La figlia del matematico – Laura Kinsale

Eccomi qui con la recensione di un libro che avevo in libreria da qualche anno e che finalmente ho letto. Mi è piaciuto molto e vi spiego perché.

 

LA FIGLIA DEL MATEMATICO

Laura Kinsale

Mondadori

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Trama

Inghilterra, XIX secolo. Archimedea Timms, detta Maddy, è una giovane riservata che dedica le sue giornate alle opere pie e ad aiutare il padre, insigne studioso di matematica. Christian Langland, duca di Jervaulx, è un dongiovanni e scavezzacollo, geniale scienziato amico del vecchio Timms. Può nascere l’amore tra due persone così diverse? Nessuno potrebbe immaginarlo. Eppure quando viene a sapere che Christian è morto in duello, Maddy è colta da un dolore lancinante, inaspettato. Si trasferisce in campagna presso un cugino che dirige un manicomio per occuparsi dei pazienti e trova tra i ricoverati proprio il duca di Jervaulx, fatto rinchiudere dalla famiglia. Ora tocca a Maddy, l’unica che sembra credere nella sua sanità, aiutarlo a dimostrare di non essere un pazzo. E scoprire con un brivido un modo nuovo, più pieno, di essere donna.

Recensione

Ho cominciato a leggere questo libro convinta che si trattasse di un semplice romanzo rosa, ma mi sbagliavo. La figlia del matematico concentra l’attenzione del lettore sui pensieri, sulle esperienze e sul vissuto di un uomo internato in un manicomio poiché ritenuto malato di mente. Il duca di Jervaulx è infatti sopravvissuto a un’apoplessia cerebrale che ha procurato danni al suo cervello: è come se fosse affetto da autismo infantile. Ma è un uomo, non un bambino, per cui la frustrazione e la rabbia per l’impotenza di percepire e agire come prima bruciano in lui rendendolo un soggetto violento. Ho trovato estremamente affascinante leggere cosa accade nella mente del duca. Tra l’altro le terapie utilizzate da un manicomio che si definisce all’avanguardia per quei tempi mostrano quanto in realtà si fosse indietro nella comprensione e giusta cura dei soggetti affetti da patologie del genere. Si immagina facilmente quanto abbiamo sofferto ingiustamente gli internati in luoghi inquietanti. Per questo dico che non è solo un romanzo rosa, ma sfuma anche nel sociale.

Jervaulx, essendo stato prima della malattia un genio della matematica, quando non riesce più a comunicare con il mondo trova nelle equazioni e nei numeri un solido appiglio alla realtà, alla ragione.

Maddy, la protagonista femminile, è una quacchera convinta che dapprincipio vede il duca solo come un essere da salvare, un incarico divino cui adempiere. La situazione prende risvolti inimmaginabili ma lei dimostra di essere una quacchera convinta, vera. A questo proposito mi viene in mente la protagonista del libro L’ultima fuggitiva di Tracy Chevalier: anche lei quacchera, ma una quacchera che si perde già davanti a nastri e cappellini. Proprio la fede di Maddy rende le cose difficili, ancor più complicate di quanto non siano.

L’abilità dell’autrice sta nel fatto di aver dipinto un personaggio maschile di spessore: Jervaulx ha una malattia, eppure il lettore non è spinto a provare pietà per lui, quanto piuttosto dispiacere. Il duca mantiene, nonostante la sofferenza e i soprusi, il proprio io vivo in un modo reale e credibile. Nell’ultima parte del libro, il rapporto tra il duca e Maddy ricorda un po’ il legame iniziale tra i due protagonisti di Magnifica preda di Kathleen Woodiwiss.

In definitiva un libro particolare ed emozionante, spesso toccante, da non perdere. Al momento non è in vendita ma potete trovarlo facilmente e a pochi euro su ebay o comprovendolibri, nell’ultima edizione che si chiama appunto La figlia del matematico o l’edizione precedente, il cui titolo era Sull’orlo dell’abisso.

Valutazione:

5

Il cavaliere d’inverno – Paullina Simons

Il libro di cui vi parlo oggi l’avrò letto tipo quattro-cinque volte e non mi stanca mai: è uno dei miei libri preferiti.

IL CAVALIERE D’INVERNO

Paullina Simons

BUR

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Trama

Leningrado, 1941. In una tranquilla sera d’estate Tatiana e Dasha, sorelle ma soprattutto grandi amiche, si stanno confidando i segreti del cuore, quando alla radio il generale Molotov annuncia che la Germania ha invaso la Russia. Uscita per fare scorta di cibo, Tatiana incontra Alexander, un giovane ufficiale dell’Armata Rossa che parla russo con un lieve accento. Tra loro scatta suvbito un’attrazione reciproca e irresistibile. Ma è un amore impossibile, che potrebbe distruggerli entrambi. Mentre un implacabile inverno e l’assedio nazista stringono la città in una morsa, riducendola allo stremo, Tatiana e Alexander trarranno la forza per affrontare mille avversità e sacrifici proprio dal legame segreto che li unisce.

L’autrice

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Paullina Simons è nata a San Pietroburgo nel 1963. Ha vissuto con padre, madre, zio, zia e cugino nelle due stanze nelle quali Tatiana (protagonista de Il Cavaliere d’Inverno) avrebbe abitato. Suo nonno paterno ha vissuto in prima persona il mortale assedio di Leningrado, finchè non si è unito all’armata Rossa nel 1942. Nel 1968, quando lei aveva solo cinque anni, suo padre fu arrestato per l’agitazione anti-comunista durante l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Fu incarcerato per un anno, poi spedito al GULAG per due e esiliato a Tolmachevo. Nel 1973 ottenne il permesso per espatriare e portò la sua familia a New York. In America Paullina termina gli studi e lavora come giornalista finanziaria e produttrice televisiva, finchè non inizia a dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. La saga di Tatiana e Alexander si ispira in parte alla storia della sua famiglia in Russia.
Oggi vive a Northport, nelle vicinanze di New York, con il marito e i suoi quattro figli. All’ultima nata ha dato il nome di Tatiana.

Recensione

 

Soldato, lascia che ti accarezzi il viso e baci le tue labbra, lasciami urlare attraverso i mari e sussurrare attraverso i prati ghiacciati della Russia quello che sento per te… Luga, Ladoga, Leningrado, Lazarevo… Alexander, un tempo tu mi hai portata e ora io porto te.

Attraverso la Finlandia, attraverso la Svezia, fino in America con le mani tese, mi ergerò e mi farò avanti, destriero nero che galoppa senza cavaliere nella notte. Il tuo cuore, il tuo fucile, mi conforteranno, saranno la mia culla, la mia tomba.

Lazarevo stilla il tuo essere nel mio cuore, goccia d’alba al chiaro di luna, goccia del fiume Kama. Quando mi cerchi, cercami là, perché là sarò tutti i giorni della mia vita.

Tatiana Metanova è una ragazza russa di quasi diciassette anni, minuta, biondissima e piena di lentiggini che sta sbocciando e diventando donna. Vive con il fratello gemello Pasha, la sorella maggiore Dasha e i genitori in un appartamento comune nel Quinto Soviet. Un giorno d’inizio estate il generale Molotov annuncia alla radio che, senza alcuna dichiarazione di guerra, la Germania ha invaso la Russia, che si ritrova così nel secondo conflitto mondiale. Leningrado in quel giorno caldo sembra lontana anni luce dalla guerra, ma i genitori di Tatiana le chiedono comunque di uscire a fare provviste. Lei indossa il suo vestito migliore, uno splendido abito bianco con le rose rosse, ed esce di casa. Per strada però, invece di correre ai negozi sempre più affollati, si attarda per comprare un gelato. E proprio mentre gusta il suo gelato seduta su una panchina, le appare dall’altra parte della strada un soldato alto e bellissimo. Tatiana, imbarazzata, decide di salire sull’autobus ma lui la segue e le fa perdere di vista negozi, fermate e commissioni. Si ritrovano soli al capolinea e finalmente si parlano. Alexander, questo il nome del soldato misterioso, si offre di portarla a comprare provviste direttamente dal magazzino degli ufficiali dell’Armata Rossa. Tatiana si sta già innamorando di lui, ma tornata a casa scopre che il ragazzo in realtà è il fidanzato di sua sorella Dasha.

Tatiana si sentirà una stupida e da quel momento cambierà per sempre. Cambierà perché scoprirà che in realtà anche Alexander prova qualcosa per lei; cambierà quando conoscerà segreti inconfessabili che potrebbero distruggerli entrambi; cambierà perché negherà con tutta se stessa l’amore per tutelare la felicità della sorella; cambierà quando i tedeschi arriveranno a Leningrado e la metteranno sotto assedio. E mentre la neve, la fame, i bombardamenti e la disperazione avanzeranno, il legame segreto di Tatiana e Alexander crescerà con la forza e l’intensità dell’eroismo, vivendo di ricordi, parole e baci rubati.

Temi importanti quelli che stanno alla base di questo romanzo. L’amore. La vita. La morte. Nella sconvolgente ambientazione della seconda guerra mondiale, uno dei periodi più bui della storia dell’uomo. Quello che fa questo romanzo è anche questo: ricordarci gli errori passati dell’umanità affinché non vengano ripetuti.

I personaggi creati da Paullina Simons sono estremamente reali e vivono di vita propria, staccandosi dal suo disegno autoriale. La scrittura piacevole e a tratti poetica è in grado di trasportare il lettore direttamente nel luogo narrato che sia esso la splendida cupola dorata di Sant’Isacco, una strada su un lago ghiacciato o le acque di un incantevole fiume ai piedi dei Monti Urali.

Da non perdere per gli appassionati di storia e gli amanti del romance.

 Valutazione:

5+

Approfondimenti

L’assedio di Leningrado

Blocco della città russa di Leningrado (l’attuale San Pietroburgo) da parte delle forze tedesche durante la seconda guerra mondiale; l’assedio durò più di 800 giorni, dall’8 settembre 1941 al 12 gennaio 1944. Nel corso dell’Operazione Barbarossa, come venne definito il piano tedesco per la conquista dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche, Leningrado fu circondata dalle truppe tedesche a sud, mentre gli alleati finlandesi guadagnavano posizioni a nord.

La strategia tedesca era quella di annientare la città e di tagliare tutte le vie di rifornimento, bersagliando nel contempo la popolazione di attacchi aerei e bombardamenti d’artiglieria che causarono oltre 600.000 vittime. Ad aggravare la situazione contribuì anche il rigidissimo inverno 1941-42. Dopo sette mesi, la costruzione della “strada della vita” attraverso il lago Ladoga permise di far giungere i rifornimenti in città, e costituì una via di fuga per circa 500.000 persone.

Assedio di Leningrado

Decise a distruggere Leningrado, l’attuale San Pietroburgo, le truppe tedesche assediarono la città per oltre 800 giorni, dal settembre 1941 al gennaio 1944, senza riuscire a travolgere la resistenza opposta dai cittadini organizzati in milizie, malgrado i massicci attacchi militari e i continui bombardamenti. Le perdite fra i civili furono ingenti: oltre un milione di morti. Nel 1945 alla cittadinanza venne conferita l’onorificenza dell’Ordine di Lenin a riconoscimento del suo eroismo.

 

Fonte: Encarta

 

Una ragione per amare – Rebecca Donovan

Perché? Perché mi ostino a cercare del buono dove non c’è? No, non sono impazzita. Il fatto è che ho sempre amato la Newton Compton, ma ultimamente sta producendo a raffica romanzetti senza capo né coda che, sulla scia d’isterismo ed entusiasmo – per cosa?? – proveniente dagli States, sono famosi come new adult. Ora mi direte: per quale oscura ragione leggi libri di un genere che non ti si confà? Semplice: perché ritengo che ogni genere abbia qualcosa di buono, qualcosa che, indipendentemente dai gusti, è in grado – e merita – di suscitare curiosità, attenzione, insomma, qualcosa di coinvolgente. Un esempio semplice, per capirci: il fantasy non è esattamente nelle mie corde, ma riconosco che spesso i libri di tal genere hanno trame e vicende emozionanti, ricche di colpi di scena, e gli autori hanno immaginazione. Così ho preso un new adult che, oltre alla solita storiella d’amore trita e ritrita, nella quarta di copertina accenna a una particolare situazione familiare, sperando di trovarci qualche spunto di riflessione importante sui problemi adolescenziali, qualcosa di significativo. Perché invece non mi metto l’anima in pace e lascio affogare scaffali e lettori nella cartaccia – perché chiamarli libri sarebbe un complimento – che viene loro riversata addosso? Stavolta ci vuole proprio: poveri alberi.

UNA RAGIONE PER AMARE

Rebecca Donovan

Newton Compton

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Trama

Emma Thomas è una studentessa modello e un’atleta prodigio. Ma è una ragazza taciturna e solitaria: non frequenta nessuno tranne la sua amica Sara, non va alle feste, non esce e non ha un fidanzato. E si copre bene per nascondere i lividi, per paura che qualcuno possa indovinare quello che succede tra le pareti domestiche. Mentre gli altri ragazzi della sua età si divertono spensieratamente, Emma conta in segreto i giorni che mancano al diploma, quando finalmente sarà libera di andare via di casa. Ma ecco che all’improvviso, senza averlo cercato o atteso, Emma incontra l’amore. Un amore intenso e travolgente che entra prepotentemente nella sua vita. E adesso nascondere il suo segreto non sarà più così facile.

Recensione

La prima cosa che salta all’occhio: i personaggi. Avete presente lo stereotipo degli stereotipi? I personaggi di questo libro sono più stereotipati dello stereotipo degli stereotipi. Non è uno scioglilingua, purtroppo. Non ho mai detestato così presto e così facilmente, profondamente, un protagonista maschile: Evan è semplicemente odioso. Emma, che vuol sembrare qualcosa di originale con i problemi che si porta appresso, in realtà è una Bella Swan a cui manca solo Edward Cullen. La storia, che come dicevo prima dalla quarta di copertina sembrava interessante, si rivela ben presto per quel che vale. Certe storie e certi romanzi possono piacere, non lo metto in dubbio, ma la cosa che mi ha infastidita in questo caso – come anche in altri libri tipo Easy, vedi qui – è la superficialità con cui certi temi vengono trattati. La violenza domestica in questo libro risulta qualcosa di ridicolo, superficiale, stereotipato – ecco che ritorna l’aggettivo del giorno, ma non è colpa mia.

Lo stile è inesistente, la struttura debole, tensione zero. Certi passaggi sembra siano stati scritti solo per allungare il brodo.

Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma se i new adult sono tutti così stiamo proprio messi bene. I bestseller del nuovo secolo la dicono lunga sulla nostra società. E con questo passo e chiudo.

Valutazione:

1

Affresco veneziano – Francesco Grimandi

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Venezia. Chi di voi non ci è ancora stato? E quanti di quelli che l’hanno visitata se ne sono innamorati?

Io ci sono stata qualche anno fa. Cominciò a piovere e dovemmo presto utilizzare le passerelle, fu un’esperienza particolare. In ogni caso non c’è niente da fare: Venezia merita e incanta.

Il libro di cui vi parlo oggi ha come ambientazione la Venezia del XVI secolo.

 

 

 

AFFRESCO VENEZIANO

Francesco Grimandi

 

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Trama

Venezia, estate 1589. Angela Moro è giovane, affascinante e intelligente. Si offre a chi può permetterselo e il ruolo di cortigiana è solo un mezzo per decidere del suo destino. Matteo Braida è un uomo semplice, energico, che lavora in un piccolo cantiere navale e non nutre particolari ambizioni. Forse per questo si sente a un passo dall’abisso. Un incontro casuale ha il potere di accendere in loro la passione, trascinandoli nella trama di un vasto e oscuro complotto. Una vicenda torbida e densa di colpi di scena. Ma anche il racconto di un amore contrastato e coinvolgente. Uno spaccato ricco di notizie e fonti storiche che vi condurrà in un mondo ineguagliabile per libertà e bellezza. 

L’autore

Francesco Grimandi, nato a Modena, classe 1970, si occupa di informatica, ma le sue passioni sono la storia e i misteri. Ha partecipato alle antologie Delos Books “365 Racconti Horror Per Un Anno”, “365 Storie D’Amore”, “365 Storie Di Natale”, e un suo racconto è presente nella raccolta “Science Fiction 70” di Writers Magazine Italia. Ha pubblicato sulle riviste W.M.I., Action, Delos Science Fiction. Il suo primo romanzo di genere avventuroso, “Affresco Veneziano”, è disponibile in formato ebook su Amazon. Non ultimo, un suo breve noir storico è apparso nei Gialli Mondadori.

Recensione

Partiamo subito dal fatto che il titolo del romanzo è assolutamente azzeccato.

L’affresco è una delle più belle manifestazioni artistiche: unisce diverse tecniche e abilità ed è in grado di rappresentare egregiamente un concetto, un sentimento, un luogo, un avvenimento.

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Affreschi della Cappella Sistina.

Il libro di Francesco Grimandi è esattamente un affresco di Venezia. Nonostante le vicende vissute dai personaggi, Venezia è la vera protagonista del libro. L’autore ci fornisce un ritratto magico della città di quel periodo, le da vita come se fosse un’entità a sé e questo la rende ancora più affascinante. Anche la natura della laguna è trattata con particolare riguardo. Il lettore si ritrova così a navigare, come su una gondola, tra le meraviglie architettoniche di Venezia e la flora e la fauna del paesaggio.

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La gondola è una barca lunga, piatta e sottile, tipica della laguna veneta, ornata di un pettine a prora e talvolta di copertura al centro.

La narrazione è ricca di informazioni storiche ben diluite nella prosa e nei dialoghi. Il registro linguistico utilizzato è adatto all’epoca e vanta un vocabolario vario, ricco. Le arti di ogni genere vivono tra le pagine, grazie anche alle menti brillanti che affollano la città.

Un ulteriore punto a favore deve essere attribuito al libro per la storia d’amore: non è scontata poiché la protagonista femminile, a causa del carattere e del lavoro che svolge, è un personaggio particolare.

Un bel libro, da non perdere per gli amanti della cultura italiana e della storia.

Valutazione:

4

Approfondimenti

 

Venezia: luoghi d’interesse

Canal Grande, Venezia.

Canal Grande, Venezia.

Classici spazi di autocelebrazione della città sono il Canal Grande e la monumentale area marciana: il primo, una sfilata ininterrotta di palazzi (tra i quali il rinascimentale Vendramin-Calergi, la barocca Ca’ Pesaro sede dei Musei d’arte moderna e d’arte orientale, la sfarzosa Ca’ d’Oro, del XV secolo ma rimaneggiata nel XIX, con la pregevole galleria Franchetti, la barocca Ca’ Rezzonico, sede del Museo del Settecento veneziano) che si conclude con la chiesa di Santa Maria della Salute, capolavoro secentesco diBaldassarre Longhena; la seconda, una zona storica vistosamente qualificata dallaBasilica di San Marco, dal Palazzo Ducale e dalla Libreria Sansoviniana, cosiddetta perché edificata (nel XVI secolo) daJacopo Sansovino.

Altro luogo di interesse, oltre al Museo Correr (di fronte alla Basilica), con opere perlopiù di scuola veneta, è nel sestiere di San Marco la gotica chiesa di Santo Stefano (tele di Tintoretto). Nell’adiacente sestiere di Castello sono da citare la vivace Riva degli Schiavoni e le chiese di San Zaccaria e Santa Maria Formosa, entrambe del XV-XVI secolo; ma soprattutto il campo dei Santi Giovanni e Paolo (San Zanipòlo per i veneziani), con l’omonima, grandiosa basilica gotica (XIII-XV secolo) e due bellissime opere rinascimentali del Quattrocento: il monumento equestre aBartolomeo Colleoni e la Scuola grande di San Marco, oggi ospedale civile. Vicina, ma nel sestiere di Cannaregio, è la splendida chiesa rinascimentale di Santa Maria dei Miracoli, mentre più a nord-ovest, in un suggestivo ambiente periferico, si trova quella tre-quattrocentesca della Madonna dell’Orto (dipinti di Tintoretto, che vi è sepolto).

Dall’altra parte del Canal Grande, nel sestiere di San Polo, sono smaglianti episodi della cultura artistica veneziana, tra il XIV e il XVI secolo, la gotica chiesa diSanta Maria Gloriosa dei Frari, con due capolavori diGiovanni Bellini e diTiziano, e la cinquecentescaScuola grande di San Rocco, interamente affrescata e dipinta da Jacopo Tintoretto (1564-1587). A sud, nel sestiere di Dorsoduro, a imporsi all’attenzione è invece la grande pittura: delVeronese a San Sebastiano; di Bellini,Giorgione, ancora del Veronese, Tiziano, Tintoretto e altri grandi maestri alleGallerie dell’Accademia; dei più qualificati esponenti dell’arte moderna e contemporanea nella raffinatacollezione Peggy Guggenheim (tra gli italiani,Giacomo Balla,Giorgio de Chirico,Marino Marini,Gino Severini,Emilio Vedova).

Infine, a chiusura di una rassegna comunque incompleta, vanno ricordati due classici monumenti di Andrea Palladio, la chiesa del Redentore (del 1577-1592) alla Giudecca e quella di San Giorgio Maggiore sull’isola omonima, nonché la bella chiesa dei Santi Maria e Donato (XII secolo) a Murano e l’affascinante complesso romanico di Santa Maria Assunta e Santa Fosca sulla solitaria isola di Torcello. Nel 1987 Venezia e la laguna sono state dichiarate dall’UNESCO patrimonio dell’umanità (WHS).

 

Fonte: Encarta

 

La struttura edilizia e urbanistica di Venezia

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Il primo elemento che appare con singolarità è la separazione dei percorsi pedonali da quelli dei mezzi: si tratta di un principio oggi attualissimo, ma che per Venezia è connaturato con la sua stessa origine. Il che ci riporta immediatamente al processo formativo della città; occorre ricordare infatti che da principio Venezia non è che un insieme di isole, ben distinte fra loro, e separate l’una dall’altra da canali e specchi d’acqua di dimensione molto maggiore di quella che hanno oggi. Fra le isole ci si muove per via d’acqua, e i ponti sono per lungo tempo assai pochi (lo stesso Canal Grande del resto non avrà fino all’800 che quello di Rialto). Questo processo è oggi meno evidente perché il tessuto dei percorsi pedonali si è notevolmente infittito, ed è a piedi che in definitiva ci si muove nella città. Oltre a ciò, la larghezza dei canali si è notevolmente ridotta, man mano che l’edificazione diventava più compatta, e il numero dei ponti è assai aumentato.
Il pozzo veneziano è un eccezionale espediente tecnologico inventato per risolvere il problema del rifornimento di acqua potabile in un ambiente urbano circondato dalla laguna. Si tratta di una grande struttura sotterranea, costituita da un’ampia cisterna ben costruita e resa impermeabile all’acqua salmastra, riempita di sabbia attraverso cui l’acqua piovana raccolta nel campo filtra prima di depositarsi nel fondo, e dentro la quale è annegata una canna cilindrica in mattoni, che pesca sul fondo e su cui appoggia la vera da cui si tira su l’acqua.
Come accade per i canali, gli spazi aperti si dispongono nella città secondo una loro logica gerarchica. E ci è d’aiuto la toponomastica, che li distingue in campi, campielli e corti, in rapporto diretto con la dimensione e le funzioni ospitate: che sono massimamente pubbliche nei campi, e di tipo semi-privato nelle corti, quasi come una sorta di prolungamento esterno dell’abitazione. Vi è qui un’integrazione profonda fra spazio pubblico e spazio privato, che non si ritrova in alcun altra città: l’abitazione si prolunga nella corte, nel campo e nella calle, spesso vi si apre direttamente, e qui si svolgono funzioni e operazioni che altrove sono ristrette all’interno dei muri domestici.

Oggi tutta Venezia è pavimentata con la trachite estratta dai vicini colli Euganei, ma per molti secoli non è stato così: solo alcuni percorsi – quelli più battuti dal pubblico, e quindi sottoposti a più rapida usura – venivano pavimentati in pietra: il rimanente o era rivestito di mattoni, o era in terra battuta. Del resto, la stessa piazza San Marco mantiene per lungo tempo la sua pavimentazione in cotto, e solo nel 1723 si provvederà a rivestirla in pietra.

Ma anche nei canali vi è una sorta di gerarchia interna, del resto ben rispettata dalla denominazione ancora corrente: ci sono canali e rii, e i primi sono solo i tre maggiori (Canal Grande, della Giudecca e di Cannaregio) e quelli della laguna (che si chiamano tutti canali), mentre i rii sono tutti gli altri, diffusi e ben distribuiti nel tessuto della città. Anche questi vanno visti tuttavia nella loro diversa importanza.

Ve ne sono almeno tre tipi: rii che scorrono semplicemente fra due cortine di case; rii fiancheggiati da un percorso pedonale, chiamato in questo caso fondamenta, e rii fiancheggiati da due fondamenta. E rii con andamento curviforme, organicamente corrispondente a quello dei canali naturali, e altri diritti e regolari, per lo più risultanti da scavi artificiali, o da urbanizzazioni realizzate successivamente attraverso l’imbonimento di velve e barene.
Pur nella loro sedimentazione continua, che dura da dieci secoli, riconosceremo abbastanza facilmente i caratteri e i tipi fondamentali dell’edilizia veneziana: case-fondaco, case d’affitto e popolari, palazzi, sono i tipi prevalenti dell’edilizia residenziale. Si noteranno quei singolari espedienti adottati per risolvere i problemi connessi con una edificazione così fitta e intricata: fra questi sono soprattutto frequenti i sottoportici nei casi in cui calli e fondamenta passan sotto a edifici, che si sono formati indipendentemente dalla trama viaria guadagnando spazio ai piani superiori; e assai diffuse le altane, terrazze pensili costruite in legno sui tetti, sulle quali le abitazioni riconquistano la luce e il sole spesso negati dalla fittezza dell’edilizia; mentre non di rado si incontrano edifici con barbacani, grossi mensoloni di legno e talvolta di pietra, che sostengono a sbalzo i piani superiori aggettanti su strade commerciali più larghe e botteghe ben protette ai piani terreni, e che vanno intesi come un espediente tecnico legato a quel processo di intensificazione edilizia cui si è accennato, consentendo lo sviluppo in estensione degli edifici ma salvaguardando la sezione dei percorsi pedonali.

 

 

 

 

Fonte: Guida d’Italia. Venezia, Touring Club Italiano

 

La ragazza del libro dei fuochi – Jane Borodale

Amici,

l’estate è arrivata un po’ dappertutto. La preferite come stagione? Io sinceramente no, la mia preferita è l’autunno. Comunque, oggi vi parlo di un libro interessante.

 

LA RAGAZZA DEL LIBRO DEI FUOCHI

Jane Borodale

Leggereditore

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Trama

Londra 1752. Fra i vicoli umidi di pioggia si aggira la giovane Agnes Trussell, con in tasca una manciata di monete rubate e nel grembo una vita che cresce suo malgrado. Ma una porta si apre all’improvviso nel buio e Agnes si ritrova ad accettare un impiego come apprendista in un laboratorio di fuochi d’artificio. Mentre impara a muoversi in un mondo fatto di polveri esplosive, gesti prudenti e tentativi malriusciti, la ragazza conquista lentamente la fiducia dell’enigmatico John Blacklock e si unisce alla sua missione: creare i fuochi più spettacolari che l’occhio umano abbia mai visto. I mesi corrono, e per Agnes diventa sempre più complicato celare il suo segreto agli sguardi ambigui della signora Blight, la governante che controlla ogni sua mossa. Ma in una casa dove nulla è ciò che sembra, il destino può prendere pieghe inaspettate e neanche la fervida immaginazione di Agnes prevede ciò che il futuro ha in serbo per lei.

L’autrice

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Jane Borodale ha una laurea in scultura della Wimbledon School of Art. Ha lavori per una varietà di siti, tra cui il Museo degli Innocenti di Londra e il Wordsworth Trust, Cumbria. Vive nel Westcountry con il marito, il poeta Sean Borodale, e i loro due figli.

Recensione

Un aspetto particolare che salta subito all’occhio leggendo questo libro è l’uso delle metafore: esse sono malinconiche ma anche potenti, incarnano il modo perfetto in cui raccontare della vita in campagna, che troviamo all’inizio del libro. Quando la narrazione si sposta in città l’autrice si dimostra ugualmente brava nel descrivere con efficacia luoghi e atmosfere.

I personaggi sono intrisi di tristezza, sebbene ognuno la esterni a modo proprio. Le situazioni, la quotidianità particolare, ricordano un po’ La ragazza con l’orecchino di perla – che ho recensito qui. Ed è proprio in una quotidianità ripetitiva, scandita da ritmi precisi, che i protagonisti mostrano il loro eroismo.

Il tema centrale del romanzo non è l’amore tra persone, ma l’amore che il protagonista maschile prova per i fuochi d’artificio, il modo in cui li fabbrica, l’arte e la passione celati in ogni gesto.

Il finale sorprende, come annunciato nella quarta di copertina; lascia un po’ l’amaro in bocca ma allo stesso tempo suscita tenerezza. Libro consigliato.

Valutazione:

3

 

Viva la Repubblica

 

Quanto ci sarebbe da dire sul nostro caro Paese, soprattutto riguardo agli avvenimenti degli ultimi anni. Tra alti e bassi, tuttavia dovremmo sempre essere fieri della nostra patria e della Repubblica. Inoltre, considerando le fantastiche performance televisive e pubblicitarie del principe Emanuele Filiberto, è un bene che la monarchia sia stata abolita.

 

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2 giugno 1946.
Con il referendum sulla forma istituzionale dello Stato, indetto a suffragio universale (per la prima volta votarono anche le donne), il popolo italiano scelse la repubblica. Nella foto, un gruppo di cittadini in piazza del Duomo, a Milano, apprende la notizia da un quotidiano.

Fonte: Encarta