Se questo è un uomo – Primo Levi

La persuasione che la vita ha uno scopo è radicata in ogni fibra di uomo, è una proprietà della sostanza umana. Gli uomini liberi danno a questo scopo molti nomi, e sulla sua natura molti pensano e discutono: ma per noi la questione è più semplice.

Oggi e qui, il nostro scopo è di arrivare a primavera.

SE QUESTO È UN UOMO

Primo Levi

se questo è un uomo

Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò “Se questo è un uomo” nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei “Saggi” e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, “Se questo è un uomo” è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un’analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell’umiliazione, dell’offesa, della degradazione dell’uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.

L’autore

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Primo Levi (Torino 1919-1987) è stato un romanziere, saggista e poeta italiano. Studiò chimica all’Università di Torino dal 1939 al 1941 e successivamente, mentre lavorava come ricercatore chimico a Milano, decise di unirsi a un gruppo ebraico della Resistenza, formatosi in seguito all’intervento tedesco nel Nord d’Italia nel 1943.

Catturato e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, sopravvisse perché impiegato in attività di laboratorio. Riprese il suo lavoro come chimico industriale nel 1946, ma si ritirò nel 1974 per dedicarsi interamente alla scrittura. I profondi strascichi psicologici dell’internamento nel campo di sterminio furono probabilmente la causa del suo suicidio, avvenuto nel 1987.

L’esperienza nel lager

In un mondo, quello dei lager nazisti, in cui ogni cosa sembra sfuggire al controllo della ragione, soltanto l’impegno della memoria può contrastare il trionfo dell’assurdo e dell’orrore. È questo il senso della scrittura di Primo Levi, misurata, lucida e essenziale, priva di esagerazioni retoriche, fragile testimonianza di un ideale di civiltà e dignità umana.

Iniziata con la stesura di Se questo è un uomo, la vocazione letteraria di Primo Levi ha dimostrato uno spessore artistico ed intellettuale che non può essere semplicemente ridotto alla categoria della testimonianza episodica, come fu per molti tra gli scampati ai campi di sterminio nazisti. L’esperienza della deportazione rimase sempre centrale nelle opere di Levi, analizzata con lucidità di pensiero: la malvagità di cui l’uomo era stato capace non trovò in lui né un facile assolutore né un superbo inquisitore.

Opere

 

1947 Se questo è un uomo Racconto dei mesi di prigionia nel campo di concentramento di Auschwitz
1963 La tregua Racconto del viaggio di ritorno dalla Polonia in Italia dopo la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz; premio Campiello
1966 Storie naturali Racconti
1971 Vizio di forma Racconti
1975 Il sistema periodico
L’ osteria di Brema
Racconti
Raccolta di poesie
1978 La chiave a stella Romanzo; premio Strega
1981 Lilit e altri racconti
La ricerca delle radici. Antologia personale
Racconti
Pagine scelte dagli autori più amati da Levi
1982 Se non ora, quando? Scritti sulla guerra e sull’ebraismo; premio Campiello; premio Viareggio
1984 Ad ora incerta Poesie
1985 L’ altrui mestiere Saggi e articoli
1986 I sommersi e i salvati Riflessioni sull’universo concentrazionario
1986 Racconti e saggi Raccolta
1997 L’ ultimo Natale di guerra Racconti scritti tra il 1977 e il 1987; postuma
2002 L’ asimmetria e la vita: articoli e saggi 1955-1987 Raccolta di articoli comparsi su giornali e riviste; postuma

 

 

Fonte: Encarta

 

Recensione

Avete mai letto di cosa accadeva all’interno dei campi di concentramento nazisti? A parte ciò che dicono i libri di storia, intendo, che riportano notizie impersonali e numeri stampati su una pagina. Avete mai immaginato cosa voleva dire “vivere” in uno di quei campi? Come si poteva cercare di sopravvivere nella speranza di liberazione? Ebbene, se non l’avete fatto – ma pure se l’avete fatto – vi consiglio di documentarvi leggendo “Se questo è un uomo”. Non si tratta di un noioso saggio, ma un racconto di ciò che Levi ha vissuto e subito prima e durante la prigionia: il viaggio in treno; la separazione crudele degli uomini dalle donne e dai bambini; i soprusi dei capi reparto; il lavoro in condizioni inumane; i tradimenti e gli stratagemmi per ottenere del pane o della zuppa in più; gli scambi in una sorta di “mercato nero” interno; la sorte dei compagni. Il tutto ricco in pensieri e riflessioni sulla dimensione di “uomo” degli uomini che lo circondavano e in generale.

Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica dell’infinito. Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell’altro, incertezza del domani. Vi si oppone la sicurezza della morte, che impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore. Vi si oppongono le inevitabili cure materiali, che, come inquinano ogni felicità duratura, così distolgono assiduamente la nostra attenzione dalla sventura che ci sovrasta, e ne rendono frammentaria, e perciò sostenibile, la consapevolezza.

Uno scritto florido anche di richiami alle opere dantesche che, non paradossalmente, ben si adattano alle situazioni descritte. “Se questo è un uomo” scava lentamente ma ferocemente dentro l’anima, rivelandoci gli aspetti più crudi e assurdi di noi stessi e dell’essere umano, scoprendoci indifesi e increduli di fronte a tanto odio, a tanta meschinità, al modo in cui l’uomo può ridurre i suoi simili. Allora forse erano più evidenti nella realtà, soprattutto in una condizione di guerra che “scopre le carte” di ognuno di noi rivelandone la natura, oggi celate all’evidenza ma non meno probabili.

Pochi sono gli uomini che sanno andare a morte con dignità, e spesso non quelli che ti aspetteresti.

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