Blogtour dedicato a TREGUA – 1° tappa

Salve amici,

oggi inauguro il blogtour dedicato al romanzo Tregua.

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Le tappe sono otto e ciascuna sarà ospitata da un diverso blog letterario. Vediamo quando e quali sono gli argomenti trattati:

  1. Parole inglesi introdotte in Italia: ok

27/04, Ispirazione – Il blog di Ilaria Goffredohttps://ilariagoffredoromanzi.wordpress.com

  1. La violenza sulle donne protetta dalla legge

29/04, Divine ribellihttp://divineribelli.blogspot.it/

  1. I giochi di una volta

05/05, Connie Furnarihttp://conniefurnari.blogspot.it/

  1. Campi di lavoro italiani

12/05, La biblioteca di Elizahttp://labibliotecadieliza.blogspot.it/

  1. Antichi sapori: il pane fatto in casa

19/05, Dietro la collina: http://stefaniabernardo.blogspot.it/

  1. Abbigliamento in tempo di guerra

26/05, Un’altalena di emozionihttp://francescaghiribelli.blogspot.it/

  1. L’accoglienza mediterranea

02/06, La stanza rossa: http://lastanzarossa23.blogspot.it/

  1. Manifestini: l’ironia contro il terrore

09/06, Libri in pantofolehttp://librinpantofole.blogspot.it/

Veniamo ora all’argomento di oggi.

Parole inglesi introdotte in Italia

 

Vi siete mai chiesti quando e come alcune parole di origine inglese e americana sono entrate a far parte dell’uso comune di altre lingue, come per esempio la nostra? La creazione stessa di alcuni vocaboli risale a tempi relativamente moderni.

Prendiamo un esempio importante, la parola OK. La sua origine non è certa: alcuni ritengono derivi dalle iniziali dell’Old Kinderhook Club (OK Club), circolo democratico statunitense sostenitore del presidente americano Van Buren, nato nel villaggio di Old Kinderhook. Altri invece ritengono che starebbe a significare Oll Korrect, cioè all correct scritto deliberatamente in modo sbagliato per enfatizzarne il significato. Ancora, un’ipotesi plausibile è quella che vede la derivazione del termine dalla frase gaelica och, aye – oh, sì – diffusa negli Stati Uniti dagli immigrati irlandesi. Ad ogni modo l’espressione Ok fu sentita per la prima volta in Italia nel settembre 1943, quando gli Alleati sbarcarono sulle nostre coste dopo l’armistizio di Cassibile.

A dispetto dell’italianizzazione sistematicamente promossa dal fascismo, questa parola, come diverse altre, si diffuse in maniera rapida.

Parliamo un po’ del libro.

Tregua 1

Trama

Puglia, gennaio 1943.

Elisa ha diciotto anni, è una ragazza semplice e vive con il padre Vito e il fratello maggiore Antonio. La sua vita è scandita da una monotonia triste e a volte spaventosa: razioni insufficienti, sottomissione agli uomini di casa, rappresaglie delle Camicie Nere e bombardamenti alleati. Non sa cosa siano il mare, la libertà, l’amore, eppure la sua vita sta per cambiare. L’incontro con un uomo misterioso getterà ombre e dubbi sulle convinzioni della comunità del paese e su quelle di Elisa, sui suoi legami familiari. Anche la ragazza però cela un segreto: esso potrebbe rappresentare la fine dell’unica speranza che si affaccia all’orizzonte.

In un romanzo che ha il sapore di sole e calce, terra e pane nero, la vita rincorre e sfida gli orrori della dittatura e dei campi di concentramento, spera nelle attività antifasciste e incassa le perdite. La storia di una ragazza che, costretta dalla guerra, dall’odio e dall’amore, diventa donna. Il ritratto di un’Italia che non c’è più. La coscienza degli eroi dimenticati che, con il loro contributo, hanno fatto grande la Storia.

Alcune opinioni

 

Capacità di narrare di buon livello e storia decisamente bella. Leggo tanti libri, questo uno dei migliori.” Toni D’Angelo, regista

Questo libro spesso prende le sembianze di un abbraccio avvolgente per poi mutarsi in un pugno nello stomaco. Bellissimo.” Luca Mastinu, scrittore e compositore

Un’opera degna del realismo degli anni ’50 che sta assai bene insieme ai testi di Primo Levi, di Pavese e di quanti si sono distinti per merito nel raccontare gli orrori della seconda guerra mondiale.” Giovanna Albi, docente e scrittrice

Polvere che viene tolta da una serie di fotografie in bianco e nero. Il ricordo che campa nell’aria rarefatta di un’Italia persa e ancora incredula su quanto le sta capitando.” Enzo D’Andrea, scrittore

Dove trovarlo?

Su Amazon a 0,99 €. Clicca qui.

 

 

 

Seguite le altre tappe del tour alla scoperta di un mondo che non c’è più: non mancheranno curiosità ed estratti dal libro. Prossimo appuntamento:

 

 La violenza sulle donne protetta dalla legge

29/04, Divine ribellihttp://divineribelli.blogspot.it/

Il sangue nero dei Romanov – Dora Levy Mossanen

Salve amici, come va?

Vi parlo della mia ultima lettura e colgo l’occasione per augurare a tutti buona Pasqua.

 

 

IL SANGUE NERO DEI ROMANOV

Dora Levy Mossanen

Newton Compton

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Trama

Darja ha 104 anni ed è ancora una donna bellissima e dal fascino misterioso. Vive in un antico e fatiscente palazzo e intorno a lei svolazza sempre un nugolo di farfalle. Nessuno sa con certezza chi sia in realtà: l’unico indizio relativo al suo passato è un preziosissimo ciondolo, un uovo Fabergé tempestato di diamanti e pietre preziose da cui non si separa mai. Ha dei poteri soprannaturali e racconta di essere stata la tutrice del piccolo Aleksej, l’erede al trono dei Romanov. È passato quasi un secolo da quando la Rivoluzione ha annegato nel sangue il fasto e la ricchezza degli zar: i membri della famiglia reale sono stati uccisi, il loro nome dannato, i simboli del potere distrutti, eppure pare che Aleksej sia scampato all’eccidio… Darja non lo ha mai dimenticato e quando riceve una convocazione urgente da parte dell’Associazione della nobiltà russa le sue speranze riprendono corpo… “Il sangue nero dei Romanov” è una storia densa di magia e di avventura, amore e speranza, in cui rivive l’atmosfera lussureggiante di una corte opulenta e ricca di meraviglie, ma destinata a un inevitabile tramonto.

L’autrice

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Dora Levy Mossanen è nata in Israele e si è trasferita in Iran quando aveva nove anni. All’inizio della rivoluzione islamica, la sua famiglia fu costretta a lasciare l’Iran. Si stabilì a Los Angeles. Ha conseguito una laurea in Letteratura Inglese presso la University of California Los Angeles e un Master di Laurea scrittura professionale presso la University of Southern California. La Mossanen è autrice di numerosi bestseller tradotti in varie lingue. Scrive per l’ Huffington Post e per il Jewish Journal.

Recensione

Era da un po’ che non leggevo di storie sulla Russia dei primi del Novecento, ambientazione che ho sempre adorato, perciò questo libro ha incontrato da subito il mio favore. La protagonista del romanzo, Darja, è tra l’altro un personaggio particolare, una sorta di veggente e guaritrice che svolge un ruolo importante alla corte degli zar. Le vicende degli imperatori di Russia sono narrate in chiave affettiva, quindi molto di parte, da Darja; per gran parte della narrazione combaciano con ciò che ho letto in altri romanzi con la stessa ambientazione. Fulcro dell’intera vicenda è lo zarevič Aleksej Romanov, malato di emofilia.

Le atmosfere della corte imperiale sono descritte con dovizia di particolari e talvolta anche in maniera un po’ lenta, tuttavia interessante risulta il contrasto tra l’inizio del Novecento e gli anni Novanta dello stesso secolo in cui ritroviamo Darja ormai centenaria. Un romanzo che non eccelle ma non delude, una pellicola che mostra un mondo che non c’è più, una visione filtrata da una veggente che vede tutto color rosso sangue.

Valutazione:

3

Approfondimenti

Romanov

Dinastia che regnò in Russia dal 1613 fino alla Rivoluzione russa del 1917. I Romanov erano discendenti di un aristocratico moscovita la cui figlia, Anastasia Romanovna, sposò lo zar Ivan IV il Terribile. Michele III (1613-1645) fu il primo dei Romanov ad ascendere al trono di Russia. Gli succedettero Alessio I (1645-1676), Teodoro III (1676-1682), Pietro il Grande (1682-1725), Caterina I (1725-1727), Pietro II (1727-1730), Anna Ivanovna (1730-1740), Ivan VI (1740-1741), Elisabetta (1741-1762), Pietro III (1762), Caterina la Grande (1762-1796), Paolo I (1796-1801), Alessandro I (1801-1825), Nicola I (1825-1855), Alessandro II (1855-1881), Alessandro III (1881-1894) e Nicola II (1894-1917).

Salito al trono durante la guerra di Crimea, lo zar Alessandro II firmò il trattato di Parigi (1856) che pose fine al conflitto e si impegnò in una serie di riforme volte a modernizzare il paese. La più importante fu l'abolizione della servitù della gleba, nel 1861.

Salito al trono durante la guerra di Crimea, lo zar Alessandro II firmò il trattato di Parigi (1856) che pose fine al conflitto e si impegnò in una serie di riforme volte a modernizzare il paese. La più importante fu l’abolizione della servitù della gleba, nel 1861.

 

Nicola II Romanov

Nicola II Romanov (Zarskoje Selo, oggi Puškin 1868 – Jekaterinburg 1918) fu l’ultimo zar di Russia (1894-1917); fu deposto durante la Rivoluzione russa del 1917.

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L’ASCESA AL TRONO

Primogenito dello zar Alessandro III, gli succedette sul trono di Russia lo stesso anno in cui sposò Alice d’Assia, principessa tedesca che prese il nome di Alessandra quando si convertì al cristianesimo ortodosso; cercò di continuare la politica assolutista paterna, ma le mutate condizioni storiche lo costrinsero a fronteggiare una situazione molto più drammatica, e Nicola si rivelò incapace di dominare gli eventi.

Favorevole al mantenimento della pace fra le potenze europee, si fece promotore delle due conferenze dell’Aia (1899 e 1907) che istituirono la Corte permanente d’arbitrato per la soluzione pacifica dei conflitti internazionali. Ciò, tuttavia, non impedì alla Russia di tentare una politica espansionistica in Estremo Oriente: i progetti di annessione della Manciuria e della Corea portarono alla disastrosa guerra russo-giapponese (1904-1905).

IL REGIME DI MONARCHIA ASSOLUTA

In patria la disfatta militare fu accolta con una serie di sollevazioni degli operai e dei contadini: l’ordine di sparare su un gruppo di dimostranti che portavano una petizione allo zar fece scoppiare, nel 1905, la prima Rivoluzione russa, che costrinse Nicola a promulgare la riforma costituzionale dello stato e ad accettare l’elezione della prima assemblea legislativa, la Duma (1906), che di lì a poco, tuttavia, avrebbe ostacolato e infine sciolto, riaffermando i poteri assoluti della monarchia. Nel 1911, dopo l’assassinio del primo ministro Pëtr Stolypin, Nicola impresse un’ulteriore svolta conservatrice al governo, ormai quasi del tutto dominato dal monaco Rasputin, insediatosi a corte per volere della zarina.

Il 22 gennaio 1905 una folla di 200.000 lavoratori si raccolse davanti al Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo per protestare contro le brutali condizioni di lavoro in Russia: il corteo intendeva presentare una petizione allo zar in nome delle riforme politiche. Lo zio di Nicola II ordinò alla guardia imperiale di fare fuoco sui dimostranti. Il massacro, in cui morirono un centinaio di persone, fu uno degli eventi cruciali della rivoluzione russa del 1905.

Il 22 gennaio 1905 una folla di 200.000 lavoratori si raccolse davanti al Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo per protestare contro le brutali condizioni di lavoro in Russia: il corteo intendeva presentare una petizione allo zar in nome delle riforme politiche. Lo zio di Nicola II ordinò alla guardia imperiale di fare fuoco sui dimostranti. Il massacro, in cui morirono un centinaio di persone, fu uno degli eventi cruciali della rivoluzione russa del 1905.

L’ABDICAZIONE

Nel tentativo di fronteggiare la grave situazione interna, lo zar coinvolse la Russia nella prima guerra mondiale: dopo le prime sconfitte, nel 1915 destituì il granduca Nicola e assunse personalmente il comando dell’esercito. Per questo motivo, dopo lo scoppio della Rivoluzione bolscevica, fu ritenuto il diretto responsabile delle sconfitte subìte nel corso del conflitto e delle sofferenze patite dal popolo russo: costretto ad abdicare nel 1917, fu tenuto per alcuni mesi prigioniero e infine giustiziato con tutta la famiglia per ordine del soviet degli Urali.

Nicola II, ultimo zar della Russia (1894-1917), insieme alla moglie Alessandra, alle duchesse Olga e Maria, alle granduchesse Anastasia e Tatiana e al figlio Alexis. Nicola continuò la politica assolutista del padre opponendosi alle richieste sempre più insistenti di apertura alla democrazia. Dopo la rivoluzione del 1917 fu costretto ad abdicare, venne imprigionato per qualche mese e infine fu giustiziato dai bolscevichi con tutta la famiglia a Jekaterinburg nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918.

Nicola II, ultimo zar della Russia (1894-1917), insieme alla moglie Alessandra, alle duchesse Olga e Maria, alle granduchesse Anastasia e Tatiana e al figlio Alexis. Nicola continuò la politica assolutista del padre opponendosi alle richieste sempre più insistenti di apertura alla democrazia. Dopo la rivoluzione del 1917 fu costretto ad abdicare, venne imprigionato per qualche mese e infine fu giustiziato dai bolscevichi con tutta la famiglia a Jekaterinburg nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918.

Fonte: Encarta

Il segreto della collana di perle – Jane Corry

Era da tanto che volevo leggere questo libro, finalmente ce l’ho fatta.

 

IL SEGRETO DELLA COLLANA DI PERLE

Jane Corry

Newton Compton

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Trama

Caroline riceve in eredità una collana di perle, un dono che si tramanda da generazioni tra le donne della sua famiglia. Decisa a staccare la spina per un po’, per lasciarsi alle spalle la crisi che sta vivendo con il marito, si rifugia in una casa sul mare. Qui, immersa nella pace e nella tranquillità, inizia a fare ricerche per ricostruire la storia delle sue antenate. Grazie ai diari di nonna Rose e alle lettere private di sua madre Helen, Caroline scopre vicende femminili molto diverse tra loro eppure segnate da errori e difficoltà comuni, soprattutto nelle relazioni sentimentali. Storie di grandi amori e tradimenti, di sacrifìci e infelicità, che si snodano dai primi anni del Novecento, tra le due guerre, fino al passato più vicino a Caroline. Vite legate da un riconoscibile filo rosso, la collana di perle. Riuscirà, Caroline, a sottrarsi a un destino che sembra già segnato? Saga familiare e sentimentale, “Il segreto della collana di perle” è un romanzo pieno di passione che abbraccia le vite di tre donne fragili e affascinanti, che percorrono un secolo di storia, dall’inizio del Novecento ai giorni nostri.

Recensione

Il libro parte alla grande, riuscendo a catturare l’attenzione. Il coinvolgimento di quattro generazioni di donne legate dalla parentela e dalla collana di perle risulta interessante, intrigante, tuttavia man mano che avanza la narrazione diventa sempre più lenta, in molti tratti persino noiosa. Il finale delle vicende amorose di Caroline, la protagonista del presente, così come il “mistero” svelato delle perle, risulta un po’ banale, deludente. Mi aspettavo molto ma molto di più.

Valutazione:

2

Emèt, Il dovere della verità – Nicola Viceconti

Amici,

oggi vi parlo dell’ultimo libro di un autore che ho già ospitato sul blog, Nicola Viceconti. Potete leggere qui la sua intervista.

Emèt – Il dovere della verità

Nicola Viceconti

Loffredo Editore

 

 

 

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Trama

Helene Sanz, un’anziana diva del teatro tornata a vivere a Buenos Aires, viene a conoscenza di una sconcertante verità su Diego Tomasi, suo marito, vittima nel 1964 di un misterioso omicidio. Le ombre sulla vita privata dell’uomo s’intrecciano con un preciso momento storico dell’Argentina: quello durante il quale numerosi criminali di guerra della Germania nazista approdarono nel Paese.
Il bisogno di rendere pubblica la verità su tutta la storia assale la donna.  Per farlo, Helene si affida ad Alicia Hernandez, una giovane free lance esperta di teatro e sua devota ammiratrice, la quale accetta di buon grado l’opportunità di intervistarla. L’incontro tra le due si protrae per una notte intera, nel corso della quale le parole dell’anziana diva s’intrecciano con quelle della giornalista, portando alla luce il dolore di un vissuto che, seppur per ragioni diverse, riconduce ad una radice comune.
Riuscirà Helene, attraverso l’aiuto di Alicia, a trasmettere il senso reale della sua verità?

L’autore

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Nicola Viceconti vive e lavora a Roma. È laureato in So­ciologia e in Scienze della comunicazione e s’interessa di storia e di fenomeni sociali dell’America latina, in parti­colare dell’Argentina. Ha pubblicato con Gingko Edizioni Cumparsita (2010), Due volte ombra (2011), Nora Lopez – detenuta N84 (2012) risultando, con quest’ultimo, vin­citore nella sezione narrativa-romanzo all’XI edizione del concorso InediTO – Premio Colline di Torino premiato al Salone Internazionale del libro di Torino. La pagina dei romanzi di Nicola Viceconti è su Facebook, il sito web è: www.nicolaviceconti.it.

 

 

Recensione

Faccio una premessa. Trovo che gli autori – uomini – che scrivono storie che hanno per protagoniste delle donne, abbiano una sensibilità particolare. Viceconti ne da ampiamente prova in ogni suo libro.
La voce narrante di Helene cattura il lettore e lo induce, gentilmente, a continuare a leggere, come se stesse ascoltando dal vivo il racconto, seduto in una veranda di Buenos Aires. Attraverso i ricordi e l’introspezione dell’anziana diva l’autore indaga i comportamenti umani in situazioni estreme, le diverse reazioni possibili di fronte al dolore, i sensi di colpa capaci di tormentare per una vita intera, i rapporti diversi tra i membri di una famiglia. I personaggi di Viceconti si scoprono pian piano durante la lettura, in maniera realistica, come quando si fa lentamente amicizia con uno sconosciuto.
Come già dimostrato in Nora Lopez, detenuta N84 – romanzo che ho recensito qui – l’autore possiede una grande abilità nell’intrecciare fluidamente passato e presente: in questo caso le parole di Helene svelano di volta in volta piccoli indizi sul mistero di Diego, senza rivelare più di quanto necessario, ma riportandoci pian piano alla seconda guerra mondiale e a ciò che è venuto dopo, la ricerca dei criminali nazisti in sud America.
Affascinanti nella loro descrizione sono l’atmosfera argentina e quella parigina; le metafore impiegate sono fini, eleganti.
Ancora una volta Viceconti dimostra di essere maestro nel trattare le tematiche della memoria e dell’identità, senza il clamore cupo della cronaca nera e senza sentimentalismi eccessivi, raccontando semplicemente la verità: una verità che è dovere per chi la conosce, e diritto per chi la ignora.

Valutazione:

4

Approfondimenti

 

Emèt

Il sostantivo ebraico emèt, spesso tradotto con “verità”, deriva dal verbo aman, che significa fondamentalmente “essere solido, sicuro”.

 

Simon Wiesenthal

Simon Wiesenthal (Bučač, 31 dicembre 1908 – Vienna, 20 settembre 2005) è stato un ingegnere, scrittore e sopravvissuto alla Shoah austriaco, che dedicò gran parte della sua vita a raccogliere informazioni sui criminali nazisti e a rintracciarli per poterli sottoporre a processo.

I primi anni e la seconda guerra mondiale
Simon Wiesenthal era un ingegnere civile. Ricevette la laurea dall’Università Tecnica di Praga nel 1932 dopo esser stato rifiutato dal Politecnico di Leopoli a causa delle restrizioni razziali imposte agli studenti ebrei. Nel 1936 sposò Cyla Mueller. Wiesenthal, quando scoppiò la Seconda guerra mondiale, viveva a Leopoli in Polonia. In seguito al patto Molotov-Ribbentrop, Leopoli fu occupata dall’Unione Sovietica. Il patrigno ed il fratellastro di Wiesenthal furono uccisi da membri del NKVD, la polizia segreta sovietica. Wiesenthal stesso fu costretto a chiudere la sua ditta e lavorare in una fabbrica.

Quando la Germania invase l’Unione Sovietica nel 1941, Wiesenthal e la sua famiglia furono catturati dai nazisti ed avviati verso i campi di concentramento. La moglie di Wiesenthal riuscì a nascondere la sua identità ebraica grazie a documenti falsi, che le vennero forniti dalla resistenza polacca in cambio degli schemi degli scambi ferroviari disegnati da Wiesenthal. Simon non fu così fortunato, e fu internato in vari campi di concentramento, dove sfuggì all’esecuzione in varie occasioni.

L’inizio della caccia ai criminali nazisti
Wiesenthal fu liberato dalle forze statunitensi il 5 maggio 1945 dal campo di concentramento di Mauthausen. Quando i soldati lo trovarono, pesava meno di 45 chilogrammi ed era senza forze. Appena si rimise iniziò a lavorare per conto dell’esercito statunitense, raccogliendo informazioni per i processi contro i crimini di guerra nazisti. Nel 1947 lui ed altri trenta volontari fondarono il “Centro di documentazione ebraica” a Linz, in Austria, per raccogliere informazioni per futuri processi. Quando Stati Uniti ed Unione Sovietica persero interesse nel perseguire ulteriori crimini di guerra, il gruppo fu messo da parte.

Ciò nonostante Wiesenthal continuò con la raccolta di informazioni nel suo tempo libero, mentre lavorava a tempo pieno per aiutare le vittime della Seconda guerra mondiale. Durante questo periodo Wiesenthal fu essenziale per la cattura di uno degli ideatori dell’Endlösung, Adolf Eichmann (il quale divenne l’organizzatore logistico dell’ Endlösung dopo aver partecipato alla Conferenza di Wannsee in cui prese corpo tale progetto). Dopo l’esecuzione di Eichmann in Israele nel 1962, Wiesenthal riaprì il “Centro per la documentazione ebraica”, che cominciò a lavorare su nuovi casi.

Tra i suoi successi più clamorosi vi fu la cattura di Karl Silberbauer, l’ufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank. La confessione di Silberbauer aiutò a discreditare la voce che Il diario di Anna Frank fosse un falso. In questo periodo Wiesenthal localizzò nove dei sedici nazisti messi sotto processo nella Germania Ovest per l’uccisione degli ebrei di Leopoli, città dove visse egli stesso. Tra gli altri criminali catturati vi furono Franz Stangl, il comandante dei campi di concentramento di Treblinka e Sobibor, ed Hermine Braunsteiner-Ryan, una casalinga che viveva a Long Island, New York, che durante la guerra aveva supervisionato l’uccisione di centinaia di donne e bambini.

Il Centro Wiesenthal
Nel 1977 gli fu dedicata l’agenzia per la memoria sulla Shoah, il Centro Simon Wiesenthal (Simon Wiesenthal Center). Il Centro Simon Wiesenthal promuove la consapevolezza dell’antisemitismo, controlla i gruppi neonazisti, gestisce i Musei della Tolleranza a Los Angeles e Gerusalemme, e collabora ad assicurare alla giustizia i criminali nazisti di guerra sopravvissuti.

Fonte approfondimenti: Wikipedia

Tregua è tornato

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Tregua 1

Puglia, gennaio 1943.
Elisa ha diciotto anni, è una ragazza semplice e vive con il padre Vito e il fratello maggiore Antonio. La sua vita è scandita da una monotonia triste e a volte spaventosa: razioni insufficienti, sottomissione agli uomini di casa, rappresaglie delle Camicie Nere e bombardamenti alleati. Non sa cosa siano il mare, la libertà, l’amore, eppure la sua vita sta per cambiare. L’incontro con un uomo misterioso getterà ombre e dubbi sulle convinzioni della comunità del paese e su quelle di Elisa, sui suoi legami familiari. Anche la ragazza però cela un segreto: esso potrebbe rappresentare la fine dell’unica speranza che si affaccia all’orizzonte.
In un romanzo che ha il sapore di sole e calce, terra e pane nero, la vita rincorre e sfida gli orrori della dittatura e dei campi di concentramento, spera nelle attività antifasciste e incassa le perdite. La storia di una ragazza che, grazie alla guerra, all’odio e all’amore, diventa donna. Il ritratto di un’Italia che non c’è più. La coscienza degli eroi dimenticati che, con il loro contributo, hanno fatto grande la Storia.

Alcune opinioni

 

Capacità di narrare di buon livello e storia decisamente bella. Leggo tanti libri, questo uno dei migliori. Toni D’Angelo, regista

Questo libro spesso prende le sembianze di un abbraccio avvolgente per poi mutarsi in un pugno nello stomaco. Bellissimo. Luca Mastinu, scrittore e compositore

Un’opera degna del realismo degli anni ’50 che sta assai bene insieme ai testi di Primo Levi, di Pavese e di quanti si sono distinti per merito nel raccontare gli orrori della seconda guerra mondiale. Giovanna Albi, docente e scrittrice

Polvere che viene tolta da una serie di fotografie in bianco e nero. Il ricordo che campa nell’aria rarefatta di un’Italia persa e ancora incredula su quanto le sta capitando. Enzo D’Andrea, scrittore

Tregua è stato ideato e scritto nel 2011, dopo periodi di studio e ricerche tramite web, biblioteca, libri di storia, appunti pregressi nonché interviste a persone anziane. Nel 2012 il romanzo ha partecipato al concorso letterario nazionale “ilmioesordio”, classificandosi con il giudizio di Scuola Holden tra i finalisti su oltre duemilaseicento opere in gara.