Il ballo – Irène Némirovsky

Salve followers, parliamo oggi di uno dei volumetti a 0,99 cent editi da Newton Compton. Sono sicura che la maggior parte di voi ha sentito parlare di questa iniziativa, io l’ho particolarmente apprezzata. Perché? Oltre al motivo che salta subito all’occhio e cioè il basso costo dei libricini, c’è anche un altro aspetto scaturito proprio dal primo: grazie infatti ai 0,99 cent c’è stata una buona accoglienza nel pubblico e, trattandosi perlopiù di classici, si è aumentata la diffusione di questo genere che per esempio le giovani generazioni scansano a priori. Ma ora veniamo a noi.

Il ballo

Irène Némirovsky

Newton Compton

 

L’autrice

 

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Irène (vero nome Irma Irina) Némirovsky, figlia di un ricco banchiere ebreo ucraino – Leonid Borisovitch Némirovsky (1868-1932) e di Anna Margoulis (1887-1989) -, venne allevata dalla sua governante francese Zezelle, che fece del francese quasi la sua seconda lingua madre, dal momento che la madre di Irene non fu mai interessata alla sua educazione. Imparerà poi sia il russo che l’inglese. Nel 1913 la famiglia ottenne il permesso di trasferirsi a San Pietroburgo, che diventerà poi Pietrogrado. Nel gennaio del 1918, i Soviet misero una taglia sulla testa del padre e la famiglia fu costretta a scappare (si travestirono da contadini) evitando la Rivoluzione Russa. Trascorse poi un anno in Finlandia e un anno in Svezia. Nel luglio del 1919 i Némirovsky si trasferirono in Francia dopo un avventuroso viaggio su di una nave. A Parigi, Irène Némirovsky andò a vivere in un quartiere chic, nel XVI arrondissement. Una governante inglese si occupò della sua educazione. Superò l’esame di maturità nel 1919, nel 1921 si iscrisse alla Facoltà di Lettere della Sorbonne. Conosceva sette lingue. Aveva iniziato a scrivere in francese sin da quando aveva 18 anni e, nell’agosto del 1921, pubblicò il suo primo testo sul bisettimanale Fantasio. Nel 1923, la Némirovsky scrisse la sua prima novella, l’Enfant génial (ripubblicata con il nome di Un enfant prodige nel 1992), che sarà pubblicata nel 1927. Riprese quindi i suoi studi ottenendo nel 1924 la laurea in lettere alla Sorbonne. Nel 1926 pubblicò il suo primo romanzo, Le Malentendu.
Nel 1926, nel municipio del XVI arrondissement prima e poi alla sinagoga di Rue de Montevideo, Irène Némirovsky sposò Michel Epstein, un ingegnere russo emigrato, divenuto poi banchiere, da cui avrà due figlie: Denise nel 1929 ed Élisabeth nel 1937. Il contratto matrimoniale stipulato le permetterà di ottenere i diritti d’autore fin dalla pubblicazione delle sue opere.
Irène Némirovsky divenne celebre nel 1929 con il suo romanzo David Golder. Il suo editore, Bernard Grasset, la introdusse subito nei salotti e negli ambienti letterari francesi. Lì incontrò Paul Morand, che pubblicherà presso Gallimard quattro delle sue novelle con il titolo Films parlés. David Golder fu adattato nel 1930 per il teatro ed il cinema (David Golder fu interpretato da Harry Baur).
Ne Le Bal, 1930, descrisse il passaggio difficile di un’adolescente all’età adulta. L’adattamento al cinema di Julien Duvivier rivelerà Danielle Darrieux. Di successo in successo, Irène Némirovsky diventò una promessa della letteratura, amica di Tristan Bernard e di Henri de Régnier.
Nel 1933, abbandonò la casa editrice Grasset per Albin Michel e cominciò a pubblicare alcune novelle sul Gringoire.
Sebbene fosse una scrittrice francofona riconosciuta, membro totalmente integrato della società francese, il governo francese le rifiuterà la nazionalità richiesta per la prima volta nel 1935.
Si convertì al cattolicesimo il 2 febbraio 1939 nella cappella dell’Abbazia di Sainte-Marie a Paris. Scrisse poi per il settimanale di destra Candide, con il quale interromperà la collaborazione quando venne pubblicato il primo Statuto degli ebrei, nell’ottobre del 1940, mentre Gringoire, divenuto apertamente antisemita, continuerà a pubblicarla, ma sotto pseudonimo.
Vittime delle leggi antisemite varate nell’ottobre del 1940 dal governo Vichy, Michel Epstein non poté più continuare a lavorare in banca e a Irène Némirovsky fu proibito pubblicare. Dopo la primavera i coniugi Epstein si trasferirono a Issy-l’Évêque, nel Morvan, dove avevano messo al riparo nel settembre del 1939, le loro figlie. Némirovsky scrisse ancora diversi manoscritti. Fu considerata un’ebrea per la legge e dovette applicare la stella gialla sui suoi abiti. Solo Carbuccia, sfidando la censura, pubblicò le sue novelle fino al 1942. Il 13 luglio 1942, Irène fu arrestata dalla guardia nazionale francese. Michel Epstein mandò un telegramma il 13 luglio del 1942 a Robert Esménard e André Sabatier presso Albin Michel per chiedere aiuto.
Fu trasferita a Toulon-sur-Arroux, dove rimase imprigionata due notti. Il 15 luglio, fu trasportata al campo d’internamento di Pithiviers. Némirovsky fu autorizzata a scrivere e spedì una cartolina a suo marito, in cui non si lamenta delle condizioni difficili. Fu deportata il giorno dopo a Auschwitz, dove venne trasferita nel Rivier (l’infermeria di Auschwitz in cui venivano confinati i prigionieri troppo ammalati per lavorare) per essere poi uccisa il 17 agosto 1942. Suo marito (così come André Sabatier e Robert Esménard) intraprese numerosi procedimenti per farla liberare, ma fu arrestato lui stesso nell’ottobre del 1942, deportato ad Auschwitz assieme alla sorella e gasato al suo arrivo, il 6 novembre 1942.

Fonte: Wikipedia

Il ballo

 

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Trama

 

Per i Kampf l’organizzazione del ricevimento, a cui sono invitati i maggiorenti della città, è un’occupazione serissima.
Tutto deve funzionare alla perfezione, come il meccanismo di un prezioso orologio. Proprio per questo, il ballo, che dovrebbe segnare l’ingresso della famiglia nell’alta società parigina, è un sogno tanto per la madre, volgare e arcigna parvenue, quanto per la quattordicenne Antoinette, che però ne rimane esclusa. Con una scrittura precisa e senza fronzoli, Irène Némirovsky racconta la vendetta che Antoinette saprà prendersi.

La mia opinione

 

Un racconto piuttosto breve ma non per questo privo di contenuti. Ricco di tagliente ironia, Il ballo ci mostra ancora una volta ciò che la Némirovsky ha cercato di comunicare in quasi tutti i suoi scritti: le assurde regole imposte dall’etichetta; la volontà ostinata di apparire ciò che non si è e il pensiero di meritarlo per diritto di nascita; la frivolezza degli adulti vista, in questo caso, tramite gli occhi di una ragazza di quattordici anni. Antoniette alla fine si rende conto che gli adulti che tanto la intimorivano non sono meglio di lei, anzi forse peggio. L’autrice non smentisce la sua capacità di tramandare nei dettagli e in modo affascinante le atmosfere parigine dei primi decenni del Novecento, soprattutto degli anni a cavallo tra le due guerre che per alcuni furono anni di ricchezza facile, di illusione, di sogni realizzati con fatica e poco dopo infranti nell’ultimo conflitto mondiale.

Valutazione:

4

8 Pensieri su &Idquo;Il ballo – Irène Némirovsky

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