.

 

 

 

 

Fonte: Guida d’Italia. Venezia, Touring Club Italiano